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La reliquia della Passione

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La reliquia della Passione



"L'unica cosa che abbia importanza per me è il Santo Graal"

(Rob MacGregor Indiana Jones & the Last Crusade 1989)

Curiosamente, proprio durante gli anni in cui il marchese Bonifacio si occupò di letteratura provenzale trovadorica comparvero in Europa i primi romanzi su un misterioso oggetto conosciuto come Santo Graal: nel 1188 Chrétien de Troyes scrisse il Perceval o Le Conte du Graal tra il 1195 e il 1210 Wolfram von Eschenbach pubblicò il Parzival.

Secondo certe tradizioni era il calice in cui Gesù e i suoi discepoli avevano bevuto durante l'Ultima Cena. Secondo altre er 12312l1120m a la coppa in cui Giuseppe d'Arimatea aveva raccolto il sangue di Gesù crocifisso. Secondo altre ancora il Graal era l'uno e l'altro.

Il suo nome deriva probabilmente dall'antico francese gradale (latino gradalis) che significa "un vaso ampio e concavo in cui viene servito un cibo delizioso".

Ancora oggi gli studiosi si chiedono il motivo per cui dopo più di dieci secoli dalla morte di Gesù Cristo il Graal sia apparso nella letteratura europea. Ciò che salta subito agli occhi è la strana ed evidente connessione di alcuni fatti avvenuti durante gli ultimi anni del secolo XII. Citando uno studio sulla reliquia Graham Hancock giornalista londinese scrive: "Secondo Emma Jung analista lettrice e moglie dell'eminente psichiatra Carl Gustav Jung il genere letterario relativo al Sacro Graal era apparso alla fine del XII secolo in maniera repentina e sorprendente. In un autorevole studio sulla leggenda del Graal [...] essa affermava che dietro questa improvvisa materializzazione doveva esservi qualcosa di molto importante. [...] Pensai che [questo] fosse da ricercarsi nel periodo storico in cui i romanzi del Graal avevano cominciato a circolare. Si trattava dopotutto dell'era delle Crociate - un'era che aveva portato per la prima volta gli europei a stretto contatto con la cultura araba e con quella ebraica e che aveva visto l'occupazione di Gerusalemme per ben 88 anni. [...] Non potei fare a meno dunque di trarre la conclusione che queste prime versioni del romanzo del Graal dovevano essersi basate su qualcosa che era successo - o su qualche materiale che era venuto alla luce - durante il periodo in cui Gerusalemme era stata sotto il pieno controllo delle forze europee"[1]. Evidentemente era stato trovato qualcosa che aveva influenzato la letteratura europea medioevale. Ma che cosa? E da chi?

Consultando il testo del Parzival si ritrovano numerosi cenni a una misteriosa fonte chiamata "Kyot" un uomo sul quale Wolfram si era ampiamente basato per scrivere la storia del Graal e che fortunatamente era "un cristiano battezzato - altrimenti questo racconto sarebbe ancora sconosciuto. Nessun'arte infedele ci sarebbe servita a rivelare la natura del Graal e come qualcuno riuscì a penetrare i suoi segreti"[2].

In un altro punto è citato come "Kyot che ci ha mandato l'autentico racconto"[3] mentre altrove l'autore lascia capire che la sua lingua madre era il francese. Alcuni studiosi hanno identificato Kyot con un trovadore provenzale del XII secolo Guyot de Provins (o Guiot de Provence) monaco e portavoce dei Templari (il cui precettore ad Antiochia era Guglielmo padre di Bonifacio) che aveva compiuto un pellegrinaggio a Gerusalemme e che aveva frequentato la corte dell'imperatore del Sacro Romano Impero Federico Barbarossa.

Il Graal secondo Wolfram era custodito dai Templari (o Templeis nell'antico tedesco). Secondo alcuni lo stesso scrittore tedesco era un Templare che avrebbe compiuto una visita in Terrasanta mentre scriveva il Parzival[4]. Ma chi erano questi Templari che già più volte in questa indagine abbiamo incontrato? E come si poteva plausibilmente affermare che essi fossero in possesso del Santo Graal?  

Graham Hancock Il mistero del Sacro Graal Edizioni PiEmme 1995 p.95.

Wolfram von Eschembach Parzival Penguin Classics Londra 1980 pp.232-233.

W. von Eschembach op.cit. p.410.

Hancock op.cit. p.97 e M. Baigent et al. op.cit. p.70.


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