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Una tassa da 300 euro al mese in farmaci per malati cronici.

Il dato emerge da un'indagine condotta da Cittadinanzaattiva-Coordinamento nazionale associazioni malati cronici sul rispetto dei 14 diritti fissati dalla Carta Europea dei diritti del malato. Trecento euro sono la cifra che deve sborsare ogni mese un malato cronico italiano per l'acquisto di farmaci insostituibili, che per non vengono rimborsati dal sistema sanitario nazionale.



Le associazioni di pazienti, che sono stati interpellate per condurre la ricerca, denunciano nel 44% dei casi un mancato accesso alle medicine indispensabili e insostituibili, con costi che, nel caso delle patologie più rare, vanno ben al di là dei 300 euro. Nel 47% dei casi, inoltre, emerge la necessità di acquisto con soldi propri dei farmaci fondamentali per il controllo delle complicanze, quali il dolore cronico, gli effett 17117e424r i collaterali della terapia antiretrovirale o l'incontinenza urinaria dei bambini affetti da spina bifida.

C'è poi un altro capitolo di spesa che riguarda i presidi, le protesi o gli ausili per la deambulazione. In questo caso la spesa può raggiungere anche i 10.000 euro annui. Va segnalato, infine, le ricadute che hanno le liste d'attesa sulle famiglie con malati cronici. La necessità di ottenere con una rapida tempistica le prestazioni diagnostiche obbliga a un ulteriore esborso che può raggiungere i 1000/1.500 euro all'anno.

Sergio Dompé: L'industria farmaceutica va sostenuta e incentivata.

Con l'approssimarsi dell'assemblea annuale di Farmindustria, il presidente uscente (e probabilmente rieletto) Sergio Dompé ha voluto fare il punto della situazione dell'industria farmacologia italiana.

Le prime riflessioni sono dedicate al panorama legislativo: <Il mercato ha bisogno di regole certe e stabili nel tempo, trasparenti e severe, per un settore che ha subito 18 provvedimenti di riduzione dei prezzi negli ultimi anni cinque anni. Il carico fiscale del 65% è inaccettabile. Bisogna creare le condizioni per investire di più nella ricerca, ma allo stesso tempo creare un ambiente che non privilegi i furbi. In altri paesi le imprese farmaceutiche vengono facilitate nell'insediamento perché considerate come un valore aggiunto>.

Non si tratta tuttavia soltanto un fatto economico, ma di mentalità politica. Come evidenza Dompè: <Il problema è instaurare una cultura differente, un modo diverso da parte dello Stato di dialogare con il mondo delle regioni. Insieme alla Francia siamo uno dei più grandi volani al mondo del SSN che eroga una massa notevolissima di prestazioni ad un rapporto qualità prezzo tra i primi al mondo>.

L'eccellenza del nostro tessuto produttivo non è limitata al suolo italiano: <La farmaceutica - prosegue il presidente dall'associazione confindustriale - ha dei numeri molto importanti, perché fa il 55% di export e vanta una bilancia dei pagamenti attiva per circa un miliardo e mezzo. E poi è un settore collegato ad altri, per esempio quello dei macchinari specializzati nella farmaceutica, che hanno il 90% di export>.

Diabete: addio siringhe d'insulina, basterà una pillola?

Una pillola al posto delle fastidiose iniezioni quotidiane per tenere sotto controllo il diabete: è questa la promessa di una piccola azienda brittanica, la Diabetology, con l'aiuto di un gruppo di ricercatori delle Cardiff University, guidati dal professor Owens.

La novità della ricerca, che sarà presentata a Chicago, al prossimo congresso della American Diabete Associaton, risiede nella creazione di un rivestimento speciale che protegge l'ormone dai succhi gastrici fino a farlo arrivare a destinazione, cioè nell'intestino. Il tratto digerente rappresenta infatti un ostacolo per il passaggio della molecola d'insulina; e per questa ragione la via d'assunzione tradizionale è quella endovenosa.

Fini qui, la pillola è risultata efficace nel ristabilire i livelli di glucosio nel sangue dei pazienti affetti dal diabeti di tipo 2. La ricerca è, tuttavia, ancora in fase iniziale ed occorrono ulteriori studi di conferma, prima di poter dare il via libera al prodotto.

C'è inoltre un'incognita che getta un'ombra sulle valutazioni più ottimistiche di tale creazione: il tipo di diabete di cui soffrono i soggetti scelti per la sperimentazione, vale a dire il 2. Questa categoria di malati non è infatti necessitata a praticare le iniezioni quotidiane d'insulina per sopravvivere. I malati del tipo 1, quelli la cui sopravvivenza dipende dall'insulina, non sono stati inseriti nella sperimentazione.

La pillola è dunque un passo avanti nella lotta contro il diabete, ma non certamente il passo definitivo.

La canadese Apotex ha perso la battagli per l'anticoagulante Plavix

Il tribunale del distretto meridionale di New York ha deliberato: la canadese Apotex non potrà produrre versioni generiche, e quindi a basso costo, dell'anticoagulante Plavix fino al novembre 2011, mese in cui scadrà la titolarità del brevetto sul farmaco dell'americana Bristol-Myers-Squibb (Bms) e della francese Sanofi-Aventis.

Si risolve così il conflitto intorno al farmaco, dalle fortissime vendite, che aveva visto scendere in campo due big dell'industria farmaceutica per difendere l'esclusività della loro produzione.

La Apotex, che pure ribadisce la propria posizione e, dunque, la convinzione dell'inapplicabilità e della non-validità del brevetto della coppia franco-americana, dovrà sospendere la produzione del versione a basso costo del farmaco conteso.

La sentenza del tribunale newyorchese riporta in primo piano uno dei fronti più caldi dell'intera industria farmaceutica, vale a dire lo scontro sulla titolarità dei brevetti. Scontro che è ancora più virulento con le realtà produttive dei paesi non occidentali.

Ai narcolettici non resta altro che dormire

Fino a qualche tempo fa, la speranza di chi soffriva di narcolessia risiedeva in un farmaco antidepressivo. Ora non più. Il farmaco, in questione, ha cambiato formulazione, diventando così inefficace per la cura della malattia del sonno.

L'Efexor, questo il nome della medicina, è un antidepressivo che ha l'effetto di inibire la fase rem del sonno e, di conseguenza, gli accessi di questa fase durante lo stato di vegli, che provocano le cataplessie. L'indicazione terapeutica dell'Efexor è la depressione. Per essere più efficace nella cura di questa malattia, è stata cambiata la sua formulazione, diventando "a rilascio prolungato", dunque inutile per i narcolettici - come hanno spiegato i ricercatori del dipartimento di Scienze neurologiche dell'università di Bologna in occasione della Terza settimana dedicata alle insonnie, che ha avuto luogo pochi giorni fa a Milano. L'elemento discriminante, hanno evidenziato gli esperti, è la venlafaxina, contenuta nell'Efexor: a rilascio immediato funziona per le narcolessie, a rilascio prolungato no.

Per i narcolettici, che in Italia sono circa 25 mila, si apre un periodo di grande incertezza e difficoltà, poiché l'Efexor a rilascio immediato, l'unico rimedio che permetteva loro di svolgere una vita quasi normale, è ormai fuori produzione.


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