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Guglielmo di Baskerville

Italiana


Anno di grazia 1327, la  cristianità è in crisi. Le  eresie  sorgono in ogni dove e aspramente sono combattute. Il papato è impegnato su più fronti: contro l'imperatore Ludovico il Bavaro e contro i nemici interni  opponendosi  a tutti coloro che desiderano riformare la Chiesa.

Guglielmo di Baskerville, monaco francescano, ex-inquisitore e consigliere dell'Imperatore si reca unitamente ad  646e418g Adso da Melk, un giovane benedettino,  che è anche il narratore del romanzo, in un'abbazia benedettina del Sud della Francia. Devono partecipare ad un'importante riunione che vede contrapposti i  francescani fautori della povertà del Cristo ed i partigiani del papa. Questo incontro  è stato organizzato allo scopo di permettere alle due parti di trovare un accordo.



L'abbazia vive ore tormentate. Subito dopo il suo arrivo, l'Abate Abbone chiede a Guglielmo di Baskerville di indagare sulle cause della morte violenta di uno dei suoi conventuali. In effetti durante la notte, Adelmo da Otranto, un giovane monaco è caduto dall'Edificio, un'imponente costruzione nella quale si trovano sia  il refettorio che l'immensa biblioteca dell'abbazia.

Per le necessità della propria  indagine Guglielmo di Baskerville va alla riunione dei monaci dell'abbazia. Fa la conoscenza di Salvatore, un monaco deforme che parla una lingua sconosciuta, mescolanza di molte  altre, di Ubertino da Casale, un "uomo strano", un uomo intransigente che  sicuramente sarebbe  potuto diventare uno di quegli eretici che Guglielmo avrebbe mandato al rogo,  Venanzio, un  ellenista  erudito, Jorge, un vegliardo cieco divorato da un orgoglio smisurato  e che disprezza il riso umano,  Severino, un curioso erborista, ed infine Berengario, l'aiuto bibliotecario che sembra avere avuto una relazione particolare con la vittima.  Questi  incontri individuali consentono a Guglielmo di Baskerville di scoprire alcune norme e segreti dell'abbazia. Acquisisce abbastanza rapidamente la convinzione che Adelmo da Otranto non è stato assassinato, ma che si è suicidato.

Il secondo giorno, Venanzio, l' ellenista è trovato morto in un barile di sangue di maiale. Guglielmo si persuade che queste due morti siano  legate alla biblioteca dell'abbazia.

Questa biblioteca, tra le più grandi della cristianità, è costruita come un luogo segreto a forma di  labirinto, allo scopo di proteggerla dagli intrusi. Guglielmo ed Adso manifestano il desiderio di visitarla. Ma il permesso viene loro rifiutato.  È un luogo vietato, conosciuto dal solo Malachia, il bibliotecario e da Berengario, il suo aiuto. Rappresenta il centro misterioso dell'abbazia. I monaci e gli ospiti hanno accesso soltanto allo  scriptorium, luogo di studio nel quale possono dedicarsi alla lettura ed alla copia.

Guglielmo ed Adso scoprono che alcuni libri "vietati" della biblioteca portano, nel catalogo, la menzione "finis africae".

Solo Malachia, il bibliotecario e Berengario, il suo aiuto, sembrano conoscere il segreto di questa dicitura che corrisponde ad una sezione della biblioteca.

Guglielmo prosegue la sua indagine ed inizia a sospettare di Berengario. Questi è l'ultimo a avere visto Adelmo in vita e temeva che Venanzio rivelasse la relazione particolare che inttratteneva con il giovane monaco.

Guglielmo ed Adso decidono, nonostante i divieti, di recarsi  nella biblioteca; provano a trovare il libro che Venanzio studiava nello scriptorium, ma quest'ultimo è scomparso. Resta soltanto una vecchia pergamena scritta in greco recante le  annotazioni di Venanzio. Mentre studiano questa pergamena, si accorgono che non sono soli in questo luogo segreto. Un ospite misterioso riesce a sottrarre gli occhiali a  Guglielmo che così è impedito nella prosecuzione della lettura.   Guglielmo ed Adso nell'inseguire la  misteriosa spia imboccano il labirinto, e solo con grande fortuna  trovano l'uscita dalla biblioteca.

Il terzo giorno, Guglielmo ed Adso riescono  a decifrare  le annotazioni di Venanzio. Ma il testo resta enigmatico. Guglielmo desidera interrogare Berengario, ma quest'ultimo è scomparso. Mette a profitto quest'inconveniente per cercare di risolvere l'enigma del labirinto. Ci riesce  e decide di tornarvi la notte seguente. La sera Adso scopre nelle cucine una giovane donna. Questa seducente creatura non cerca che degli alimenti e in cambio di essi offre le sue grazie al giovane Adso in estasi. 

Durante la notte, si trova nelle latrine  il corpo di Berengario. Guglielmo è incuriosito dalle macchie marroni che il cadavere reca sulle dita e sulla punta della lingua. Sospetta l'avvelenamento. Guglielmo scopre che era Berengario  la misteriosa ombra della biblioteca, la sera prima. Ritorna in possesso dei suoi occhiali.

Queste morti brutali creano un disagio profondo  nell'abbazia. Il giorno dopo arrivano prima  il gruppo dei francescani, alla cui guida è Michele da Cesena, successivamente  gli emissari del papa alla testa dei quali si trova l'inquisitore Bernardo  Gui, uomo dalla  reputazione di grande crudeltà  . L'Abate preoccupato della buona reputazione del proprio monastero  teme per il futuro della sua abbazia. Guglielmo ed Adso proseguono con discrezione la loro indagine. Si introducono   nuovamente nel labirinto e ne intuiscono  il disegno. Non riescono tuttavia a penetrare il mistero del luogo designato dal cartiglio  "finis africae". Infatti, non riescono a decifrare  il codice che permetterebbe loro di superarne la soglia.

Quando escono dalla biblioteca, incrociano l'inquisitore Bernardo Gui che ha già iniziato ad imporre la sua legge. Ha sorpreso la giovane  sconosciuta, che aveva  amato Adso la vigilia, con  Salvatore.  Questo quarto giorno è anche l'occasione del primo scambio di  ostilità tra Guglielmo e Bernardo Gui. I due uomini non si apprezzano affatto.

Il quinto giorno, le discussioni politiche e religiose riprendono. Ma sono rapidamente interrotte dalla scoperta di un altro cadavere.  Severino l'erborista, è rinvenuto con  la testa schiacciata.

Bernardo Gui procede all'arresto del cellario Remigio,  che sospetta   essere l'autore di questi assassini.  Organizza un processo durante il quale sono processati Remigio ed i due prigionieri della vigilia: Salvatore e la giovane sconosciuta. Sotto tortura, Salvatore confessa e riconosce tutti i crimini di cui Bernard Gui lo accusa. Inoltre Remigio che desidera sfuggire alla tortura, riconosce anch'egli d' essere un eretico ed un criminale. La giovane sconosciuta  è accusata di stregoneria. Con questo processo  Bernardo Gui ed i suoi uomini segnano punti e sembrano essere giunti a penetrare il mistero degli omicidi, addebitandoli al vecchio cellario.

Ma il giorno dopo, un nuovo omicidio è scoperto. Questa volta  è Malachia, il bibliotecario, la vittima. Anch'gli ha la punta delle dita coperte di macchie marroni. Guglielmo decide di proseguire la sua indagine. È persuaso che esiste un legame tra il libro scomparso e questi omicidi.

L'Abate ordina a Guglielmo di arrestare la sua indagine. Ma quest'ultimo disattende l'ordine.

Durante la notte, torna con Adso nella biblioteca. Avendo trovato il codice segreto, riescono a entrare finalmente nella sezione  misteriosa " finis  africae". Vi scoprono ***,   che li attende. *** li lascia leggere il libro tanto ambito, e che è stato la causa di tante morti. Si tratta di una copia unica di un testo di Aristotele sull'umorismo ed il riso, il II° libro della Poetica. *** tenta allora di fuggire. La biblioteca prende fuoco, e distrugge così quest'unico esemplare dell'opera  che il vecchio cieco giudicava blasfemo


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