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L'apnea

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L'Apnea

Apnea significa sospensione del respiro, cioè trattenere volontariamente il respiro si può rimanere in immersione per un certo periodo di tempo.Sappiamo tutti che l'aria è composta dal 78% di azoto (N2), dal 21% di ossigeno (O2) e da piccole quantità di gas rari (elio, neon, argon). Nei polmoni l'aria contenuta ha una ben diversa percentuale abbiamo l'ossigeno per il 15,4% e l'anidride carbonica, che prima era quasi inesistente (0,03%) a 5,6%, questo fenomeno spiega che negli alveoli ci siano interscambi gassosi. La normale 10210x2323k respirazione meccanica (o ventilazione corrente) determina un continuo scambio alveolare tra ossigeno e anidride carbonica. Nell'apnea non si verifica alcun scambio alveolare dato che essi non si interrompono si ha un continuo consumo di ossigeno e accumulo di anidride carbonica; se la concentrazione di ossigeno scende sotto il 10% si ha condizione di ipossia (i processi metabolici vengono improvvisamente interrotti), l'organo più sensibile all'ipossia è il cervello, che smette di funzionare, si cade così in sincope (perdita di conoscenza). Se nei nostri polmoni si accumula troppa anidride carbonica si ha una situazione di ipercapnia ( troppa anidride carbonica). La durata dell'apnea è quindi limitata da due fattori:



- ipossia

- ipercapnia

Non è presente alcun tipo di avvertimento per l'ipossia, a differenza dell'ipercapnia nella quale sono presenti le contrazioni diafframmatiche altri fattori utili sono:

- Capacità vitale: Un'elevata capacità vitale rispetto alla struttura fisica dell'individuo fornisce molta aria per gli scambi gassosi e quindi aumenta la durata dell'apnea.

- Attività fisica: il movimento accelera il consumo di ossigeno e la produzione di anidride carbonica, quindi diminuisce la durata dell'apnea.

- Situazione ambientale: La durata dell'apnea a secco è maggiore rispetto a quella dell'apnea in acqua. Il freddo aumenta il consumo d'ossigeno e quindi riduce il tempo di apnea (perciò si consiglia una muta).

- Condizione psicologica: E' il più importante tra questi fattori perché ansia e paura determinano una notevole riduzione dell'apnea, spesso una vera e propria incapacità a mantenere un'apnea anche molto breve.

- Profondità: Un'immersione profonda determina maggior consumo di ossigeno e maggior produzione di anidride carbonica, quindi diminuisce l'apnea. D'altra parte l'aumento di pressione del miscuglio respiratorio modifica l'andamento degli scambi gassosi.

- Iperventilazione: iperventilare significa respirare una quantità d'aria per un minuto superiore al normale. Normalmente si ventilano circa 8 litri/minuto. Questa quantità può essere aumentata o aumentando il volume corrente o incrementando la frequenza oppure usando entrambi i sistemi.

Il volume corrente si aumenta utilizzando prima il volume di riserva espiratorio, poi il volume di riserva inspiratorio; in parole povere vuole dire che per effettuare una buona iperventilazione bisognerebbe prima buttare fuori tutta l'aria presente nei polmoni e così da poter inspirare una quantità di ossigeno maggiore, in questo modo si riesce ad abbassare notevolmente il livello dell'anidride carbonica (CO2). L'iperventilazione comporta una quasi totale eliminazione della CO2 dell'aria presente nei polmoni, e quindi una rapida rimozione della CO2 anche dai tessuti, con conseguente grande riduzione della sua Pressione Parziale (Pp). Gli effetti sulla Pressione Parziale dell'ossigeno invece sono molto scarsi.

L'iperventilazione aumenta la durata dell'apnea ritardando la comparsa dell'ipercapnia. Se all'inizio dell'apnea la quantità di CO2 nel sangue è più bassa del normale, occorrerà più tempo per raggiungere il livello a cui si manifestano le contrazioni diaframmatiche. Nell'apnea praticata senza iperventilazione l'aumento della concentrazione di CO2, che parte da livelli normali, determina la comparsa delle contrazioni diaframmatiche, e quindi lo stimolo a respirare, prima che la concentrazione di ossigeno sia scesa a livelli pericolosi vicini cioè alla soglia della sincope. Il segnale d'interruzione dell'apnea è determinato dall'ipercapnia. Nell'apnea dopo iperventilazione, dato che la Pressione Parziale della CO2 è stata abbassata, prima che il suo incremento sia tale da provocare la comparsa di contrazioni diaframmatiche, possono manifestarsi i segni di insufficiente concentrazione di ossigeno (sincope).

Il fattore limite diviene l'ipossia. Ciò si verifica solo per iperventilazioni eccessive, che provocano anche la comparsa di disturbi (capogiri, formicolio alle labbra o alle mani, annebbiamento della vista) causati dalla vasocostrizione cerebrale indotta dall'ipocapnia (poca CO2). Al manifestarsi di questi sintomi, bisogna immediatamente interrompere l'iperventilazione

Comportamento in Apnea

É fondamentale sapere il perfetto comportamento che si deve tenere durante una apnea: innanzitutto bisogna dire che fare l'apneista non richiede costi esorbitanti ma basta possedere i seguenti oggetti:

L'immersione in apnea va effettuata in coppia, se possibile con un'imbarcazione d'appoggio. A turno, un subacqueo si immerge e l'altro lo controlla dalla superficie, pronto ad intervenire in qualsiasi momento in caso d'incidente. L'iperventilazione prima dell'immersione deve essere al massimo di 3 atti respiratori. è bene sputare il boccaglio subito dopo aver fatto la capovolta, per poter subito respirare, appena riemersi, senza essere costretti a svuotare l'aereatore. La compensazione dell'orecchio e della maschera deve essere decisa e accurata (mai continuare la discesa se la compensazione non è perfetta!).

In discesa e sul fondo i movimenti vanno ridotti al minimo indispensabile, per diminuire il consumo di ossigeno. Alla comparsa della prima contrazione diafframmatica bisogna risalire, pinneggiando con calma, ma senza perdere tempo; in risalita è bene guardare in alto e controllare di non riemergere sotto la barca o sotto uno scoglio sporgente.

Il compagno in superficie deve controllare l'immersione del compagno dal momento della capovolta al momento della ripresa della respirazione attraverso il boccaglio, tenendo presente che i momenti più rischiosi per una sincope sono gli ultimi metri di risalita e dall'attimo della riemersione.

Fra una immersione ed un'altra deve passare un tempo necessario a riportare i livelli di O2 e CO2 normali.


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