IL BAROCCO
Il Barocco è la continuazione logia del tardo Rinascimento,esso è l'arte del trionfo controriformista e dell'assolutismo sovrano.Si apre con tre eventi fondamentali:la controriforma,la condanna a morte di Giordano Bruno e la nascita del Melodramma. La chiesa per far riaffermare la sua supremazia fa tornare l'arte uno strumento per poter educare i fedeli (sbandati durante il Rinascimento) e l'unico modo è abbandonare la pittura del classicismo. Si vengono a formare due movimenti: da una parte la chiesa vede l'arte come strumento di propaganda e dall'altra parte gli artisti vogliono rappresentare la realtà senza compromessi. Le immagini sacre devono provocare forti sensazioni,stupore,emozioni. Il teatro viene visto come mezzo espressivo più adeguato in quanto si rivolge 16116u2015q ai sentimenti senza tener conto delle leggi che regolano l'espressione logica del pensiero; agisce infatti sull'inconscio prima ancora che sull'intelletto. Il termine barocco viene utilizzato per contrapporre l'esagerazione del 600 alla razionalità illuministica. Nel linguaggio comune è un sinonimo di assenza di equilibrio e di buon gusto Il barocco però verrà rivalutato nel '800.
I CARRACCI
Intorno al 1585,a Bologna,venne fondata l'Accademia dei Carracci (Incamminati). Sembri fosse una scuola d'arte diversa dalle comuni (botteghe),si dava preminenza al problema culturale in senso umanistico trattando di lettere,di arte,di scienze,senza trascurare però la manualità pittorica,con uno scambio continuo di teoria e di attuazione pratica. Annibale è iniziatore della pittura di genere,rappresenta momenti di vita quotidiana e analizza la realtà in superficie.
AGOSTINO CARRACCI
"La comunione di San Gerolamo"
Il fervoroso inginocchiarsi del vecchio santo nell'atto di ricevere il sacramento,il movimento degli astanti,tutto appare esteriormente teatrale,tendente soltanto a suscitare effetto nello spettatore, rispondendo puntualmente alle richieste del cardinale bolognese,secondo il quale la pittura deve avere un effetto guidato,a persuadere il popolo, a tirarlo ad abbracciare alcune cose pertinenti alla religione.
ANNIBALE CARRACCI
"La macelleria"
Viene rappresentato un momento della giornata lavorativa; a destra un uomo sta spostando un mezzo vitello appeso ad un gancio e un cane occhieggia da sotto il bancone,al centro, un giovane garzone si accinge a uccidere una pecora,che immobilizza gravandole sopra con un braccio e con un ginocchio,più indietro un uomo taglia la carne per una vecchia cliente che si intravede sul fondo e, a sinistra,un altro macellaio ne pesa un pezzo per un soldato,che fruga nel borsellino per pagare l'acquisto È una scena popolare, umana e decisamente realistica dove le espressioni dei volti dei beccai, dei garzoni, della vecchia grifagna e dell'alabardiere sembrano quasi ritratti dal vero con estrema libertà. Il gusto scherzoso e ironico di questa opera rientra perfettamente nello spirito, tipicamente seicentesco, di alternare al sentimento poetico, classico e moralistico, un motivo grottesco, sensuale e realistico.
"Il mangiafagioli"
L'ambientazione scenica è quasi abolita,cosicché la nostra attenzione è costretta a concentrarsi su poche cose essenziali estremamente riavvicinate: la finestrella da cui proviene la luce esalta ogni piccolo particolare,la mensa poveramente imbandita e il giovane mangia voracemente portandosi alla bocca il cucchiaio colmo con tale foga che ne sgocciola il liquido. Tutto è rappresentato con evidenza ma sinteticamente . il disegno è forte,la luce è mobile,la materia pittorica è densa.
"Il trionfo di Bacco e Arianna"
E' rappresentata in un corteo trionfale a cui partecipano sileni, satiri, ninfe e baccanti, insieme alle tigri, ammansite dal vino, e ai caproni destinati al sacrificio, che trainano i due carri. La scena si sviluppa in un movimento festoso che va da sinistra verso destra, in un tumultuoso intreccio di corpi e in una varietà di espressioni e pose che trasportano lo spettatore in una mitica età dell'oro dove trionfano bellezza e amore. Il tutto si svolge in un finto quadro riportato, entro lo spazio illusivo di una grandiosa cornice, all'interno di una finta struttura architettonica, in parte aperta sul cielo e in parte ricca di sculture, erme e medaglioni dipinti.
CARAVAGGIO
Michelangelo Merisi,affronta il problema esistenziale dell'uomo,il suo dramma nella ricerca della verità,una verità non imposta dall'alto. Caravaggio,emette giudizi morali sulla realtà, per mezzo della luce lasciando il resto nell'ombra. Infatti,utilizza la luce in maniera teatrale,i punti luce vengono utilizzati per rappresentare i punti salienti del suo sviluppo narrativo, si occupa di una pittura di genere e analizza la realtà in profondità .Formazione : Francesco Maria Del Monte.
"Canestra di frutta"
Unico esempio di natura morta,dove l'umile oggetto naturale diventa protagonista,rivelandosi contro il fondo chiaro compatto,vivendo plasticamente,per i rapporti tra luci e ombre,per il brillio degli acidi d'uva,per la rotondità lucente della mela,del limone e della pesca,per la rugosità dei fichi ,per il distendersi delle foglie. Rapporto reciproco dei colori,la canestra assume una vitalità intensissima. I frutti da lontano sembrano rigogliosi ma avvicinandosi questa natura morta sembra avvizzirsi,sembra quasi opaca.
"Riposo nella fuga in Egitto"
Ancora Caravaggio non ha scoperto la luce. L'angelo ha ancora un tocco manieristico. L'attenzione dello spettatore si concentra soprattutto sull'umanità di Giuseppe e di Maria,non tanto sulla loro sacralità. L'asinello sta tra l'angelo e Giuseppe con umanità, il suo viso ha un espressione buona. Tutte le creature davanti a Dio hanno lo stesso valore.
"San Matteo e l'angelo"
Caravaggio comincia ad utilizzare la penombra. Sono in realtà due le opere di San Matteo e l'angelo. La prima versione di questa tela due è in bianco e nero,e fu rifiutata dai preti per la sua volgarità,ciò avvenne perché il santo era presentato come un contadino analfabeta materialmente guidato dall'angelo(accovacciato) nello scrivere il testo sacro, quella figura non aveva decoro, dava ad un santo l'immagine di un vagabondo poiché tutti gli uomini sono uguali davanti a Dio. La seconda versione, di grande bellezza, raffigura invece San Matteo vestito più dignitosamente che, penna in mano, fissa lo sguardo sull'angelo volteggiante sopra al suo capo intento a spiegargli cosa scrivere. Il dito indica la Creazione di Adamo,vuole trasmettere energia,vuole trasmettere il messaggio di Dio.Di sicuro questa seconda versione è più rispettosa dell'idea cristiana di ispirazione che non fa tanto riferimento ad una pretesa dettatura o preesistenza divina del testo.
"Vocazione di San Matteo"
Rappresenta il momento culminante della chiamata del peccatore, disposto a pentirsi ed a cambiare nome e vita. Qui il protagonista è l'avido esattore delle tasse Matteo seduto al tavolo con quattro uomini della sua specie nel chiuso di una buia stanza dalla cui finestra ben in vista non filtra un solo raggio di sole. Sulla destra il Cristo lo chiama con un gesto della mano ma soprattutto lo colpisce con la luce della grazia salvifica. Questa fonte spirituale che colpisce tutti e cinque i gabellieri è la trasposizione pittorica della tesi cattolica del libero arbitrio secondo cui l'uomo, una volta che gli è stata manifestata la luce del Cristo, può scegliere se seguire o meno la via della salvezza. Due dei compagni di Matteo, infatti, si voltano verso il Cristo mentre gli altri due non distolgono nemmeno per un secondo lo sguardo dai soldi appena intascati. La risposta subitanea di Levi, il cui gesto della mano rivela tutto lo stupore di chi comprende di essere stato chiamato, lo porterà a seguire Gesù con il nome di Matteo. E' l'opera più rappresentativa in cui Caravaggio fa uso della luce come strumento comunicativo, essa proviene dall'alto e la porta sembra quella di una cantina,rappresenta un momento di trasmissione di un messaggio a domanda risposta,è un messaggio di Dio dove Gesù è il mediatore. La mano di Gesù ricorda la creazione di Adamo.
"Crocifissione di San Pietro"
Sono rappresentate solo quattro persone:la vittima inchiodata,la testa sollevata per eseguire il martirio e i tre ragazzini che stanno capovolgendo la croce,uno tirandola con la corda,un altro sollevandola con le braccia e il terzo puntellato a terra con le mani e le ginocchia la spinge in alto con le spalle. I quattro uomini sono disposti secondo le diagonali della tela,imprimendo alla composizione un moto rotatorio molto lento e faticoso. Anche qui la luce dona ad essi lo stesso plasticismo,distinguendoli dall'ombra anonima.
"La morte della Vergine"
Il quadro inizialmente venne rifiutato,si credette di riconoscere nella Vergine l'immagine di una donna (morta gonfia), forse incinta o forse una prostituta annegata nel Tevere. L'opera era sconcertante: Maria è sdraiata su un'asse con le gambe un po' scoperte; davanti a lei una ragazza del popolo,seduta su una piccola sedia rozza,la testa china sul grembo,piange sconsolatamente; intorno vi sono gli apostoli addolorati,anch'essi tratti dal popolo. La tela era priva di quel decoro che avrebbe dovuto accompagnare la rappresentazione delle figure sacre. La scandalo fu generato, più che dal realismo dei personaggi,dalle novità pittoriche: l'indefinizione spaziale; l'illuminazione che scende da sinistra,colpendo le curve teste calve degli apostoli piangenti,il corpo di Maria inerte,privo di vita e le spalle della giovane in primo piano; i toni bruni e rosseggianti delle stoffe:la teatralità della rappresentazione con il tendaggio sollevato come un sipario e il soffitto cassettonato.
"Davide e Golia"
Assume un significato particolare quando si osserva che Caravaggio ha ritratto se stesso nella testa spiccata di Golia, e nel malinconico e sensuale Davide, con la spada non casualmente poggiata sul pube. Rappresenta Davide quasi bambino alla prese con i capelli di Golia, è intento a costruire il suo trofeo con la testa mozzata. In angolo a sinistra si vede il pugno di Golia ancora stretto. Il volto di Golia è un autoritratto del pittore. Viene identificato come una sorta di doppio autoritratto.
BORROMINI
Incarna la dicotomia tra i Carracci e il Caravaggio, stavolta tra Bernini e Borromini (architettura). Morì di notte,pugnalandosi, facendosi dare la matita dal suo servitore.
Bernini estroverso,magniloquente,crede nel valore universale della sua opera,si sente interprete del trionfo della chiesa cattolica che rende attraverso la grandiosità delle sue opere. La verità scende dall'alto. Utilizza materiali nobili(marmi pregiati,bronzi,stucchi più decorati).È l'artista ufficiale della corte pontificia.
Borromini introverso,scontroso. La verità è per lui ricerca del dubbio,della riflessività, che parte dal basso,dall'intimità di ognuno di noi. Il suo linguaggio è sommesso,i suoi spazi sono limitati,usa materiali poveri (mattoni,intonaco). Ritorna all'architettura paleocristiana:all'esterno era scarsa perché a contatto con il peccato,all'interno vi era la celebrazione della gloria di Dio. È l'artista degli ordini monastici,chiusi e rigorosi che predicano la povertà.
"Il Chiostro e la Chiesa di San Carlo alle Quattro Fontane"
Egli,lavora in due momenti diversi: in un primo momento costruisce il Convento con il Chiostro (è presente in tutte le chiese monastiche perché luogo di riflessione) e l'attigua Chiesa,della quale compie la facciata solo nell'ultimo anno della vita.
Il Chiostro,quadriportico paleocristiano,ha una forma poligonale,gli angoli del rettangolo sono concavi verso l'interno. È un cortile di ridottissime dimensioni si sviluppa su due ordini di logge: inferiore(archivoltata),superiore(architravata):un porticato con colonne tuscaniche e nel piano inferiore colonne architravate. La luce proviene dall'alto e illumina soltanto la parte inferiore delle due loggiate (ciò concilia la riflessione spingendo alla preghiera),essa non è totale ma contenuta.
La chiesa,ha pianta ellittica. L'ellisse viene impiegata con chiara intento di emozione creativa; questa complessità si evidenzia perché l'ellisse diventa un'alternanza di curve concave e convesse,tutto enfatizzato da nicchie decorate con lacunari (cassettoni) che creano un gioco chiaro scurare. La cupola (angosciante) è ellissoidale con una decorazione traforata più che decorata.
"Sant'Ivo alla Sapienza"
All'esterno presenta una devianza barocca; la guglia è spiraleggiante alla cui sommità vi è una gabbia di ferro sostenuta da un globo d'oro sormontato da una croce. La pianta è formata da due triangoli equilateri di cui uno ha forza centrifuga e l'altro ha forza centripeta creando instabilità o insicurezza,sovrapposti e invertiti; ma gli angoli sono tagliati da linee curve alternatamente concave e convesse e frontalmente opposte. Lo stesso avvicendamento di concavità e convessità e la forma triangolare (nell'alzato) si trovano anche all'esterno.
GIAN LORENZO BERNINI
Egli fu architetto, scultore, pittore, autore di teatro e scenografo. Per il Bernini l'immaginazione è l'universale che si realizza nella vita. Ciò che l'immaginazione concepisce deve diventare realtà. Questo è il compito della tecnica: il Bernini ha una sconfinata fiducia nella tecnica, capace di realizzare tutto ciò che si pensa e si desidera. In possesso di una tecnica prestigiosa, posta al servizio di una fertilissima immaginazione, in perfetta consonanza con la cultura del suo tempo, il Bernini seppe dar vita, nella sua vastissima opera, agli ideali, ai miti e alle aspirazioni temporali e spirituali della Roma papale del Seicento. Elementi della sua formazione furono: la tecnica consumata del tardo manierismo, l'antico, i grandi maestri del Cinquecento, il classicismo di Annibale. Fu l'artista dei papi da Paolo V a Gregorio XV, da Urbano VIII a Innocenzo X, e da Alessandro VII a Clemente X.
"Fontana della Barcaccia"
Realizzata su commissione del papa Urbano VIII. La sua realizzazione comportò il superamento di alcune difficoltà tecniche, dovute alla bassa pressione dell'acquedotto dell'acqua Vergine in quel particolare luogo, che non permettevano la realizzazione di zampilli o cascatelle. Il Bernini tuttavia risolse l'inconveniente ideando la fontana a forma di barca semisommersa in una vasca posta leggermente al di sotto del piano stradale, con fontanelle di acqua (perfettamente potabile) da poppa e da prua. Completano la Barcaccia le decorazioni a forma di soli e api dello stemma della famiglia del Papa committente, i Barberini.
"David"
Bernini Egli non esalta l'eroe, come nel rinascimento, ma coglie l'istante dell'azione: lo coglie nell'attimo in cui, teso nello sforzo, sta per scagliare il sasso con la fionda; ciò lo obbliga a ruotare sulle gambe divaricate e a curvarsi sul busto, mentre volge con vivezza la testa, gli occhi intenti nel prendere la mira, la fronte corrugata per la concentrazione.
Donatello & Michelangelo:rappresenta l'uomo rinascimentale,eroe,dominatore delle forze avverse con la superiorità della ragione;immobile. La figura assume una posa classica che si rifà alla distribuzione dei pesi di Policleto. Pensieroso e riflessivo:è un fanciullo. Esaltazione della virtù
"Apollo e Dafne"
Apollo,si innamora di Dafne,ma lei poiché non ricambia questa passione ottiene da Zeus di farsi trasformare in un albero di alloro,viene cosi rappresenta la fuga disperata di Dafne e l'inseguimento di Apollo. Dafne si dibatte, grida, Apollo schiude la bocca nell'ansito della corsa; ma il dramma e la violenza scompaiono nell'armonico disporsi delle due figure secondo una linea obliqua che, partendo dalla gamba sinistra del dio, culmina nella mano destra della ninfa già trasformata in fronda. Un istantanea danza accompagnata dalla musica,un movimento trascendentale legato dalla diagonale che va dal basso. Una catarsi,cioè,il momento ultimo e conclusivo. Dafne è rappresentata in slancio con il braccio verso l'alto,lanciato in un tempo estremo,che poi diventerà tronco. Raggiunge una lucidezza,un iper-realismo. Viene accentuato il lato puramente estetico,ella appare leggera e leggiadra.
RITRATTI
Egli non metteva il personaggio da ritrarre in posa statica, ma gli chiedeva di muoversi e di parlare. Doveva essere un lavoro di sintesi in modo da cogliere tutti gli aspetti,espressioni,atteggiamenti,che possono ricostruire la personalità.
"Ritratto di Scipione Borghese"
L'espressione è ottenuta con la coerenza compositiva e con il trattamento del marmo. Il busto segue un modulo curvilineo dettato dalla rotondità del viso;il marmo è plasmato come fosse morbida cera. Mostra arguzia e l'intelligenza dello sguardo
"Ritratto di Costanza Bonarelli
E' vista nella sua personalità di giovane donna che vive la vita giornaliera a contatto con gli altri. Anche nella resa della capigliatura si rileva una trascurata naturalezza: dai capelli lievemente scomposti. La veste,simile ad una camicia intima,presenta un semplice nastro liscio sulla scollatura, per poi incresparsi e aprirsi sino a far intravedere il seno.
"Fontana dei Quattro Fiumi"
Commissionata da papa Innocenzo X. Costituita da un obelisco antico sostenuto da una scogliera naturale, aperta in basso da una sorta di grotta, sulla quale siedono quattro figure che simboleggiano i fiumi dei quattro continenti, allora noti, col significato allegorico dell'omaggio reso al papa da tutto il mondo: il Danubio(l'Europa),il Nilo(l'Africa),il Gange(l'Asia),il Rio de la Plata (l'America).
"L'estasi di Santa Teresa"
Creata per la famiglia Corsaro. Di notte le apparse un angelo che le trafisse le frecce dellamore. Sospende la figura della santa su un masso a forma di nuvola la cui base, arretrata e più scura, risulta a prima vista invisibile, così che il marmo della nuvola sembra davvero sia sospeso in aria. Ma ciò che dà il maggior effetto scenografico è la luce. Bernini, riesce ad aprire una finestra in sommità della piccola abside, che rimane invisibile a chi osserva la cappella. Da questa invisibile finestra entra dall'alto un fascio di luce che illumina direttamente il gruppo scultoreo. Per accentuare il valore simbolico della luce, inserisce una serie di raggi dorati, che esaltano la luce che entra dalla finestra nascosta. L'effetto dovette apparire straordinario. Una cappella che è quasi un palcoscenico teatrale. Il Bernini pone il gruppo in una rientranza soprelevata come un palcoscenico e, sui due lati della cappella, scolpisce in rilievo i membri della famiglia Cornaro, entro logge in prospettiva, affacciati e sporgenti da parapetti, come se assistessero a uno spettacolo. Criticata per la sua spettacolarità teatrale e per l'ambiguità nell'abbandono della santa in un'estasi d'amore più terreno che divino. La santa caduta, in deliquio, ha le vesti scomposte, le palpebre abbassate, la bocca dischiusa, tutta palpitante d'amore, mentre un angelo, che sorride, sta per scagliare una freccia al suo cuore. Calderon de la Barca: "la vita è teatro e gli uomini la recitano".
"Baldacchino di San Pietro"
Gli viene commissionato, dal papa Urbano VIII. Il compito era difficoltosissimo, si trattava di mettersi in relazione con la cupola di Michelangelo,proporzionandosi con essa senza tradirne il significato. Da un lato la concezione rinascimentale della cupola di Michelangelo,dall'altro la concezione barocca del baldacchino di Bernini.(una specie di tabernacolo sostenuto da quattro colonne, posto sopra l'altar maggiore, con lo scopo di indicare visivamente la sottostante tomba del martire).Le quattro colonne di bronzo lumeggiato d'oro sono tortili e avviandosi verso l'alto, imprimono un moto dilatatorio orizzontale che si propaga verso i quattro pilastroni che sostengono la cupola, scavati in nicchie. In questa nicchie vi erano delle statue colossali. In alto, disposti a festone su linea concava, vi sono i pendoni (falde di ricca stoffa) e quattro grandi volute angolari assottigliate nel punto in cui si congiungono sotto il globo centrale con la croce. Il baldacchino,anche se colossale nelle proporzioni,si alleggerisce per le forme architettoniche;ma a ciò contribuisce anche la felice scelta cromatica: il bronzo cupo,animato dalle decorazioni auree,lo profila contro la luce,diminuendone l'ingombro.
"Cattedra di San Pietro"
Un seggio ligneo, decorata con avorio e metallo sbalzato fin dall'alto medioevo, viene rivestita con un maestoso trono collocato al centro dell'abside, in alto, sostenuto da quattro statue di Santi Dottori della chiesa, affiancato da angeli. Al di sopra un'immensa raggiera dorata abbagliante, dal cui centro, da una finestra, entra la luce con lo Spirito Santo. La leggenda la attribuisce a San Pietro.
"Colonnato di San Pietro"
Bernini,prende il posto di Carlo Maderno. Deve modificare la piante della basilica,passa da pianta a croce greca a pianta a croce latina commissa. Dovrà allungare la navata perché i campanili crollarono. Lui non si occupò della facciata ma dello spaziale. Dare una forma armonica allo slargo di fronte la basilica non doveva essere un problema semplice, anche perché sia la chiesa, sia i palazzi sul lato destro, già esistevano Bernini riuscì a trovare la soluzione giusta, inventando un colonnato che circondava lo spazio senza sovrapporsi agli edifici già esistenti. La genialità del Bernini fu nella forma che diede a questo colonnato. I due primi lati partono dalle estremità della facciata di San Pietro e proseguono non paralleli, ma convergenti. Alla fine proseguono in due emicicli che disegnano uno spazio apparentemente ellittico. La grande selva di colonne (in numero di 284) creano un'immagine monumentale, maestosa, che segna lo spazio in maniera molto forte, pur senza di fatto chiudere alcuno spazio. In pratica questo colonnato, è quasi più una scultura che non un'opera architettonica. La scelta, di unire lo spazio della piazza alla facciata con due lati non paralleli, fu un'altra intuizione geniale. Bernini, molto attento agli effetti di percezione visiva, e ben conoscendo le leggi della prospettiva ottica, facendo convergere questi due lati di raccordo riesce a produrre la sensazione che la facciata della basilica si avvicini alla piazza. In questo modo si rinnova la capacità illusionistica dell'arte barocca, capace di sfruttare tutti gli espedienti per ottenere il risultato più scenografico e spettacolare possibile.
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