"Monferrato:
codesto vocabolo villereccio seguitando la conquista dei Ferrati marchesi
come l'ombra il corpo abbandonò per sempre il fertile colle transpadano per
rimanere titolo di signoria alle terre fra il Tanaro e il Po ed esser
gridato su i campi di battaglia d'Oriente sempre o nella vittoria o nella sconfitta onorato".
(Giosuè
Carducci)
Questa
ricerca era iniziata in un modo insolito quasi casuale. Mi aggiravo tra gli
scaffali di una biblioteca e posavo qua e là il mio sguardo dando una
veloce lettura dei titoli presenti. Nella sezione dei libri storici ne
scorsi uno che estrassi dallo scaffale per la curiosità che il titolo mi
aveva ispirato. Si trattava di una raccolta di brevi saggi che riguardavano
alcuni aspetti medievali della regione piemontese[1].
Uno in particolare attirò la mia attenzione: si intitolava "Fra
Occidente e Oriente: la
Crociata aleramica per Tessalonica" e descriveva
le gesta di una nobile famiglia piemontese che lasciate le colline del
Monferrato aveva cercato la gloria sui campi di battaglia d'Oriente. Fu la
prima volta che "incontrai" i conti del Monferrato e fui subito
affascinato da Guglielmo V valoroso condottiero della II Crociata da suo
figlio Corrado nato marchese di Monferrato e morto re di Gerusalemme dal
fratello di costui Bonifacio uomo di lettere e amante della cultura
provenzale pronto anch'egli ad acquistarsi una fama immortale prendendo le
armi ed occupando con il suo esercito la città di Costantinopoli...
Provavo una
sorta d'orgoglio a leggere le gesta dei marchesi piemontesi di Monferrato e
Canavese. Orgoglio che nasceva dal pensiero che la terra in cui sono nato
aveva nel passato visto i natali di uomini valorosi capaci di lasciare un
orizzonte di quotidianità per conquistare una fama eterna ed entrare nella
leggenda legando il proprio nome - come avre 545j913f i scoperto - ad un oggetto che la Tradizione voleva
(e vuole) ricettacolo di arcani poteri ma che si trattava probabilmente di
una semplice coppa d'un falegname.
Mi sembrava
quasi di vedere i volti sentire il rumore delle spade udire le voci dei
molti che secoli fa da queste colline se ne partirono in una delle sette
crociate che si susseguirono per la liberazione del Santo Sepolcro dai
castelli annidati sui colli o dai ricchi comuni. E furono cavalieri di
nobile ardire e di illustre casato fior fiore dell'aristocrazia di quei
posti spinti da idealità religiose [...] per assicurarsi l'eterna salvezza
promessa dal pontefice e insieme conquistar terre o ammassare bottino ed
uscir fuori dal chiuso mondo feudale per vivere giornate gloriose e correre
terre e mari lasciando dietro i noti orizzonti per altri di cui era nota
solo una fama costituita di leggende... [2].
Costituito
nel secolo X il marchesato del Monferrato si estendeva dalle rive del
Tanaro sino all'attuale territorio del Canavese delimitato dalle due Dore
Baltea e Riparia e dalle Alpi Graie.
L'interesse
della famiglia piemontese nei confronti della Terrasanta cominciò nel XII
secolo con Guglielmo V il Vecchio il marchese che aveva sposato la figlia
di Federico Barbarossa. Leggendo vari testi in merito mi accorsi che ancora
oggi gli storici non sono affatto concordi nel giudicare le motivazioni che
spinsero i Monferrato a partecipare alle Crociate. Mario Gallina per
esempio scrive che i membri della dinastia dei Monferrato dopo la prima
metà del XII secolo non avevano esitato a cogliere le opportunità offerte
dal movimento Crociato mirabilmente adeguando agli ideali cavallereschi
l'indubbio coraggio e il desiderio di un titolo regale [3].
Avrei sicuramente accettato di buon grado questa opinione se non mi fossi
accorto che innumerevoli fatti rendevano molto più sospetta la presenza dei
piemontesi in Terrasanta. Cercherò di sottolineare i principali.
Guglielmo
V il Vecchio divenne "Marchese di Monferrato" nel 1140 succedendo al
padre Ranieri e sette anni dopo partecipò con il conte Amedeo III di Savoia
alla II Crociata. Negli ultimi anni che precedettero la sua morte che lo
colse nel 1188 divenne membro della nobiltà palestinese e si stabilì in un
piccolo feudo: lo storico Steven Runciman ricorda che in quel periodo un
Guglielmo di Monferrato era precettore dei Templari ad Antiochia[4]
una delle tre provincie[5]
della Terrasanta. Sebbene non coincidano esattamente le date di morte di
Guglielmo V di Monferrato e dell'omonimo citato dallo storico medievalista
è molto probabile che si trattasse della medesima persona. E' difficile
capire il motivo per cui abbandonato il fertile colle transpadano egli
decise di non ritornarvi più. Perché decise di fermarsi in Galilea e non
tornò invece in Piemonte? Che cosa aveva trovato di così importante da
stabilirsi sino alla morte in Oriente? Forse il suo ruolo di precettore dei
Templari era legato in qualche modo a questa sua decisione? Torneremo in
seguito su questi interrogativi.
Guglielmo
ebbe tre figli: Guglielmo Lunga Spada Corrado e Baldovino.
Corrado l'anno prima della
morte di suo padre si trovava a Costantinopoli presso l'imperatore Isacco
d'Angelo.
In quell'anno
il 1187 Corrado "diresse la repressione dell'insurrezione di Tracia
capitanata da Alessio Vrana ma quasi subito di nascosto ripartì
recandosi in Palestina"[6]
(corsivo nostro). Perché questa fuga nascosta? Steve Runciman documenta
nella sua "Storia delle Crociate" un altro misterioso
allontanamento da Costantinopoli verso la Terrasanta:
"[Corrado] viveva a Costantinopoli e [...] si era allontanato alla
chetichella con un gruppo di cavalieri franchi per compiere il
pellegrinaggio ai Luoghi Santi"[7]
(corsivo nostro).
Quale
significato acquistano questi tentativi di recarsi in Palestina in modo
occulto?
Il suo
interesse per la
Terrasanta era tale che partecipò alla III Crociata con
Federico Barbarossa. Studiando le gesta di Corrado annotai senza dargli
molta importanza un fatto che avrei ripreso in seguito e che sarebbe
diventato un elemento importante all'interno di questa ricerca: nella
battaglia decisiva ebbe particolare risonanza l'impresa di un cavaliere che
fu soprannominato "cavaliere verde". Documenta Aldo di Ricaldone
nei suoi annali: "Tra costoro ricordano i cronisti si segnalò in modo
particolare un cavaliere che per il colore del suo abito fu indicato come
il 'cavaliere verde' intrepido comandante di contingenti latini"[8].
Questa figura ritornerà nei prossimi capitoli e permetterà di formulare
un'ipotesi affascinante.
Nel 1190
Corrado sposò Isabella sorella della regina di Gerusalemme. Nello stesso
anno il marchese scrisse all'imperatore Federico una misteriosa lettera in
cui "dopo aver brevemente accennato alle sventure che avevano colpito
i Cristiani fa le più amare lagnanze contro [...] i Templari [...] ai quali
dice di esser divenuto odioso [...] e li accusa di non averlo aiutato in
alcun modo non soltanto ma di avergli creato contro ostacoli a non
finire"[9].
Per quale motivo sarebbe divenuto odioso ai Templari e perché costoro lo
avrebbero ostacolato?
Se anche si
trovasse una valida giustificazione dell'atteggiamento dei Cavalieri
Templari si dovrebbe anche spiegare il motivo per cui nel giugno del 1191
soltanto un anno dopo costoro avrebbero invece sostenuto Corrado
appoggiando la sua candidatura al trono di Gerusalemme. Che cosa si
nasconde dietro questo controverso atteggiamento da parte dei Templari?
Grazie
all'appoggio di Filippo II Augusto di Francia e dei Gerosolimitani (oltre
che dell'Ordine Templare come già detto) Corrado fu incoronato nel 1192.
Poco prima della
fine dell'anno cadde vittima di un oscuro complotto degli Assassini diretti
dal "Vecchio della Montagna". Michael Baigent scrive che costoro
erano chiamati anche Hashishim e "appartenevano ad una setta di
adepti militanti e spesso fanatici che costituiva l'equivalente islamico
dell'ordine dei Templari. Gli Assassini pagavano tributi ai Templari e si
diceva che fossero al loro servizio"[10]:
ancora una volta il comportamento dei Templari risulta sorprendente. Perché
avrebbero dovuto ordinare agli Assassini di uccidere il re da loro
appoggiato e appena eletto? Cosa può giustificare questo omicidio voluto
con ogni probabilità dai Cavalieri Templari?
Come si sarà
notato la vita di Corrado presenta alcuni fatti assolutamente inspiegabili.
Si ha quasi l'impressione che nelle pieghe della Storia Ufficiale si
nascondano intenzioni occulte e finalità tutt'altro che evidenti. Mi
accorsi di non essere il primo a nutrire questi sospetti. Alcuni cronisti
latini avevano definito Corrado come un uomo "prudente abile a
dissimulare i suoi progetti". A quali progetti da dissimulare volevano
riferirsi? Agli stessi che lo portarono ad allontanarsi alla chetichella da
Costantinopoli per raggiungere la Terrasanta? O ai motivi che causarono l'odio
Templare nei suoi confronti?
Non meno
sospetta risulta la figura di suo fratello Bonifacio I. Costui
nacque nel 1150 e resse il marchesato del padre insieme al fratello. Fu
cultore della poesia trovadorica; Arturo Segre scrive di lui: "Amò le
lettere e la poesia in particolare e fu amico di trovadori
provenzali".[11]
Rambaldo di Vaqueiras gli diresse una lettera epica forse nel marzo 1205[12]
in cui cantò le sue imprese belliche: il marchese infatti diresse la IV Crociata
sostituendo il conte Tebaldo di Champagne morto nel 1201. Il motivo che lo
spingeva ad intraprendere un viaggio in Oriente doveva essere molto
importante poiché nonostante lo sfavore papale egli decise di partire con
al seguito un esercito composto da moltissimi piemontesi. A proposito
scrive il Carducci: "Che frequenza di gente che fremito di
aspettazione e d'impazienza di devozione e d'orgoglio dovè correre per
castelli e borghi pe'l Canavese popoloso [...] quando un'ambasceria di
baroni francesi venne pregando il marchese togliessesi nelle mani il
comando dello sforzo cristiano contro l'Oriente!". L'esercito di
Bonifacio conquistò Costantinopoli (la "città delle reliquie" per
eccellenza) nel 1204. "Il bottino fu enorme"[13]
scrivono gli annali senza specificare la sua entità.
C'è un
sintagma che ritorna spesso nella descrizione di Bonifacio: egli viene
definito da molti "condottiero cristiano".
Galeotto del
Carretto ad esempio nel suo Cronica del Monferrato parla di Bonifacio come
di un "prototipo del condottiero cristiano che combatte non spinto da
pagano amore alle armi ma perché questa è la sola strada che gli
resta"[14].
L'appellativo
ritorna nella Historia Montis Ferrati del Benvenuto di San Giorgio
il quale parla di Bonifacio come di un "principe prudentissimo e non
meno dedito alla religione che alla militar disciplina"[15].
E' interessante notare come i cronisti cerchino di sottolineare il doppio
aspetto della personalità del marchese piemontese da una parte spinto da
amore per le armi dall'altra da un sentimento religioso che può forse
risultare ambiguo e può essere interpretato in molteplici modi. E' risaputo
infatti che se le prime Crociate erano state indette con il preciso scopo
di liberare il Santo Sepolcro (una finalità questa religiosa) le successive
erano diventate per lo più spedizioni militari finalizzate alla conquista
di nuovi territori e mercati (finalità economica). Ecco perché risulta
quanto meno anacronistica la dedizione alla religione di Bonifacio. Molto
probabilmente questa dedizione non consisteva affatto nel desiderio di
restituire alla cristianità la Terrasanta bensì di conquistare qualcosa che
era legato alla religione in maniera più sottile.
Forse una reliquia?
AAVV Piemonte medievale Einaudi
1985.
Giuliano Vogliolo Viaggio nel Monferrato Torino ed.Piemonte in
bancarella 1975 pp.41-42.
Mario Gallina Fra Occidente e Oriente: la Crociata aleramica
per Tessalonica in Piemonte medievale... op.cit. pp. 65 e segg. Vedere
inoltre W. Haberstumpf "Ranieri di Monferrato ricerche sui rapporti
fra Bisanzio e gli Aleramici nella seconda metà del XII secolo" in
Bollettino Storico Bibliografico Subalpino (BSBS) LXXXI (1983) pp. 603-39 e
C. Usseglio I marchesi di Monferrato in Italia e in Oriente durante i
secoli XII e XIII voll. I-II Casale 1926 Biblioteca Società Storica
Subalpina (BSSS) C-CI.
Steven Runciman Storia delle crociate vol. II Einaudi 1966.
Le provincie templari erano 10: tre di esse di trovavano in
Terrasanta (Gerusalemme Tripoli e Antiochia) sette in Occidente
(Inghilterra Poitou Provenza Aragona Portogallo Puglia e Ungheria). Si veda a proposito
Angela Cerinotti Storia e leggenda dei Templari Demetra Colognola ai Colli
1997 p.14.
F(rancesco) Co(gnasso) Corrado di Monferrato Enciclopedia
Treccani.
Runciman op.cit. p.683.
Aldo di Ricaldone Annali del Monferrato (951-1708) vol.I La Cartostampa Torino
(1972).
Aldo di Ricaldone op.cit.
Michael Baigent Richard Leigh Henry
Lincoln. Il Santo
Graal Arnoldo Mondadori Editore Milano (1982) p.61.
Si sa che in un primo periodo accolse alla sua corte Pietro
di Varnegue Elia di Barjol Guglielmo di Saint Didier Guglielmo Adeimar
Bertrando D'Allamanon Giaufré Rudel Rambaldo di Vaqueiras. Da G. Aldo di
Ricaldone op.cit.
A(rturo) Se(gre) Bonifacio di Monferrato Enciclopedia Treccani.
Aldo di Ricaldone op.cit.
Galeotto del Carretto Cronica del Monferrato a cura di G.Avogadro
in HPM Scriptores III.
Benvenuto di San Giorgio Historia Montis Ferrati.
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