A tu per tu con il "nemico numero uno" dell'intera umanità
Dal settimanale Egiziano Al-Isboa
Signor presidente, secondo lei, a cosa mirano gli americani?
Gli USA vogliono distruggere i centri di potere in tutti gli stati arabi. Sia che si trovino al Cairo o a Damasco sia a Baghdad. Ci si guardi attorno nella regione, si guardi ai tentativi di dividere il Sudan in un nord e in un sud, e si guardi agli effetti che ciò potrebbe avere sull'Egitto, sulla sua sicurezza nazionale e, in generale, sulla sicurezza dei Paesi arabi. Si guardi a cosa succede in Algeria e cosa è accaduto e tuttora accade in Somalia e in tutti i paesi del Corno d'Africa. Guardi cosa accade nella Palestina Occupata e ciò che ha fatto Sharon con i nostri fratelli palestinesi. Sono tutti indizi che rivelano l'esistenza di un piano contro la nazione araba.
E perché ce l'hanno particolarmente con l'Iraq?
Beh, le ostilità tra noi e gli Usa non sono una novità, le inimicizie tra i due paesi affondano le loro radici in contesti storici non recenti. Gli Stati Uniti non sono soddisfatti del regime iracheno, sia per il suo sostegno alla causa del popolo palestinese e alla sua eroica Intifada, sia per le sue s 21121r1721v fide all'arroganza americana. Washington vuole da noi l'arresa all'egemonia geopolitica americana, l'ammissione della presenza sionista e il suo dominio sulla Palestina e soprattutto vuole evitare che si formi un nazionalismo che venga ad unificare la lega araba: in poche parole un Iraq non arabo. Per questo gli Usa vogliono attaccarci, ma dicono al mondo che la questione riguarda il ritorno degli ispettori e la pericolosità dell'Iraq per i suoi presunti rapporti con Al Qaeda,i finanziamenti ai gruppi terroristici internazionali, e soprattutto per il possesso di armi di distruzione di massa, accuse non provate che esistono solo nella mente dei politici americani e sionisti (israeliani). Inoltre intendono imporre la loro egemonia sulla nazione araba e, per iniziare impadronirsi di Baghdad e sottomettere gli stati che si oppongono a questo piano. Cosi da Baghdad occupata Washington potrebbe colpire facilmente Damasco e Theran, arrivare quindi in Arabia Saudita e ridurla in piccole entità statali, governate da guardie al servizio degli stati uniti. Ciò va ovviamente a favore di Israele che gli americani renderanno la nazione più grande e importante della zona, trasformandola in un grosso impero. Il petrolio arabo sarà sotto il controllo americano. I nostri vicini non capiscono che oggi tocca a noi in previsione che un domani tocchi anche a loro, difendendo noi, in sostanza, difendiamo anche loro, perché per Washington e Tel Aviv tra noi e il resto dei paesi arabi non c'è differenza.
Secondo lei - signor presidente - come verrà spartita l'area mediorientale?
Le opinioni che circolano su quello che l'amministrazione Bush ha intenzione di fare sono svariate, c'è chi crede che l'Arabia Saudita sarà spartita tra Oman e Yemen o che i piccoli califfati andranno via via svanendo. Personalmente ritengo che punteranno a smembrare gli stati di grandi dimensioni come Arabia Saudita, Siria e lo stesso Iraq e che si andrà diffondendo il modello dell'emirato. A questi stati sarà si data la possibilità di governare ma solo come guardia per i pozzi, che gli americani controlleranno dall'Algeria fino al Golfo.
Ultimamente la Corea del Nord ha ammesso, senza pressione esterna alcuna, di star lavorando ad un progetto nucleare. Alla luce di questi avvenimenti perché, secondo lei, Bush non si è scagliato contro questo paese e invece si è concentrato sull'Iraq?
La risposta è molto semplice: per ora l'America non è interessata alla situazione Coreana, primo perché non ha petrolio, secondo, non si trova nella zona mediorientale e infine non è avversaria di Israele; e seguendo l'ideologia Bush queste sono tre motivazioni per non avventarsi contro questo paese. Perlomeno adesso perché comunque non sono escluse per un prossimo futuro delle ostilità tra i due paesi; Washington infatti ha affermato che, risolta questa situazione, si occuperà anche di loro.basta aspettare.
Secondo lei dunque gli Usa attaccheranno l'Iraq?
Adesso stanno tirando la cosa per le lunghe e mettono in mezzo gli ispettori ONU; ma in fin dei conti credo che, seppure l'ONU non appoggiasse un'azione contro di noi loro si muoverebbero comunque. Questa guerra l'hanno progettata da lungo tempo e adesso provano tutti i mezzi per riuscirci, la cosa non può andare in altri modi, l'hanno già deciso da molto, muoveranno le loro truppe contro di noi anche se accettassimo gli ispettori. Ma il tempo gioca in nostro favore.
Lei parla di tempo, crede che giochi in suo favore? cosa altro potrebbe succedere?
Prima di tutto l'ONU, che ha iniziato a fare la voce grossa e a darsi da fare potrebbe prendere definitivamente in mano la situazione e mettere a freno le voglie bellicose degli americani. Inoltre la situazione politica tra Vecchia Europa, Inghilterra e Usa è confusa, le alleanze sono incerte e se continua così finiranno per tirarsi la zappa sui piedi a vicenda. Comunque vada non ho problemi, non è aspettando un risvolto di questo genere che baso le mie decisioni.
L'attacco potrebbe essere prossimo secondo lei?
Comunque fosse per noi non è un problema: siamo pronti ad affrontare una guerra anche se fosse tra un ora. La guerra contro l'Iraq non sarà un picnic per l'esercito anglo-americano perché tutto il popolo è pronto a combattere. Il popolo iracheno è pronto psicologicamente ad una guerra, l'aggressione e la provocazione giornaliera oltre agli omicidi di civili innocenti colpiti da missili e bombe americani indicano chiaramente che l'Iraq vive in uno stato di guerra dal 1991. il mio paese non si trasformerà mai in un "nuovo Afghanistan" perché la forza del suo popolo non deriva "dai missili a lungo raggio" ma dalla fede in Allah, nel paese e negli iracheni. E poi minacciando di attaccare l'Iraq, l'America dovrebbe capire che avrà contro 250 milioni di arabi: la guerra per rovesciare il regime provocherebbe un aumento dell'anti-americanismo nel mondo arabo, innescando violente proteste in tutta la regione e inducendo i governi arabi alla repressione. Se Gli Stati Uniti vogliono conservare i loro interessi nella regione, essi devono rivedere la loro politica antiaraba e filoisreliana. Vengano pure.noi li aspettiamo.
Però adesso si può ancora sperare nel lavoro di Hans Blix e nel suo gruppo di ispettori; gli americani hanno detto che se permetterete agli ispettori di svolgere il loro lavoro non attaccheranno.
Alle affermazioni degli Stati Uniti, secondo le quali essi non attaccheranno se Baghdad acconsentirà al ritorno degli ispettori e seguirà integralmente la risoluzione 1441, nessuna persona saggia crede. Washington fornisca agli ispettori ONU in Iraq le informazioni che dice di avere sulle armi di distruzione di massa in possesso del regime. Dal 1991 ci è stato imposto il disarmo sebbene noi avessimo documentato di non esser ancora mai arrivati ad una fase di testaggio di un programma nucleare. La documentazione fornita da Baghdad è aggiornata, accurata e degna di fede. Speriamo che (gli Usa) saranno soddisfatti, ma se (a Washington) hanno qualcosa in contrario, che la mostrino, che la diano all'Aiea (l'Agenzia internazionale per l'energia atomica), che la diano all'Unmovic (gli esperti dell'Onu), loro sono qui, loro potrebbero controllare. Perché giocare questo gioco? Chiedo solo che il Consiglio di Sicurezza faccia onore agli impegni presi nei confronti dell' Iraq.
Per quanto riguarda i rapporti con gli altri paesi arabi, come si pongono questi rispetto alla questione irachena?
Noi non possiamo chiedere agli arabi più di quanto possono darci.ovviamente abbiamo valutato attentamente le situazioni interne di tutti i paesi, la posizione dei relativi politici e infine la possibilità di fornirci aiuto che questi hanno. Siamo soddisfatti per adesso e molto tranquilli; i lati positivi in questa campagna sono maggiori rispetto a quelli negativi.
È soddisfatto?mi sembra che la nazione araba abbia fatto finora ben poco a favore dell' Iraq. Inoltre cosa ne pensa di quei paesi che hanno dato appoggio agli alleati? Non le sembra una mancanza da parte loro, anche rispetto al nazionalismo arabo?
Sinceramente non le calcolo particolarmente, quello che mi importa sono i risultati positivi, e di quelli sono molto soddisfatto, sono soddisfatto degli sforzi qui in Iraq, degli attentati in Palestina, di tutto ciò che sta facendo il popolo arabo. Ormai questa non è più una faccenda prettamente irachena, è destinata a coinvolgere tutto il popolo arabo, del quale fanno parte anche gli iracheni ,e nel quale credo fermamente, anche in modo più convinto ultimamente.
I vostri rapporti con il Kuwait si sono risollevati, questo anche grazie ad una speciale condizione, la quale vi imponeva di liberare tutti i prigionieri kuwaitiani, avete ancora cittadini kuwaitiani nelle vostre carceri?
No, dopo quella speciale amnistia sono stati liberati tutti i detenuti, persino politici, (anche gli omicidi - solo per mezzo di un patteggiamento con la famiglia della vittima), tranne le spie al servizio di Washington e Israele; e ora le carceri irachene sono le uniche al mondo ad essere quasi completamente vuote. L'unico che si pone è che le guardie giudiziarie ora rischiano la disoccupazione. Gran parte di loro troverà lavoro negli orfanotrofi che ultimamente, a causa dei continui bombardamenti nel nord e nel sud, si sono riempiti
E perché la decisione di liberare anche i prigionieri politici?
Io ho fatto un'amnistia e ho aperto le porte di tutti i carceri, al contrario di qualche altro paese nel mio si rispettano i diritti e la dignità dell'uomo più di quanto si creda.
Come ha intenzione di risolvere la situazione dei fratelli Curdi del nord?
Noi in Iraq abbiamo dato il massimo possibile e lo ha detto lo stesso mullah Mustafà Balzani; più di quello che abbiam dato c'era solo la secessione che, sia noi che gli intellettuali curdi rifiutiamo.
Per risolvere la situazione basterebbe che gli Usa ci lasciasseroo la parte nord del paese senza interferenze, noi sapremo cosa fare.
Non è in qualche modo preoccupato dal fatto che l'opposizione irachena abbia dato il suo appoggio all'invasione alleata?
Io non credo che ci sia una vera opposizione in Iraq, tale da farci preoccupare e comunque vedo questa cosa come un atteggiamento vigliacco da parte loro, sarebbe più onorevole combattere.
A proposito di opposizione - signor Presidente - pochi giorni fa si è svolto un referendum per un altro mandato di sette anni. Sconvolgente è quel 100% completamente sconosciuto in occidente, lei che ne pensa?
Io penso che questo referendum, svoltosi alla presenza di scrutatori e giornalisti, sia la riprova del fatto che il mio popolo ha fiducia in me e mi da ragione. Ciò significa che io rappresento il mio popolo e non c'è chi sia contro di me in Iraq, lo trovi lei.
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