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CURS DE LIMBA ITALIANA - nivel II avansati

Gramatica




CURS DE LIMBA ITALIANĂ - nivel II avansati

EXERCITII RECAPITULATIVE

1.Completate con questo o quello.

1.Quali scarpe scegli? .................... 151d38b ................... col tacco alto?

2.Vedi .................... 151d38b ............... alberi in .................... 151d38b ............. prato laggiù?

3.« Sei sempre .................... 151d38b .................. , non sei cambiata affatto! », mi disse quando ci rivedremmo vent'anni dopo.

4.Sono .................... 151d38b ................... i tuoi occhiali?

5.................... 151d38b .................... 151d38b .. stranieri, non li conosco; .................... 151d38b ............... invece, mi pare di averli già visti a Lugano.

6.................... 151d38b ................. che hanno sonno devono poter andare a dormire!

7.Devi prendere prima .................... 151d38b ................. via e poi .................... 151d38b ............. a destra.

8.Non ho capito .................... 151d38b ............ che voleva.

9.Scegli tra .................... 151d38b .................... 151d38b vestiti .................... 151d38b ................. che preferisci.

10.................... 151d38b ................ che non ha niente da chiedere taccia!

11.................... 151d38b ............... studentessa è svizzera, invece .................... 151d38b ......... studenti là (de acolo) sono americani.

12.................... 151d38b ............. amici di Mauro verranno in vacanza con noi.

13.Non capisco .................... 151d38b .................... 151d38b esercizio, come si fa?

14.È meglio scegliere .................... 151d38b ........... altro posto, .................... 151d38b ........... tavolo è troppo vicino alla finestra.

15.- Com'è bello .................... 151d38b ................. quadro!

- Io invece preferisco .................... 151d38b ............. disegni laggiù, sono più belli.

2.Completate le seguenti frasi con le preposizioni.

1............... casa sua c'è sempre ............... bere e .................. mangiare a volontà..

2.................... 151d38b giardino .................... 151d38b . vicini ci sono .................... 151d38b ..... piante tropicali.

3.................. solito noi andiamo a scuola .................... 151d38b .... otto .................... 151d38b .. undici.

4.Non ci vediamo .................... 151d38b ........ tre anni e ci incontreremo solo .................... 151d38b ....due mesi .................... 151d38b ................. Londra.

5.Vuoi venire .................... 151d38b . teatro con noi o preferisci restare .................... 151d38b .. casa ?

6.Mattia abita .................... 151d38b ........ Francia .................... 151d38b ............ mese scorso.

7.................... 151d38b ............... chi è questo pullover .................... 151d38b ................ lana ?

8.Domani parto .................... 151d38b ................ Milano, vuoi venire .................... 151d38b ........... me.

9.Davide non c'è, è uscito un'ora .................... 151d38b ......... e torna solo .................... 151d38b .......due ore. È andato .................... 151d38b ............... comprare un disco .................... 151d38b ............negozio vicino .................... 151d38b ............... stazione.

10.Quest'estate vado in vacanza .................... 151d38b .................... 151d38b ... montagna.

11.Ti sto aspettando .................... 151d38b ........... un'ora.

12.E' arrivato un'ora .................... 151d38b ...... e partirà .................... 151d38b ............... due ore.

13.Compirò diciotto anni .................... 151d38b ............ due mesi.

14.Io invece li ho compiuti cinque mesi .................... 151d38b .............

15.................... 151d38b ........... quando ha preso la patente, non esco più con noi.

16.Un quarto d'ora .................... 151d38b .............. hai detto: « Sarò pronta .................... 151d38b .. cinque minuti ». Uffà!

17.- Vai da Marco?

- No, non lo vedo .................... 151d38b ... quindici giorni.

18.- E' vero che Luisa fa una gita a Roma?

- No, è già andata in quella città un anno ..................

19.- ................... quanto tempo non ascolti questo disco?

- Ma l'ho sentito non più di un'ora .................!

20.Imparo l'italiano ................. pochi mesi.

3. Mettete al plurale le frasi seguenti.

1.In quel secolo c'è stata una grave crisi economica.

.................... 151d38b .................... 151d38b .................... 151d38b .................... 151d38b .................... 151d38b .............

2.Mio zio non ha mai avuto un diploma universitario.

.................... 151d38b .................... 151d38b .................... 151d38b .................... 151d38b .................... 151d38b .............

3.Non bere quel caffè, non è fresco e può farti male!

.................... 151d38b .................... 151d38b .................... 151d38b .................... 151d38b .................... 151d38b .............

4.Durante la notte si sente poco rumore vicino al lago.

.................... 151d38b .................... 151d38b .................... 151d38b .................... 151d38b .................... 151d38b .............

5.Dov'è la mia camicia ? Non la trovo e devo uscire subito.

.................... 151d38b .................... 151d38b .................... 151d38b .................... 151d38b .................... 151d38b .............

6.Quando mi ha visto, ha alzato il braccio per salutarmi.

.................... 151d38b .................... 151d38b .................... 151d38b .................... 151d38b .................... 151d38b .............

7.Marco è un vecchio amico, è un ragazzo pudico e sensibile.

.................... 151d38b .................... 151d38b .................... 151d38b .................... 151d38b .................... 151d38b .............

8.Quella spiaggia è magnifica e piace molto a mia cugina.

.................... 151d38b .................... 151d38b .................... 151d38b .................... 151d38b .................... 151d38b .............

9.La mia mano è diventata grande e grossa.

.................... 151d38b .................... 151d38b .................... 151d38b .................... 151d38b .................... 151d38b ............

10.L'uomo che è venuto a salutarmi è mio nonno.

.................... 151d38b .................... 151d38b .................... 151d38b .................... 151d38b .................... 151d38b .............

4. Coniugate i verbi tra parentesi al presente.

1.Giulio, non (FARE) .................... 151d38b .................... 151d38b .............. lo stupido, (ASCOLTARE) .................... 151d38b .................... 151d38b .................... 151d38b . sua madre!

2.(STARE - lui) .................... 151d38b .................... 151d38b .............. zitto solo un momento.

3. (TELEFONARE - voi) .................... 151d38b .................... 151d38b ................. ai vostri amici e (ANDARE).................... 151d38b .................... 151d38b .................... 151d38b . al cinema con loro.

4.(PRENDERE-tu) .................... 151d38b .................... 151d38b ............. i soldi e non (DIMENTICARE)

.................... 151d38b .................... 151d38b .................... 151d38b il giornale, va bena?

5.(DOVERE) .................... 151d38b .................... 151d38b ................avere pazienza, lo sai che è sempre in ritardo!

6. (SBRIGARSI-noi) .................... 151d38b .................... 151d38b ............... altrimenti perdiamo il treno !

7.(FINIRE-tu) .................... 151d38b .................... 151d38b .................... 151d38b ......... la minestra e (ANDARE) .................... 151d38b .................... 151d38b .................... 151d38b .. a letto !

8.Non (ESSERE-voi) .................... 151d38b .................... 151d38b .................... 151d38b maleducati con i vostri professori.

5. Inserisci l'aggettivo o il pronome possessivo adeguato

Signorina, come sta .... madre?

Carlo, quando viene ..... fratello con .... fidanzata?

Paolo e Franca rimangono ancora due giorni (in + agg. poss.).....villa al mare.

Voglio bene (a + agg. poss.) ...... genitori.

Paola, posso prendere ......borsa?

Silvia, questo pomeriggio viene anche ..... compagno di scuola?

Franco ha una casa, ..... casa è grande.

Ragazzi, volete venire (a + agg. poss.)....... festa.

Potete invitare (a + agg. poss.) ...... compleanno tutti .... amici.

Franco abita con....... cugini? - No, con ...

Paola e Vittoria abitano assieme, ..... appartamento è grande.

Invito le mie amiche (da + agg. poss.)...... nonni.

6. COMPLETA CON GLI ARTICOLI E LE PREOSIZIONI GIUSTE

La scena si svolge .... Roma in Piazza della Rotonda. Un ragazzo, Francesco, e ... ragazza, Maria, sono seduti all'aperto, ai tavolini di .... caffè. Francesco domanda .... giornale .. Maria e vede che è un giornale italiano. Capisce che Maria non è ..... turista straniera.  .... due ragazzi cominciano .... parlare. Maria è di Milano. È a Roma ... i suoi genitori in visita dai nonni. Ci viene ogni anno. ... Poi .... due ragazzi parlano. ... Milano, dove Maria è nata, di Roma (Francesco ci abita .... sei anni), di Firenze, dove è nato e di sport. Infatti Francesco è tifoso ... Roma. Maria invece, che non è molto sportiva, preferisce .... gite ... bicicletta. Francesco non abita ... quartiere del Pantheon, abita dalle parti ... Colosseo; ma gli piace molto la Piazza ... Rotonda. Chi viene .... piedi o ... l'autobus? Maria, anche se vive .... Milano, conosce bene Roma e le piace molto visitare .... monumenti antichi e ... musei, particolarmente d'estate, quando ... Roma, per ... caldo, c'è molta meno gente. Francesco invece preferisce ... caffè .... aperto e ... belle turiste.

7. COMPLETARE CONIUGANDO I VERBI

Mentre lei (mangiare) ....., lui le (dire) .... che è troppo golosa e che (fare -futuro) ...... bene a mettersi a dieta (=regim).

Non mi (piacere - passato prossimo) ..... l'ultimo film poliziesco che ho visto la settimana passata, però mi (piacere) ........ molto gli attori.

(Io - sapere) ....... che loro (avere) ..... il permesso di soggiorno nel 1990.

Ieri (noi - alzarsi - passato prossimo) ...... alle sette perché volevamo andare a Berna a vedere una mostra di Picasso. Sul treno (incontrare) ...... i tuoi cugini di Losanna.

(Voi - volere) ...... andare l'anno prossimo in Brasile, ma vi (dispiacere) ........ lasciare tutti i vostri amici a Ginevra.

(Noi - parlare - passato prossimo) ........ con tua sorella. (Lei - pensare) ....... che tu hai bisogno di riposo. Allora, perché non (partire) .... due mesi in vacanza?

Ogni sera quando Paola (uscire) ...... chiude la porta di casa, ma ieri non la (chiudere) ........

Tu dici sempre che (tenere) ..... alla nostra amicizia, ma da quando ti (conoscere) ...... non hai mai preso il telefono per chiedermi: " Come (stare) ......?"

"Franco, che sport (praticare) ......?" - " Nessuno, ma (andare) ...... spesso allo stadio."

8. Puneti verbele la perfect compus:

Un ladro sfortunato

Un ladro entra _____________ in una banca con le armi in mano. Prende _____________ i soldi dalla cassaforte e va ______________ via rapidamente. Per strada scivola _______________ a causa di una buccia di banana ed un grosso cane si precipita __________________ sul malvivente. Il rapinatore cerca ____________ invano di liberarsi del cane. Alla fine la polizia, avvertita dalla banca, arriva ______________ e arresta ______________ il ladro.

Adevarat sau fals? Încercuiti varianta corecta pe baza textului de la punctul 8:

Uno studente entra in una banca con le armi in mano. Vero falso

Il ladro prende un famoso quadro dalla cassaforte.  Vero falso

Il ladro scivola a causa di una buccia di banana.  Vero falso

Il rapinatore gioca con il cane.  Vero falso

La polizia, avvertita dal cane, arresta il ladro.  Vero falso

Raspundeti la urmatoarele întrebari pe baza textului de la punctul 8:

a.       Perché entra il ladro nella banca?

b.      Che cosa succede quando il ladro esce dalla banca?

c.       Perché il ladro non può scappare dalla polizia?

d.      Come finisce la storia del ladro sfortunato?

Le particelle ci, vi, ne

In italiano ci sono tre particelle ( ci, vi, ne ) che possono avere diversi valori, in base al loro ruolo nella frase:

La particella CI (VIi)

a)            sostituisce un gruppo formato da: a + sostantivo

in + sostantivo

su + sostantivo

es.: - Hai pensato al regalo per Roberto? - Ci ho pensato, ma non mi è venuto in mente niente. (ci = al regalo)

Riesco bene in matematica. - Ci riesco bene (ci = in matematica)

Posso contare sulla tua presenza al congresso? Si, ci puoi contare. (ci = sulla presenza).

Nota!

In questi casi la particella ci (vi) ha il significato: a (su, in) questo

a (su, in) ciò

a (su, in) lui/lei/ loro

Esempio:Non ci penso = Non penso a questo, (a ciò)

Non ci vedo niente di male = Non vedo niente di male in questo, (ciò)

Ci ho riflettuto = Ho riflettuto su questo (ciò)

b) sostituisce una determinazione di luogo: la particella ha il significato qui oppure

(in questo/quel luogo)

Esempio: - Sei mai stata a Roma? - si, ci sono stata. ( = a Roma = in quel luogo)

Vado nel giardino molto spesso. - Ci vado spesso (= nel giardino = in quel luogo)

Vi (ci) sono molti alberi (= in quel luogo).

Ci, (vi) andrò = Andrò là, in quel luogo.

Vogliamo venirci. = Vogliamo venire qui, in questo luogo.

c) Può sostituire una frase introdotta da a + verbo all'infinito.

Esempio: Domani vado a fare i compiti al laboratorio. Domani ci vado.

d) Nella lingua parlata viene usato molto spesso in forma pleonastica con il verbo "avere". 

Esempio: C'hai fame?" Sì, c'ho fame"

Osservazione: Al posto di ci si può usare vi , ma soprattutto nella lingua scritta. Nella forma combinata con un altro pronome ci diventa ce

La particella NE

a) NE può svolgere la funzione di pronome partitivo: sostituisce la preposizione di con senso partitivo:

Esempio: Quante sigarette fumi al giorno? - Ne fumo cinque

Quanta pasta vuoi? - Ne voglio poca.

Ha comprato delle arance e per la strada ne ha mangiato due.

Ti restituisco il libro: ne ho letto alcune pagine.

Nota!

Ne si riferisce dunque ad una parte del tutto. Quando vogliamo indicare una totalità

utilizziamo semplicemente i pronomi diretti:

Quante sigarette fumi al giorno? - Le fumo tutte (tutto un pacchetto)

Quanta pasta vuoi? - La voglio tutta (tutta quella che c'è)

b) NE può sostituire espressioni o intere frasi introdotte dalle preposizioni di o da

Esempio

Vale la pena di comprare la macchina? - No, non ne (di comprare la macchina ) vale la pena

Sono sempre gentile con Paola ma ne (da lei) ricevo solo sgarbi (grosolanii)

Nota!

La particella ne ha il significato: di  (da) questo

di (da) ciò

di (da) lui/lei/ loro

c) NE può avere la funzione d'avverbio di luogo, con il significato "de acolo" "din acel loc": (da questo luogo)

Esempio: Sei mai stato a Parigi? - Sì, certo, ne (da Parigi) sono proprio ritornato ieri

Osservazione: Ci sono numerose espressioni idiomatiche con ne, per esempio:

me ne vado (andarsene)

non ne posso più (poterne)

ESERCIZI

1. Rispondi alle domande

1. Quante sigarette fumi al giorno?

Ne fumo

2. Quanto caffè bevi al giorno?

__________________ 3 tazze.

3. Quanta carne mangi alla settimana?

__________________ poca.

4. Quanta birra bevi il fine settimana?

__________________ molta.

5. Quante fette di torta vuoi?

Non ____________________ nessuna.

6. Quante fette di torta vuoi?

_____ _______ ______ __________ tutte.

2. Rispondi alle domande con CI o NE

1. Andate all'università?

Sì, ______ andiamo.

2. Hai parlato con il professore?

Sì, ____ ho parlato.

3. Vieni dalla chiesa?

Sì, ____ vengo.

4. Vieni alla mensa?

No, non ____ vengo.

5. Vivi a Oslo?

Sì, ____ vivo.

6. Ti ricordi di Marco?

Sì, me ____ ricordo.

3. Rispondi alle domande con ci, secondo l'esempio:

Vai al mercato domani mattina? Sì, ci vado domani mattina.

Sei andato al mercato? Sì, __________ ______ ____ ___________.

Siete stati dal salumiere? No, oggi __________ ______ ____ _____.

Carlo pensa sempre agli affari? Sì, __________ ______ ____ troppo.

Andate in centro? Sì, __________ ______ ____ ___________subito.

Pensi alla moda? No, __________ ______ ____ ___________

Andate ai grandi magazzini? Sì, __________ ______ ____ __tra poco

Vuoi studiare in Italia? Sì, __________ ______ ____ ___l'anno prossimo.

Vai in discoteca stasera? No, __________ ______ ____ _____

Credi ai miracoli? Sì, __________ ______ ____ ___________

Siete a casa domani? No, domani __________ ______ ____ __

Ricordiamo il pronome personale

Il pronome personale con la funzione di complemento indiretto:

Luca MI ha scritto una bella lettera. Perché non GLI rispondi?

A ME = MI LUCA MI SCRIVE SEMPRE

A TE = TI   FABIO TI PENSA ANCORA?

A LUI = GLI   LAURA GLI TELEFONA SEMPRE

A LEI = LE MARCO LE RISPONDE SUBITO

A LEI = LE (forma di cortesia) SIGNORA, LE RISPONDO SUBITO

A NOI = CI CI SPIEGHI QUESTA PAROLA?

A VOI = VI OGGI VI SPIEGO I PRONOMI

A LORO = GLI* (masch. e femm.) GLI DICO CHE POSSONO VENIRE

Nota!

La forma più corretta è LORO, usato dopo il verbo:

DICO LORO CHE POSSONO VENIRE

SPIEGHIAMO LORO QUESTO PROBLEMA

Questa forma è usata però più spesso nella lingua scritta e quasi mai in quella parlata

I PRONOMI CON I VERBI SERVILI

- possono stare davanti al verbo servile oppure alla fine, unito al verbo all'infinito:

Esempi: Gianni deve aiutarTI a fare i compiti = Gianni TI deve aiutare a fare i compiti

Paola vuole prestarGLI la sua bici = Paola GLI vuole prestare la sua bici

Signore, sa dirMI dov'è via Roma? = Signore, MI sa dire dov'è via Roma?

Devo vestirMI in fretta = MI devo vestire in fretta

Il pronome personale con la funzione di complemento diretto:

ME

TE

LUI LO

LEI LA

NOI

VOI

LORO LI (masc.)/ LE (fem)

Nota!

Se davanti ad un verbo al passato prossimo c'è un pronome diretto, il participio passato concorda con il genere e il numero del pronome:

Conosco Chiara = LA conosco = L'ho conosciutA

Vendo il motorino = LO vendo = L'ho vendutO

Incontro i tuoi genitori = LI incontro = LI ho incontratI

Compro le auto usate = LE compro = LE ho compratE

I pronomi complementi diretti plurali (LI, LE) non si apostrofano mai!

I PRONOMI E LA PARTICELLA NE (PARTITIVO)

Franco, bevi quel vino? Sì, LO bevo tutto - Sì, NE bevo un bicchiere

Silvia, finisci tutta la torta? Sì, LA finisco tutta - No,NE mangio solo una fetta

Maria, mangi i maccheroni? Sì, LI mangio tutti - Sì,NE mangio soltanto un piatto

Fabio, conosci quelle ragazze? Sì, LE conosco tutte - Sì,NE conosco qualcuna

Marco, hai bevuto tutta la birra? Sì, L'ho bevuta tutta - No,NE ho bevuto solo un bicchiere

Gianni, hai mangiato tutto il dolce? Sì, L'ho mangiato tutto - No,NE ho mangiata solo una fetta

ATTENZIONE!!!

Non LI prendo TUTTI, NE prendo solo DUE / ALCUNI / UN PO' / LA METÀ

ma anche: NON NE prendo NESSUNO / AFFATTO / PER NIENTE

Esercizi

I. COMPLETA CON I PRONOMI

1. Simone ................... ha scritto molte volte, ma io non .................... 151d38b ho ancora risposto.

2. Hai telefonato alla tua ragazza? Sì, ................. ho telefonato prima.

3. Se Luca mi cerca, .................... 151d38b ..... devi dire che torno alle 5.

4. Signor Torri, .................... 151d38b . posso presentare mia moglie?

5. Le nostre amiche .................... 151d38b ...... vogliono molto bene.

6. A Giorgio, la mamma .................... 151d38b ... regala un orologio.

7. Il direttore .................... 151d38b ...... ha spedito un telegramma.

8. Quando ho visto Paola e Renzo, .................... 151d38b ...... ho detto tutto.

9. Roberta ha passato l'esame e i genitori .................... 151d38b ... hanno fatto un regalo.

10. Ho spiegato a Marco che non .................... 151d38b .. posso prestare la macchina oggi.

11. Se telefoni a Fabiana, .................... 151d38b . puoi dire di venire alle 6.

12. Se vi piace leggere, .................... 151d38b .. consiglio questo libro.

13. Per il tuo compleanno .................... 151d38b ...... facciamo una bellissima sorpresa!

14. Ho incontrato tuo marito e .................... 151d38b .. ho presentato mia sorella.

15. .................... 151d38b ... devi fare un grande favore, ............... servono 10 euro!

2. COMPLETA CON I PRONOMI E IL VERBO PIACERE AL PRESENTE O AL PASSATO

1. (A voi) .................... 151d38b .................... 151d38b ............... i film dell'orrore?

2. (A me) .................... 151d38b .................... 151d38b . scrivere lunghe lettere.

3. (A loro).................... 151d38b .................... 151d38b .......... i quadri della mostra di ieri.

4. (A te) .................... 151d38b .................... 151d38b . andare al mare?

5. (A noi).................... 151d38b .................... 151d38b ...... le commedie in costume, l'anno scorso in Francia.

6. (A lei) .................... 151d38b ............... la cucina indiana.

7. (A voi).................... 151d38b .................. studiare l'italiano l'estate scorsa a Perugia?

8. (A me) .................... 151d38b ................ molto i dolci al cioccolato di tua madre ieri pomeriggio.

9. (A te) .................... 151d38b ........... conoscere persone nuove?

10. (A loro).................... 151d38b .................... 151d38b ........ venire al cinema ieri sera.

3. TRASFORMA COME NELL'ESEMPIO

Il professore ci vuole parlare Il professore vuole parlarci

1. Li dobbiamo svegliare alle 7 in punto.

2 Ti passo a prendere appena esco dall'ufficio.

3. Mi puoi chiamare anche nel cuore della notte se hai bisogno.

4. Vi vogliamo invitare al nostro matrimonio.

5. Mi dispiace, non ti posso aiutare perché sono in ritardo.

6. Marco, mi devi spiegare questo esercizio!

7. Vi vogliamo parlare prima di cena.

8. Che bella macchina nuova! La posso provare?

9. Ti voglio regalare un anello di fidanzamento.

10. Vi posso insegnare a guidare la moto, se volete.

11.Ti posso pettinare i capelli?

RISPONDI ALLE DOMANDE COME NELL'ESEMPIO

Hai mangiato la frutta? Sì, l'ho mangiata tutta!

1. A Ravenna avete visitato il Mausoleo di Teodorico?

2. Hai assaggiato le torte della nonna?

3. Chi ha rotto il bicchiere?

4. Dove avete trovato questi bellissimi ricami?

5. I tuoi amici hanno comprato i regali per i loro genitori?

6. Hai sgridato quei bambini capricciosi?

7. Avete provato le lasagne agli spinaci?

8. Federico ha finito i suoi compiti?

9. Chi ha dipinto quei quadri?

10. Caterina ha raccolto i fiori del giardino?

11.Avete controllato gli esercizi?

12. Sapete chi ha scarabocchiato tutti i miei quaderni?

5. COMPLETA LE FRASI CON IL PRONOME PERSONALE DIRETTO, INDIRETTO O CON LA PARTICELLA NE (partitivo):

1. Dove hai comprato quelle scarpe? ................ ho comprate in centro.

2. Signora Risi, ............ ringrazio molto e spero di riveder............ presto.

3. Mio marito sta male: devo accompagnar............. dal dottore.

4. Claudio, puoi accompagnare mia sorella a scuola? Sì, ............... accompagno subito.

5. Vuoi una sigaretta? No, ................ ho già fumate dieci.

6. Dove posso parcheggiare l'auto? .................. puoi parcheggiare sotto casa.

7. Hai già visto questo film? Sì, ................. ho già visto.

8. Conosce un buon ristorante? ................ conosco uno in piazza Mazzini.

9. Hai da prestarmi 5 euro? Sì, .................... 151d38b ...... ho.

10. A che ora ci venite a trovare? .................... 151d38b veniamo a trovare alle 9.

11.Dove avete incontrato Simona?................... abbiamo incontrata al bar.

12. La mamma chiede se ................ fai un favore.

13. Carlo e Fabio tornano subito: .................... 151d38b possiamo aspettare qui.

14. Io non ho ancora i biglietti: tu ................... hai già comprati?

15. Questi esercizi sono troppi: ................. faccio solo due.

16. Scrivo la lettera e poi ................. mando alla nonna.

17. Se hai poco tempo, posso aiutar................. io.

18. Ho pochi soldi: .................... 151d38b . ho spesi quasi tutti!

TROVA GLI ERRORI NELLE SEGUENTI FRASI

1. Quanti cioccolatini hai mangiato? Li ho mangiati molti.

2. Scusa, non ho sentito la domanda. Puoi la ripetere?

3. Ti ha raccontata cosa gli è successo? No, non mi ha raccontata niente!

4. Quante mele mi hai comprato? Le ho comprate due chili.

5. Se vuole qualche cosa da bere, la può dire.

6. Se hai una bici da corsa, lo presti ad un mio amico?

7. Gli ho dato dei libri, ma non l'ha ancora restituiti.

8. Se Carla ha bisogno di un consiglio, gli parlo io.

9. Che carino tuo fratello! La presenti a tutti gli amici?

TRASFORMA LE FRASI SECONDO L'ESEMPIO

Noi leggiamo i libri Noi li leggiamo, li abbiamo sempre letti!

1. Gianni guarda molti film.

2. Io amo Nicola.

3. Paola adora il suo gatto.

4. Tu detesti Sara.

5. Io ascolto i miei insegnanti.

6. COMPLETA LE FRASI CON IL PRONOME PERSONALE DIRETTO, INDIRETTO O CON LA PARTICELLA NE (partitivo):

1. Quando rivedi i tuoi genitori? .................... 151d38b rivedo per Natale.

2. Quel bimbo piange. .............. puoi consolare?

3. ............... dispiace, ma devo partire prima della cena.

4. Ti accompagno a scuola? No, ............... accompagna Roberto.

5. Signorina, ............. invito ad una festa sabato sera.

6. Dov'è andato tuo fratello? Non ............. so.

7. Oggi è il compleanno di Gianni. Che cosa ............... regaliamo?

8. Stasera esco con Laura e ......... offro la cena.

9. Quando festeggi il tuo onomastico? ............ festeggio sabato.

10. Marco è bravo in matematica: ............... devo chiedere aiuto.

11.Franco, prendi tutti i soldi per partire? No, ............... prendo solo un po'.

12. Carlo, ................ hai scritto una cartolina da Parigi?

13. Quando studi la lezione? ............... studio questa sera.

14. Ti è piaciuto il libro? Sì, .............. è piaciuto molto.

15. Signor Rossi, ............... ringrazio molto per la sua ospitalità.

16. Hai visto la Fontana di Trevi? No, non ............... ho mai vista.

COME SOPRA

1. Hai fame? Sì, ............... ho molta.

2. Vi piacciono gli animali? Sì, ................ piacciono moltissimo.

3. Marta, capisci l'inglese? Sì, ............... capisco ma non ............... parlo.

4. Per chi fai questo maglione? ............... faccio per un amico.

5. Quanti libri leggi in un anno? ............... leggo pochi.

6. Signorina, ................ posso aiutare?

7. Professore, ................. saluto e ................. ringrazio.

8. Come condisci la pasta? .................. condisco con il ragù.

9. Cari genitori, non ........... preoccupate, ............ scrivo e ............. telefono ogni settimana.

10. Che cosa regali a tuo marito per l'anniversario di nozze? ............... regalo un bell'orologio.

11. Sai a memoria il numero di Paolo? No, non ................ so.

12. Non conosco bene Maria ma ........... sembra una brava ragazza.

13. Quando ha visto Gianni, ................... ha raccontato tutto.

14. Hai visto le tue amiche? No, ............... telefono adesso.

15. Signora, .................. piacciono questi gioielli?

16. Sei incontentabile! Non .............. basta mai niente!

SCRIVI LA FRASE AL PASSATO PROSSIMO

1. Mi piacciono molto le lezioni

2. Le bastano pochi minuti per fare quel lavoro

3. Ci piace tanto la pasta

4. Li saluto gentilmente

5.Tua sorella mi sembra triste

6. Mi succedono sempre cose strane

I PRONOMI DOPPI

Pronomi doppi (indiretti + diretti)

Ind Dir.lo la li le ne

mi me me lo me la me li me le me ne

ti te te lo te la te li te le te ne

gli, le, Le glielo gliela glieli gliele gliene

ci ce ce lo ce la ce li ce le ce ne

vi ve ve lo ve la ve li ve le ve ne

gli, Gli glielo gliela glieli gliele gliene

Ho scritto a Maria. Le ho scritto. ( indiretto)

Ho scritto la lettera. La ho scritta. (diretto)

Ho scritto la lettera a Maria. Gliela ho scritta.

(dir.) ( ind.)

Note!

  1. La i-finale di mi/ti/ci/vi si trasforma in e davanti ad un altro pronome: me lo, te lo, ecc.
  2. Nei pronomi accoppiati (doppi) il complemento di termine (indiretto) PRECEDE il complemento oggetto (diretto).
  3. I pronomi doppi si scrivono in 2 parole, ad eccezione della terza persona (glielo, gliela ecc.).
  4. Quando i pronomi seguono i verbi (nel caso di un infinito, un participio, un gerundio o un imperativo) si scrivono uniti al verbo stesso.

Esempio: - Diteglielo voi a Marco; io gliel'ho ripetuto tre volte.

- Stasera è la prima dell'Aida! Te ne sei dimenticato? - No, ma hai fatto bene a ricordarmelo.

ESERCIZI:

1. Completa con i pronomi giusti

1.Ti ho detto che hai torto --> _______________ho detto, no?
2. Ti do una caramella --> ________________ho data.
3. La fai vedere a me? --> ________________fai vedere?
4. Vi ha dato i libri? --> __________________ha dati?
5. Ci ha detto che non è contento? --> Sì, ______________ha detto
6. Ci dà il disco --> _________________dà.
7. Ho detto a voi che sono stanco --> ________________'ho detto.
8. Mi ha reso ("rendre") le lettere --> _____________ha rese.

2. Rispondete alle domande usando i pronomi doppi:

Topazia ha dato molti consigli a Giuliana?

Manolo ha lasciato la casa a Giuliana?

Vittoria ha comprato il pollo per la madre di Pietro?

Virginia ha fatto dei vestiti per Ginestra?

Manolo ha lasciato le chiavi di casa a Topazia?

3. Rispondete alle domande usando i pronomi doppi

  1. Quando ci mandate una cartolina?
  2. Quando vuoi portare le ragazze al mare?
  3. Quando mi presenta sua moglie?
  4. Quando ci parlate delle elezioni?
  5. Quando mandi la lettera ai genitori?
  6. Quando dobbiamo dare i soldi alla banca?
  7. Puoi dirmi la verità?
  8. Vuoi darmi il tuo numero di telefono?
  9. Devi dare i biglietti a Pietro?
  10. Puoi presentarmi i tuoi amici?
  11. Puoi darci l'indirizzo di tua madre?
  12. Quanti regali pensi di fare a tua madre per il suo compleanno?
  13. Maria deve dare le rose al professore?
  14. I bambini vogliono portare il cane ai loro cugini?
  15. Il postino ti ha portato le lettere?
  16. Roberta ha regalato i giradischi al marito?
  17. Federico ha spedito il giocattolo al figlio?
  18. Vogliamo regalare il nastro agli amici?

4. Riscrivere la frase intera sostituendo sia l'oggetto diretto che l'oggetto indiretto

Es., Roberta scrive la lettera a Isabella.  Roberta gliela scrive?

1.Ho spedito la lettera alla mia amica. _____ _______ ______ _______________

2. Scrivi una lettera alla ragazza _____ _______ ______ _______________

3. Aprite la porta alla signora.  _____ _______ ______ _______________

4. Mette i soldi nei portafogli.  _____ _______ ______ _______________

5. Prometti a tua madre di tornare presto. _____ _______ ______ _______________

6. Restituisci i dischi a Giovanni.  _____ _______ ______ _______________

7. Consegnerai il compito al professore? _____ _______ ______ _______________

8. Permettono a Mario di farlo. _____ _______ ______ _______________

9. Non dare il biglietto al ragazzo!  _____ _______ ______ _______________

10. Leggete le lettere agli amici!  _____ _______ ______ _______________

11. Parla subito di Giovanni a tua madre! _____ _______ ______ _______________

12. Ripeti queste parole a Maria.  _____ _______ ______ _______________

13. Noi portiamo a lei delle rose.  _____ _______ ______ _______________

14. Manderei un pacco a mia zia se potessi. _____ _______ ______ _______________

15. Ha spedito la lettera a voi? _____ _______ ______ _______________

16. Dici le notizie a Maria?  _____ _______ ______ _______________

17. Promettono ai genitori di finire il lavoro. _____ _______ ______ _______________

18. Permettete a Luisa di andare in Italia? _____ _______ ______ _______________

19. Consegnerai la lista al cameriere?  _____ _______ ______ _______________

20. Ho dato il libri a lui.  _____ _______ ______ _______________

21. Non dare il libro a Giovanni.  _____ _______ ______ _______________

22. Ha spiegato le lezioni a lei? _____ _______ ______ _______________

23. Vendeva le sigarette a voi. _____ _______ ______ _______________

24. Non avete detto la verità ai vostri genitori? _____ _______ ______ _______________

25. Ho presentato mia cugina a suo fratello. _____ _______ ______ _______________

26. Ho mandato i libri a suo padre. _____ _______ ______ _______________

27. Hai spedito i fiori a Luisa.  _____ _______ ______ _______________

28. Hanno ricordato a Maria la sua promessa.  _____ _______ ______ _______________

29. Voglio comunicare la risposta a Giovanni.  _____ _______ ______ _______________

30. Ho pensato di fare una sorpresa a Luisa. _____ _______ ______ _______________

31. Domani manderemo l'augurio a Franco. _____ _______ ______ _______________

32. Carlo non si vede quasi mai da queste parti. _____ _______ ______ _______________

33. Non si prestano mai i libri. _____ _______ ______ _______________

34. Non si è vista più in giro Paola. _____ _______ ______ _______________

35. Non s'incontravano spesso i ragazzi _____ _______ ______ _______________

36. Dovrei far sapere la risposta a Giulio. _____ _______ ______ _______________

37. Hai prenotato i biglietti per tua madre? _____ _______ ______ _______________

38. Hai fatto la domanda alla nonna? _____ _______ ______ _______________

39. Avete mandato gli auguri agli amici? _____ _______ ______ _______________

40. Hanno venduto la macchina a Luigi? _____ _______ ______ _______________

41. Hai spedito i libri a tuo fratello? _____ _______ ______ _______________

42. Mi avete scritto la lettera.  _____ _______ ______ _______________

43. Avete dato l'indirizzo al dottore _____ _______ ______ _______________

44. Hanno insegnato la grammatica allo studente. _____ _______ ______ _______________

45. Ha chiesto l'informazione al signore. _____ _______ ______ _______________

46. Hai promesso una bambola alla bambina.  _____ _______ ______ _______________

47. Hanno chiesto le informazioni all'agente? _____ _______ ______ _______________

48. Fate raccontare la storia a Carlo!  _____ _______ ______ _______________

49. Ha promesso al ragazzino di portarlo allo zoo. _____ _______ ______ _______________

50. Ho chiesto il permesso ai miei genitori. _____ _______ ______ _______________

Psicologia della comunicazione persuasiva

Se il Novecento è stato il secolo che ha visto svilupparsi la comunicazione di massa attraverso l'utilizzo di mezzi sempre più sofisticati, il fascino delle nuove tecnologie e il loro tumultuoso sviluppo, non possono e non devono farci dimenticare il denominatore comune, ovvero l'Uomo. Il secolo trascorso sembra aver accelerato, infatti, quel processo continuo che ha portato l'uomo, fin dai tempi più remoti, ad estrapolare proprie funzioni fisiche e mentali all'esterno di sé, simulandole grazie all'intervento della tecnologia. E così dalle macchine che ci permettono di muoverci sulla terra, nell'aria, e nell'acqua, alle tecniche di rappresentazione come la pittura, la fotografia o il cinema che simulano la nostra capacità di percepire, di memorizzare, di ricordare, alla biogenetica che ci permetterà di estrapolare la riproduzione dei nostri organismi, le grandi innovazioni si sono configurate come un tentativo di copiare e migliorare ciò che già possediamo, ma come ogni copia che si allontana dall'originale e finisce per adombrare la realtà, così la tecnologia rischia di farci perdere il senso del denominatore comune da cui tutto nasce.

Se il nuovo secolo si apre all'insegna delle reti di comunicazione virtuali, che finiscono per simulare la nostra rete di memoria, allora non bisogna dimenticare che se si dà una memoria così strutturata alla mente collettiva che guida le nostre società, si rischierà di perdere la pluralità delle fonti e del giudizio, e di operare un'omogeneizzazione del sapere e della cultura, costruendo un futuro nel quale il tutto sarà sempre più una riduzione ed una semplificazione delle parti che lo compongono.

Recuperare la singolarità e la complessità dei meccanismi che soggiacciono alla mente individuale è uno scopo fondamentale della psicologia e per certi aspetti della psicologia della comunicazione, che studia i processi mentali alla base della trasmissione dei pensieri e trova un suo spazio ed una sua ragione d'essere proprio nella complessità che soggiace non tanto ai testi in sé quanto all'essere umano che dai modelli riduzionisti e dalla presunta passività riacquista un ruolo attivo d'interprete e di fruitore (=utilizzatore) della comunicazione.

I processi cognitivi, emotivi e comportamentali che entrano in gioco nel costruirsi della mente individuale e di quella collettiva che contraddistingue una cultura, o meglio, un paradigma culturale, sono un indiscutibile campo d'analisi che mette alla prova ricercatori e studiosi da dovunque. Ed è tra i limiti e le potenzialità della mente (e non del cervello, che ne rappresenta solo l' hardware) che vanno ricercate le ragioni d'essere della comunicazione e le sue apparentemente infinite sfumature.

Seppur nell'ottica di una visione di ampio respiro, quale deve essere quella di un manuale, limiteremo le argomentazioni studiate alla sola comunicazione persuasiva e, principalmente, a quella comunicazione che si pone obiettivi commerciali, valutando quell'insieme di aspetti che un'azienda, un'agenzia pubblicitaria, un istituto di ricerca e, più in generale, tutti coloro che utilizzano la comunicazione con l'obiettivo di indurre un comportamento in chi la riceve, devono tenere presenti. Nessuna pretesa di esaustività, soprattutto in funzione di quelle che sembrano essere le complesse dinamiche che accompagnano la comunicazione diretta, la comunicazione senza fini persuasivi o quelle forme di comunicazione celata che tentano di raggiungere la mente dei destinatari senza palesare i propri intenti, ma semplicemente una trattazione che tenta di porre le basi epistemologiche di una disciplina che ha e potrà avere sempre più, nel futuro, un peso nella comprensione delle complesse dinamiche comunicazionali. Definiamo quindi psicologia della comunicazione quella disciplina che studia i processi mentali che guidano la trasmissione di pensieri tra esseri umani e che, in particolare, attraverso l'uso del sistema linguistico o d'altri sistemi di segni formali, sia diretti, sia mediati da strumenti e mezzi, ne studia i meccanismi di generazione (codificazione) e di ricezione (decodificazione).

Nell'ambito della psicologia della comunicazione possiamo distinguere ancora discipline quali la psicologia del linguaggio che studia i processi di generazione e di elaborazione del linguaggio stesso, la psicologia della percezione che studia in particolare i processi percettivi (dove questi possano essere applicati alla decodificazione della comunicazione), la psicologia della comunicazione di massa che studia invece tutti quei fenomeni di comunicazione mediati da mezzi che si frappongono tra il mittente ed il destinatario della comunicazione, generando situazioni di comunicazione di un soggetto verso molti altri. Nell'ambito della comunicazione tout court possiamo ulteriormente distinguere la comunicazione con fini persuasivi che ha l'obiettivo di indurre nel destinatario della stessa un cambiamento di atteggiamento o azioni di stampo comportamentale (nel cui ambito è ulteriormente compresa la comunicazione commerciale, inerente le attività di acquisto e di vendita) e la comunicazione senza fini persuasivi, ovvero quella comunicazione che può essere di ordine prettamente informativo o gratuito (ad esempio puramente ludico).

Le prospettive di studio della comunicazione sono quindi molteplici anche solo nell'ambito dell'approccio psicologico, ma ciò che lo caratterizza è, come abbiamo già accennato, il porre al centro delle proprie attenzioni lo studio dei meccanismi mentali che soggiacciono alla comunicazione e non solo i messaggi o i testi che questa trasmette.

Davide Vannoni

VOCABULAR:

attraverso = prin intermediul trovare = a gasi

mezzi = mijloace ragione d'essere = ratiune de a fi

sempre più = tot mai in sé = în sine

dimenticare = a uita presunto = presupus

ovvero = adica riacquistare = reachizitiona

il secolo trascorso =secolul trecut entrare = a intra

portare = a duce gioco = joc

fin dai tempi più remoti = înca din cele mai vechi timpuri

muoversi = a se misca contraddistinguere = a contradistinge

di percepire = de a percepe, recepta mettere alla prova = a pune la incercare

ricordare = a aminti ricercatore = cercetator

innovazioni = inovatii da dovunque = de peste tot, din toate partile

ciò che = ceea ce cervello = creier

già = deja ricercare = a cauta

allontanarsi = a se îndeparta sfumatura = nuanta

adombrare = a umbri seppure = chiar daca

all'insegna = sub semnul ampio = amplu, larg

la rete = reteaua si pone = isi pune

allora = 1. atunci, 2. deci valutare = a evalua

bisogno = nevoie l'insieme (di qualcosa) = întregul (a ceva)

non bisogna dimenticare = nu trebuie sa uitam azienda = firma

guidare = a ghida ricerca = cercetare

guida = 1. ghid (subst.) 2. ghideaza (vb, pers III) tutti coloro che = toti cei care

la fonte = izvorul, sursa indurre = a induce

giudizio = judecata ricevere = a primi

futuro = viitor tenere presente = a tine cont

il tutto = totul pretesa = pretentie

riduzione = reducere esaustività = exhaustivitate

compongono = compun soprattutto = mai ales

comporre = a compune accompagnare = a însoti

soggiaccere = a fi supus senza fini = fara scopuri

per certi aspetti = pentru anumite aspecte la fine = sfârsitul il fine = scopul

celato = ascuns peso = greutate

tentare = a încerca comprensione = întelegere, comprehensiune

raggiungere = a ajunge (din urma) pensiero = gând

palesare = a manifesta, a revela, a face cunoscut segno = semn

intento = încercare strumenti = instrumente

tenta di porre le basi = încearca sa puna bazele  ricezione = receptare

invece = în schimb cambiamento = schimbare

frapporre = a (se) interpune, a (se) baga la mijloc atteggiamento = atitudine

frappongono = interpun di stampo = de factura, de natura

mittente = 1. emitator, 2. expeditor acquisto = achizitie

destinatario = destinatar ludico = ludic

soggetto = subiect prospettive = perspective

verso = catre approccio = apropiere, contact

accennare = 1. a indica, a arata 2. a face aluzie la

TESTI FACOLTATIVI

(riguardano soprattutto gli studenti della Facoltà di Psicologia e la Facoltà di Sociologia. Compito: ogni studente che studia a questa facoltà deve portare entro due settimane un testo di almeno una pagina contenente un argomento di psicologia/ sociologia, in italiano)

Eros e cervello

Il giudizio di Paride. La rappresentazione cerebrale della bellezza

I nostri concetti di «bello» e «brutto» hanno un qualche significato biologico o sono costruzioni culturali? Queste problematiche, che possiamo definire come le basi biologiche del giudizio estetico, sono il tema del presente brano. Il termine «giudizio estetico» è utilizzato qui non nel suo «comune» senso filosofico, ma in un'accezione «biologica» e non ristretta a quell'animale culturale che è l'uomo.

Contrariamente a quanto si potrebbe ingenuamente credere, gli animali spesso non si accoppiano tra di loro in maniera indiscriminata, ma scelgono il compagno al quale affidare in futuro metà dei propri geni per generare una prole. Il processo in base al quale alcuni individui vengono preferiti ad altri prende il nome di selezione sessuale. Quali sono i criteri che guidano questa scelta? Non si può certo chiedere a una femmina di una qualche specie di pesci quale tra vari maschi le sembri più bello. Se si osserva però una preferenza sistematica per maschi che mostrano una particolare caratteristica (ad esempio pinne più lunghe), si può ragionevolmente concludere che per i pesci di quella determinata specie la caratteristica in questione (pinne lunghe) dev'essere giudicata «attraente». Questa è la base dell'estetica darwiniana. Una caratteristica fisica è attraente se aumenta il successo riproduttivo di chi la porta, e il «giudizio estetico» è quel meccanismo (innato) che riconosce e analizza queste particolari caratteristiche anatomiche. Tale giudizio estetico non si applica a quadri, costruzioni architettoniche o panorami, ma, esclusivamente, a membri della stessa specie.

Si potrà obiettare che quando non sono pesci, ma uomini e donne a essere coinvolti nel gioco, il giudizio estetico non rappresenta l'unico parametro nella scelta di un compagno. Questo è certamente vero, ma se esistono predisposizioni innate, per quanto piccole, nel corso delle generazioni esse avranno modificato l'aspetto del viso umano. Per individuare tali predisposizioni, è necessario studiare l'impressione immediata evocata da un viso sconosciuto, quel giudizio istantaneo e istintivo espresso esclusivamente sulla base di caratteristiche fisiche. La rapidità di questo processo è impressionante. In uno studio in cui sono stati mostrati a dei soggetti una serie di visi cercando possibili variazioni sistematiche dell'elettroencefalogramma associate alla presentazione di un bel volto, si è potuta individuare una risposta con un ritardo di 30 centesimi di secondo, poco più del doppio del tempo che impiega un centometrista a scattare dai blocchi di partenza dopo lo sparo. Si tratta di un giudizio «animale», ma proprio per questo assume significato biologico. Probabilmente, le preferenze estetiche rappresentano un criterio utilizzato per la scelta del partner che ha influenzato (e forse tuttora influenza) l'evoluzione delle caratteristiche fisiche della nostra specie, l'espressione di una componente innata e geneticamente programmata del nostro comportamento.

La capacità di classificare le persone secondo una scala di bellezza, di selezionare cioè un certo tipo di caratteri somatici rispetto ad altri, implica l'esistenza nel nostro cervello di modelli ideali, per usare le parole di Konrad Lorenz di templates (stampi), con i quali, di volta in volta, vengono confrontate le persone che abbiamo di fronte. Questo modello ideale, al quale viene fatto inconsciamente riferimento, è appreso e soggetto a condizionamento culturale o è innato? Quali sono le regioni del cervello che vengono attivate quando si giudica la bellezza di una persona? Oltre a postulare l'esistenza di un modello ideale, è possibile individuare qualche sua caratteristica? A queste domande si è cercato di rispondere, usando strategie varie che spaziano dalla registrazione d'attività neuronale alla psicologia sperimentale.

Per quanto concerne la forma del corpo, ciò che viene giudicato più o meno attraente dipende molto dalle diverse culture, dalle mode del momento, e anche dai gusti personali. Facendo riferimento solo alla cultura occidentale, si spazia dalla preferenza per un fisico emaciato, quasi anoressico, tipico di tante modelle, fino alla predilezione per bellezze opulente come quelle rappresentate nei quadri di Rubens. È però possibile fare una interessante osservazione. Le donne «bene in carne» sono state l'ideale sino a quando procurarsi un'alimentazione completa e bilanciata era il problema principale della maggior parte della popolazione. Una donna bene in carne era dunque sinonimo di salute, benessere e buono stato sociale. Nella società consumistica il cibo altamente calorico è diventato alla portata di tutti e un fisico slanciato richiede esercizi ginnici, dedizione e diete: di nuovo sinonimi di buono stato sociale. Quindi, la percezione del fisico ideale può essere influenza dal concetto corrente di status symbol. E un'attenzione estrema ai segnali di status è esattamente quanto ci si attende da una specie sociale e gerarchicamente organizzata come la nostra.

Alessandro Celerino

Analisi sistematica del pensiero di Sigmund Freud

Rifacendosi ad una concezione tardo-positivistica, Freud delinea una concezione dinamico-energetica dell'essere umano. Egli parla più volte di una energia psichica che ogni individuo avrebbe in una determinata quantità; questa energia alimenta un fenomeno che nella psicologia freudiana ha la massima importanza: il fenomeno pulsionale. In senso generale la pulsione esprime le spinte dell'organismo verso determinate mete: essa, a differenza dello stimolo, trae origine da fonti di stimolazione interne al corpo, agisce con una forza costante e la persona non vi si può sottrarre, come invece può fare con lo stimolo. Nella pulsione possiamo distinguere fonte, oggetto e meta. La fonte è uno stato di eccitamento nel corpo, la meta è l'eliminazione di tale eccitamento; lungo il percorso dalla fonte alla meta, la pulsione diviene psichicamente attiva.

Freud distingue fra pulsioni dell'Io e pulsioni sessuali: mentre le prime tendono all'impegno nella realtà, le seconde tendono al piacere ed entrano in contraddizione con quelle dell'Io. In un secondo tempo Freud aggiunge le pulsioni di Morte ed Eros, e sviluppa la tesi secondo cui nell'uomo esisterebbe, accanto a una tendenza alla conservazione e allo sviluppo della vita e dell'eros, anche una tendenza all'autodistruzione, al dissolvimento di se stessi. Freud chiama le pulsioni sessuali anche con il nome di pulsioni libidiche: inizialmente egli intendeva per libido la somma delle energie vitali, poi ha ristretto il riferimento del termine alle sole sessuali, in polemica per questo con Jung. Egli descrive la libido come una forza cieca e irrazionale, violenta e incoercibile come la fame; nonostante promuova l'incontro tra i sessi, essa è intimamente asociale, perché induce l'individuo a ricercare il proprio piacere personale e ad investire cariche energetiche in obiettivi edonistici. La libido sospinge l'essere umano verso il piacere, a scapito del lavoro nella realtà, perciò la sua vita sarà attraversata dal conflitto tra il principio di piacere e il principio di realtà. Dall'analisi delle pulsioni, Freud perverrà ad elaborare la sua più matura concezione della personalità umana; era arrivato col bipartire la personalità umana in dimensione conscia e dimensione inconscia. Dirà poi che questi due processi tendono a trasformarsi l'uno nell'altro. In un secondo tempo, egli pone fra conscio e inconscio il preconscio (un inconscio latente che diventa facilmente conscio). Ma dopo una lunga riflessione egli comprende che le forze che sono alla base della vita profonda non sono quelle da lui indicate in un primo momento nel conscio, inconscio e preconscio, ma l'Es, il Super-io e l'Io.

Es è un termine tedesco che indica il pronome neutro della terza persona singolare; con esso Freud intende designare la parte oscura, inaccessibile della nostra personalità, che è una sorgente organica di energie pulsionali non organizzate, che fluiscono in una dimensione atemporale, operando al di fuori delle consuete categorie logiche e da qualsiasi nozione di valore o di bene, di male o di moralità. Questa dottrina dell'Es assume un'importanza fondamentale nel Freud maturo, in cui l'essere umano appare fondato su questa base energetica, che non rispetta né le categorie kantiane né tanto meno le leggi morali, e agisce secondo direttive appartenenti a tutt'altro ordine di motivazioni e di finalità. Non sono estranee a questa concezione gli echi di una certa filosofia di Schopenhauer e di Nietzsche.

L'Es è inconscio, ma tende ad affiorare a livello cosciente; anche il Super-io è largamente inconscio, pur potendo elevarsi a coscienza: ecco in che senso appare superata la precedente rigida suddivisione in conscio e inconscio (cui Freud aggiunse il preconscio). In Freud il Super-io rappresenta quella che può essere definita la coscienza morale: è una sorta di censore che giudica gli atti e i desideri istintivi dell'uomo (facendogli provare piacere o rimorso, e guidandolo nelle decisioni). Questa coscienza si distacca però da quella dei moralisti antichi e moderni, in quanto non è innata nell'uomo e non sempre svolge un'azione benefica. Il Super-io nasce nel bambino, inizialmente libero da qualsiasi principio morale, per effetto del potere condizionante dei genitori; a un certo punto della sua evoluzione il bambino interiorizza, sotto forma appunto di Super-io, l'autorità familiare. Ma mentre nell'autorità dei genitori vi era anche un elemento affettivo, nel Super-io rimane solo l'elemento proibitivo e punitivo, perciò spesso diventa fonte di infelicità.

Nato dall'influsso dei genitori, il Super-io può poi essere sviluppato da quelle persone che si sono sostituite ai genitori (figure ideali, insegnanti). Con tutte queste persone è avvenuto il processo di identificazione, attraverso il quale l'Io del soggetto viene in parte scisso da se stesso, assimilato all'Io di un altro individuo ed eretto a censore della nostra vita. Il Super-io svolge una funzione positiva quando obbliga l'Io a non ascoltare solo la voce delle pulsioni ma a dare ascolto anche alla realtà, ma è anche il veicolo che trasmette miti e pregiudizi di ogni sorta. E' questa una dottrina che ha importanti conseguenze etiche e filosofiche, in quanto riproblematizza il concetto di coscienza morale, nonché pedagogiche, in quanto getta nuova luce sull'evoluzione del bambino e sui suoi rapporti con i genitori. Sul piano sociologico cambia invece il rapporto dell'uomo con i suoi miti, e quello dei governanti con i governati in certi regimi (per Freud la massa è un insieme di singoli che hanno inserito nel loro Super-io la medesima persona, identificandosi fra loro nel proprio Io in base a questo elemento comune). Queste concezioni della massa appaiono nella Psicologia delle masse, scritta nel 1921: dieci anni più tardi, l'avvento del nazismo pare confermare queste teorie.

Dopo Es e Super-io, si tratta di vedere che cos'è l'Io per Freud Egli lo definisce come quella parte dell'Es che è stata modificata dalla vicinanza del mondo esterno, definizione che non delinea in modo molto chiaro la portata dell'Io. L'Io è condizionato dalle proprie pulsioni libidiche, dal complesso dei principi e valori morali recepiti dall'interno (Super-io) e dalla realtà esterna. L'io è quindi minacciato dal mondo esterno, dal Super-io e dall'Es, e reagisce alle loro esigenze spesso inconciliabili sviluppando angoscia. La funzione dell'Io è una funzione amministrativa, che Freud chiama economica, proprio perché si occupa di amministrare l'influsso dei tre elementi che abbiamo visto essere predominanti. In questa concezione si può vedere anche un riflesso della situazione precaria dell'uomo nel mondo moderno.

L'obiettivo di Freud, che si manifesta nella celebre affermazione "Dov'era l'Es, deve diventare Io", è quello di portare l'uomo alla consapevolezza delle forze che lo condizionano; da questa consapevolezza doveva scaturire automaticamente la liberazione psicoanalitica, ma la realtà ha mostrato che la psicoanalisi, se è riuscita nel compito di consapevolizzare, non è sempre riuscita in quello di creare qualcosa di nuovo e alternativo al modello culturale dominante. Proprio perché spesso l'individuo non riesce a costruire quegli equilibri interni di cui ha bisogno, cade vittima di qualche malattia mentale. Freud, contrariamente a quanto si crede, non ha mai pensato di poter intervenire in qualche caso di disturbo mentale: egli si è occupato solo di alcuni casi di nevrosi. Per Freud la nevrosi è un rapporto inadeguato fra le fondamentali componenti della vita psichica dell'individuo; in modo particolare è affetto da nevrosi l'individuo nel quale determinate forze impediscono alla libido di scaricarsi in modo soddisfacente. In genere la nevrosi nasce quando il conflitto fra pulsioni sessuali (libidiche) e altre funzioni supera un certo livello. I modi in cui questa pressione libidica può essere bloccata, sono chiaramente determinati da Freud, mentre le cause sono infinite, e l'analista le deve cercare per poter aiutare il soggetto a superare la nevrosi. La situazione più frequente è quella, come già abbiamo visto, in cui la pulsione libidica non riesce a scaricarsi in modo soddisfacente: questo può accadere per effetto di un intervento del Super-io, che in nome di qualche principio morale considera illecito quel piacere, e ne proibisce quindi il raggiungimento da parte della libido; allora l'Io, per placare un conflitto interiore divenuto troppo doloroso, cerca di eliminare la causa di questo conflitto. Constatando l'impossibilità di rimuovere il veto espresso dal Super-io, esso opererà sulla propria pulsione libidica, rimuovendola. La rimozione è infatti una funzione dell'Io mediante la quale l'individuo allontana dal proprio orizzonte cosciente la causa del conflitto. La procedura appare semplice, anche se dolorosa, ma non sempre sortisce l'effetto desiderato: una volta rimossa infatti, la pulsione libidica mantiene la sua energia psichica, solo che questa passa dal piano conscio a quello inconscio, da dove continua sotto altre forme più o meno intense a manifestare la propria presenza. La testimonianza dell'operazione di rimozione compiuta dall'Io e dalla presenza dell'impulso rimosso, è fornita dal sintomo.

L'itinerario psicanalitico che abbiamo delineato, giunge alla sua fase finale quando esplica un'azione terapeutica. Abbiamo già visto che l'obiettivo di Freud è quello di far procedere l'inconscio sino alla coscienza; ora si tratta di vedere in quali modi l'analista conduce il paziente a questo processo di consapevolizzazione. Il processo terapeutico tende a disvelare nel paziente quei conflitti che in un'epoca più o meno remota hanno indotto un'azione nevrotica: in uno stato di rilassatezza psico-fisica, il paziente è invitato a raccontare i propri sogni, le proprie fantasie e le vicende più intime. A forza di raccontare il paziente raggiunge episodi lontani ,nascosti nelle pieghe della memoria, sino a giungere alla scoperta dell'episodio che è alla base della nevrosi. Rivivrà così quell'episodio che ha indotto l'Io a negare alla libido un certo suo soddisfacimento, rimuovendo un determinato impulso libidico e spingendolo così a determinare la propria azione sotto forma di sintomi, i quali disturbano in modo più o meno grave la vita normale dell'Io. Il paziente guarirebbe se il conflitto fra il suo Io e la sua libido avesse fine e il suo Io disponesse della facoltà di disporre della sua libido. siccome la libido del nevrotico si trova legata ai sintomi, si tratta di aggredire questi sintomi, individuarne la genesi e dissolvere quest'ultima dissolvendo in questo modo anche i sintomi medesimi, riportando così l'energia libidica ad un corretto rapporto con l'Io. Per raggiungere questo risultato l'analista si serve di tutti i mezzi disponibili (sogni, lapsus, fantasie, desideri): tutto può servire per arrivare alla fonte del conflitto del nevrotico. Grazie alla collaborazione del paziente, l'analista riuscirà a portare alla luce della coscienza quell'episodio che, messo a nudo e ridimensionato dal paziente, perderà la sua carica disturbatrice. Si tratta naturalmente di un lavoro lungo e faticoso, che richiede comunque molta collaborazione da parte del paziente.

Non sempre però la terapia raggiunge i risultati sperati: a volte le resistenze che il paziente oppone, nonostante la volontà di guarire, impediscono di scoprire la causa della nevrosi (questo accade in modo particolare per certi tipi di nevrosi particolarmente gravi). Per far fronte a questa situazione Freud ha elaborato la dottrina, molto discussa, del transfert (o traslazione). Freud parte dalla considerazione che alla forza esercitata dal conflitto nevrotico non si può reagire con le sole parole; per combattere la forza sprigionata dalla resistenza, occorre reagire con una forza uguale e contraria. Ad un processo conoscitivo occorre sostituire un processo pratico-affettivo. Occorre insomma utilizzare contro la forza della resistenza operante nell'individuo nevrotico un'altra forza (pratico-affettiva) agente anch'essa in tale individuo. Freud ha compreso che era possibile applicare una forza di questo tipo, grazie alla sua esperienza professionale: egli si è accorto che con grande frequenza i propri pazienti si legavano affettivamente a lui, sia donne che uomini. La spiegazione di questo fenomeno, secondo Freud, risiede nel fatto che gli individui nevrotici sono tutti carenti, per un motivo o per l'altro, a livello affettivo, e quindi trasferiscono il loro desiderio insoddisfatto nell'analista. Non si tratta necessariamente di un desiderio erotico-sessuale, perché la libido è un'energia multiforme e complessa che si può manifestare anche sotto l'aspetto di amore filiale o di altro affetto di natura analoga. Quello che è più importante comunque, è il fatto che il paziente, una volta "innamoratosi" dell'analista, è attivissimo nelle sedute terapeutiche. La traslazione della propria energia libidica nella persona dell'analista induce l'individuo nevrotico a sforzarsi in ogni modo di compiacere il desiderio conoscitivo dell'analista medesimo.

In certi momenti Freud ha guardato al transfert come al momento decisivo della terapia psicoanalitica, al punto di affermare che certe malattie nevrotiche non sono curabili perché non è possibile il transfert. Nel narcisismo, ad esempio, il malato ha investito tutta la propria libido nel suo Io; l'impossibilità di farlo uscire da questo circuito affettivo rende impraticabile la terapia psicoanalitica, basata sul rapporto affettivo paziente-medico. Al tempo stesso il transfert può divenire anche un grosso pericolo, in quanto l'innamoramento del paziente può portare a tacere certi episodi per paura di una riprovazione dell'analista; il transfert, come ogni innamoramento, potrebbe suscitare anche sentimenti di odio, ostili alla prosecuzione della pratica psicoanalitica; potrebbe inoltre determinare una situazione di dipendenza del paziente nei confronti del proprio medico, la quale ostacola quel consolidamento dell'Io e della sua autonomia che è l'obiettivo primario della terapia psicoanalitica.

Freud ha sempre respinto ogni rigida contrapposizione fra sanità e disturbo mentale ed ha affermato che tutti gli individui hanno uguali possibilità di cadere in situazioni nevrotiche e che nessun essere umano è tanto sano da non aver compiuto almeno qualche rimozione e da non essere vittima di almeno qualche conflitto tra le proprie forze pulsionali. La nevrosi viene vista dal pensatore viennese non come un'anormalità, ma anzi come la prerogativa dell'uomo rispetto agli animali, perché solo nell'uomo si può riscontrare quel processo di sdoppiamento delle proprie energie profonde per il quale alcune si incarnano in pulsioni sessuali ed altre in pulsioni connesse alla conservazione dell'Io, divergendo a tal punto da creare costantemente conflitti interiori più o meno gravi. Freud ritiene inoltre che non tutte le nevrosi debbano essere eliminate, perché a volte l'individuo instaura con la sua nevrosi un equilibrio che potrebbe essere interrotto dalla terapia e potrebbe quindi portare all'insorgere di fenomeni nevrotici più gravi. Vi sono quindi dei casi in cui si ritiene che lo sfociare di un conflitto nella nevrosi rappresenti la soluzione più innocua e socialmente più tollerabile. La fuga del nevrotico in alcuni casi è l'unica risposta in grado di impedire il crollo dell'individuo di fronte alle difficoltà della vita.

Esercizi:

1. Fate un piccolo saggio (di almeno una pagina) sul seguente argomento:

La comunicazione interumana nei giorni di oggi

2. Le influenze del TV e del PC sono benefiche o no per la nostra società? Perchè? Argomentate la vostra risposta in un testo di almeno una pagina.
Il condizionale

Conditionalul este modul care indica o actiune care se poate realiza numai daca se verifica anumite conditii (exprimate prin indicativ sau prin conjunctiv). De asemenea, conditionalul se foloseste pentru a indica o dorinta, un dubiu, eventualitatea, o opinie, o cerere politicoasa, o supozitie.

În limba italiana, la fel ca si in limba româna, conditionalul are 2 timpuri: prezent si trecut (passato).

Il condizionale presente:

a)      Verbi regolari

I II III

-ARE -ERE -IRE

parlare vendere partire

io parlerei (as vorbi) venderei (as vinde) partirei (as pleca)

tu parleresti venderesti partiresti

lui/lei parlerebbe venderebbe partirebbe

noi parleremmo venderemmo partiremmo

voi parlereste vendereste partiresti

loro parlerebbero venderebbero partirebbero

b)      Verbi irregolari

fare sapere dire stare dare

Io farei saprei direi starei darei

Tu faresti sapresti diresti staresti daresti

Lui/lei farebbe saprebbe direbbe starebbe darebbe

Noi faremmo sapremmo diremmo staremmo daremmo

Voi fareste sapreste direste stareste dareste

Loro farebbero saprebbero direbbero starebbero darebbero

andare dovere venire volere bere

Io andrei dovrei verrei vorrei berrei

Tu andresti dovresti verresti vorresti berresti

Lui/lei andrebbe dovrebbe verrebbe vorrebbe berrebbe

Noi andremmo dovremmo verremmo vorremmo berremmo

Voi andreste dovreste vereste vorreste berreste

Loro andrebbero dovrebbero verebbero vorrebbero berrebbero

Potere tenere morire udire vivere

Io potrei terrei morrei udrei vivrei

Tu potresti terresti morresti udresti vivresti

Lui/lei potrebbe terrebbe morrebbe udrebbe vivrebbe

Noi potremmo terremmo morremmo udremmo vivremmo

Voi potreste terreste morreste udreste vivreste

Loro potrebbero terrebbero morrebbero udrebbero vivrebbero

avere  essere

avrei sarei

avresti saresti

avrebbe sarebbe

avremmo saremmo

avreste sareste

avrebbero sarebbero

Alte verbe neregulate:

- cadere (a cadea): cadrei, cadresti, cadrebbe, cadremmo, cadreste, cadrebbero

- condurre (a conduce):condurrei, condurresti,condurrebbe, condurremmo,condurreste, condurrebbero

- cuocere (a coace): cocerei, coceresti, cocerebbe, coceremmo, cocereste, cocerebbero

- nuocere (a dauna, a pagubi): nocerei, noceresti, nocerebbe, noceremmo, nocereste, nocerebbero

- parere (a parea): parrei, parresti, parrebbe, paremmo, parreste, parrebbero

- porre (a pune): porrei, porresti, porrebbe, porremmo, porreste, porrebbero

- rimanere (a ramâne): rimarrei, rimarresti, rimarrebbe, rimarremmo, rimarreste, rimarrebbero

- trarre (a trage): trarrei, trarresti, trarrebbe, trerremmo, trarreste, trarrebbero

- valere (a conta): varrei, varresti, varrebbe, varremmo, varreste, varrebbero

Observatii:

1. Verbele de conjugarea I (-are) terminate in -care si -gare introduc un h între radical si terminatiile de conditional prezent.

Esempi:

ipotecare: io ipotecherei, tu ipotecheresti, lui ipotecherebbe, noi ipotecheremmo ecc.

navigare: io navigherei, tu navigheresti, lui navigherebbe, noi navigheremmo ecc.

2. Verbele de conjugarea I (-are) terminate in -ciare, -giare si -sciare pierd vocala i finala din radical:

Esempi:

cominciare: io comincerei, tu cominceresti, lui comincerebbe, noi cominceremmo..

mangiare: io mangerei, tu mangeresti, lui mangerebbe, noi mangeremmo ecc.

lasciare: io lascerei, tu lasceresti, lui lascerebbe, noi lasceremmo ecc.

3. Conditionalul prezent se foloseste astfel:

- în frazele ipotetice (cu "daca") pentru a esprima o actiune care s-ar putea verifica în prezent, conditia fiind exprimata prin conjunctiv

es.: Se avessi preso l'aereo, sarei già a casa. (Daca as lua avionul, as fi deja acasa)

- pentru a exprima o dorinta: es.: Vorrei dormire!

- pentru a exprima o cerere politicoasa: es.:Vorrei una tazza di caffè, prego!

- pentru a exprima o supozitie: es.: La sua affermazione dovrebbe essere vera.

- pentru a exprima o opinie personala, prezentata în forma atenuata:

es.: Non sarei dello stesso parere (Nu as fi de aceeasi parere)

- pentru a exprima un dubiu, în forma directa sau indirecta:

es.: Che cosa dovrei fare? (Ce ar trebui sa fac?)

Non so proprio che cosa dovrei fare. (Chiar nu stiu ce as putea face)

Il condizionale passato:

- este format din conditionalul prezent al verbelor auxiliare (avere si essere) si participiu trecut al verbelor de conjugat.

Avere

Essere + participiu trecut

La conditional prezent

Es.: io avrei parlato (eu as fi vorbit), noi avremmo parlato (noi am fi vorbit), loro avrebbero cantato (ei ar fi cântat), tu saresti partito (tu ai fi plecat), lui sarebbe venuto (el ar fi venit), voi avreste vinto (voi ati fi câstigat) etc.

avere essere

avrei avuto sarei stato(a)

avresti avuto saresti stato (a)

avrebbe avuto sarebbe stato (a)

avremmo avuto saremmo stati (e)

avreste avuto sareste stati (e)

avrebbero avuto sarebbero stati (e)

Observatii:

  1. Conditionalul trecut exprima o actiune care s-ar fi putut realiza în trecut daca s-ar fi verificat anumite conditii.
  2. Se foloseste în aceleasi situatii ca si conditionalul prezent însa pentru a exprima o actiune care s-ar fi putut realiza în trecut.

Exercitii:

  1. Sostituisci il verbo al infinito con il condizionale presente:

Io VOLERE ___________________ andare al teatro; tu VENIRE __________________con me?

Al posto tuo io davvero non SAPERE _____ _______ ______ __________ che cosa fare

Gli hai detto il mio segreto? E tu ESSERE _____ _______ ______ __________ un amico?

Tu DOVERE _____ _______ ______ ___________ chiederle scusa, non credi?

La maggior parte degli incidenti mortali AVVENIRE ___________ a causa dell'alcol

Io che cosa FARE ____________ senza di te? Ah, la mia vita non AVERE ____________ senso!

Vi PIACERE _____ _______ ______ _______ passare le vacanze con noi?

Noi non VOLERE __________________ dirvelo, ma forse dovete sapere come stanno le cose.

Io BERE ___________________ volentieri un bicchierino, ma il dottore me l'ha proibito!

Ingegnere, mi POTERE ___________________mandare una e-mail con un preventivo sui costi?

Se questa moneta fosse d'oro VALERE ___________________ moltissimo.

Avendo tempo loro STARE _____ _______ ______ _______ volentieri a casa.

Le tue idee POTERE _____ _______ ______ ________ essere molto utili alla nostra società.

Tu DOVERE _____ _______ ______ _______ essere la persona giusta per risolvere questo problema.

Le persone con la faccia triangolare AVERE __________________ un carattere testardo.

Io DIRE _____ _______ ______ ______ che a questo punto possiamo andarcene tutti a casa.

Voi VIVERE _____ _______ ______ __________ volentieri in una grande città?

Non posso lasciarlo solo! non mi PARERE _____ _______ ______ _________ onesto!

Scusa, mi FARE _____ _______ ______ __________ un piacere?

Se sei d'accordo io RIMANERE _____ _______ ______ __________ qui ancora un'oretta.

  1. Tradurre in romeno:

Al tuo posto non mi tirerei indietro
2. Se non c'ero io adesso tu staresti ancora a cercare un lavoro!
3. Lui non ha accettato la mia proposta: tu ci staresti?
4. Potremmo pensare anche ad altre possibilità
5. Non so cosa pagherei per una sigaretta!
6. Sarei curioso di sapere se pensi davvero quello che dici
7. Le foglio molto bene e farei qualunque cosa per lei
8. Mi basta solo una telefonata. Mi accontenterei
9. Scusi Presidente, dovrei parlarle un momento in privato
10. Potrei avere ancora una bottiglia di acqua minerale?
11. E che sarebbero questi discorsi? Siete diventati tutti pazzi?
12. Non serve parlargli. Tanto lui non capirebbe!
13. Secondo me faresti bene a pensarci due volte prima di decidere
14. Hai deciso finalmente di tornare a casa? Be', sarebbe ora!
15. Qualche obiezione da fare ce l'avrei
16. E questo sarebbe l'appartamento dove vivi?
17. Non posso tornare in città: rischierei troppo!
18. Non mi capisci... lo so, per te sarebbe facile andartene, ma io? Come posso fare?
19. Non sarebbe meglio discutere con calma?
20. Qui ci vorrebbe un'idea geniale!

3. Leggi questa lettera e completa con il tempo giusto: futuro o condizionale?

Cara Marianel,

quando (tu venire) ......in Italia, ti (rendere) ........conto di quante cose (potere)......... fare qui. Io ti (volere) ....... consigliare di prenotare al più presto un buon hotel vicino alla Pinacoteca di Brera; in quel posto i prezzi (essere) ........ più bassi, ma se tu preferisci stare più in centro, (tu potere) ..........scegliere una pensione vicino a Piazza Duomo , dove le tariffe sono sempre modiche. Inoltre, in questi piccoli alberghi (tu mangiare) ....... molto bene perché la cucina tradizionale è gustosissima. Ogni giorno (assaggiare) ..... una specialità diversa, credo che la tipica cotoletta ti (piacere) .......... molto!

Se ami la cofusione, (potere) ........fare delle belle passeggiate in Galleria Vittorio Emanuele II°, la sera ti (divertire) .........nei tantissimi locali del Centro. (Essere) ........veramente molto bello, se (tu decidere) ........... di venire!

A presto!

Completa le frasi con un verbo al condizionale:

Michela, mi _____________l'acqua per favore?

Sabato sera _______________al cinema volentieri, ma non so che film ci sono.

_________________con me a far spesa? Ho bisogno del tuo aiuto.

__________________a calcio volentieri con te, ma non ho tempo.

Secondo la televisione domani ______________arrivare una perturbazione molto forte.

Non sappiamo se a Sandra __________________questa borsa come regalo di compleanno.

5. Fai delle richieste o dai dei suggerimenti usando il condizionale:

1.Sei a Roma e stai cercando il Colosseo, fermi un passante e glielo chiedi

Mi scusi, mi_____________dire____________il Colosseo?

Sei in pizzeria. Ordini una pizza margherita e una birra.

una pizza e una birra,_______________

Stai telefonando a un cliente. Ti arriva un'altra telefonata. Chiedi di aspettare in linea.

in linea, per favore?

Silvano ha spesso problemi di bronchite, ma continua a fumare 30 sigarette al giorno.

smettere di fumare.

Gabriella è ingrassata 5 chili in tre mesi. Il dottore le ha detto di dimagrire.

cercare di_______________

Daniele è uscito tutte le sere e ieri non ha passato l'esame.

uscire_____________ studiare per _______

Hai voglia di andare in discoteca. Chiedi a Sara e a Giulia di venire con te.

con me_____________?

Arrivi sempre tardi al lavoro. Il tuo collega ti dà un consiglio.

______________svegliarti dieci minuti__________.

Forma delle frasi

1.Giorgio, / passare / potresti / sale / ci / il?

Signora, / dire / ore / saprebbe / mi / che / sono?

In / disordine, / fare / la / sei / dovresti / barba / ti.

Domani / temperatura / dovrebbe / si / abbassare / la.

Professore, / favore, / dare / un / per / voto / potrebbe / mi / bel?

6. Credo / Napoli / piacere / vi / potrebbe / che / molto.

7. Completa con il condizionale presente:

(preferire, noi) ______________andarci un`altra volta.

(prendere, voi) ______________volentieri una birra?

Mario e Gianni hanno già un impegno, se no (uscire) ____________con gli amici.

Al posto tuo, (accettare, io) __________________subito quel lavoro.

Scusi, signora, mi (sapere) ___________________dire che ore sono ?

Al tuo posto, non (tenere, io) __________________tanti soldi nella borsa?

Secondo i suoi amici, Gianni non (ammettere) ______________mai di aver torto.

Signore, Le (andare)_________________ di prendere un caffè?

Al tuo posto, (cercare, io)_________________ un altro lavoro.

Per poter parlare fluentemente una lingua straniera, gli studenti (dovere) _______________ praticarla spesso.

Ho sete: (bere, io)__________________ volentieri una birra.

Cosa (succedere) ____________se non potessimo più spostarci in macchina ?

Secondo alcuni studioso, lo strato d`ozono (diventare) ___________sempre più sottile.

Molti (preferire)___________ imparare una lingua straniera senza studiare la grammatica.

Ho fame : (mangiare, io)______________ volentieri una pizza.

Concordanza verbelor la modul indicativ

1. Nu putem vorbi de concordanta timpurilor în cazul proprozitiilor principale. În limba italiana vom pastra timpul verbal asa cum apare în româna.

Exemplu:

Ea a venit la mine si m-a vazut. È venuta da me e mi ha visto.

Vorbim de concordanta timpurilor în cazul frazelor cu propozitii subordonate. Timpul verbului din propozitia subordonata depinde de timpul verbului din propozitia principala si de raportul în care subordonata se gaseste fata de principala.

Prin urmare:

- când în principala (PP) avem timpul prezent vom traduce verbul din secundara (PS) asa cum apare el si în limba româna:

es.: stiu ca este si Marco prezent. (simultaneitate)

a fost si Marco prezent. (anterioritate)

era si Marco prezent. (anterioritate)

va fi si Marco prezent. (posterioritate)

So che è anche Marco presente.

è stato anche Marco presente.

era anche Marco presente.

sarà anche Marco presente.

- când în principala (PP) avem un timp trecut în subordonata vom schimba timpul dupa cum urmeaza:

în PS: în româna în italiana

prezent ----- ----- --------- imperfect

imperfect

perfect compus ---------- perfect compus si

perfect simplu mai mult ca perfect

mai mult ca perfect

viitor ----- ----- ------------ conditional trecut

Observatie: Când în principala avem timpul perfect compus, putem folosi în secundara si timpul prezent. Spre exemplu: Ha detto che viene. (A zis ca vine.)

- când în principala (PP) avem timpul viitor vom folosi în secundara timpul viitor sau viitor anterior ca în limba româna.

PP PS

rom/ita în romana în italiana

prezent orice timp ----- ----- -------- idem cu lb. Româna

trecut prezent ----- ----- ------------- imperfect (prezent)

imperfect

perfect compus ----- ----- ---- perfect compus si

perfect simplu mai mult ca perfect

mai mult ca perfect

viitor ----- ----- --------------- conditional trecut

viitor viitor ----- ----- --------------- viitor si viitor anterior

viitor anterior (idem rom.)

Exercitii:

1. Tradurre in italiano:

Cele mai neasteptate evenimente au avut loc în viata mea. si ele m-au cuprins cu forta lor devoranta. Cînd razboiul a luat sfîrsit în maniera pe care fiecare o cunoaste, speram, în acelasi timp, sa vad triumfînd peste tot democratia si împlinindu-se ceea ce voiam pentru mine. Totusi, acest lucru nu a fost posibil decît dupa venirea mea în Franta. Ţara aceasta a atras atît de multi emigranti din Europa de Est pentru ca era - si continua sa fie - tara libertatii. Aici, fiecare dintre noi era liber sa încerce sa devina ceea ce spera sa devina, liber sa traiasca asa cum voia si cu cine dorea sa traiasca. Copil pe vremea fascismului de pe continentul nostru, supravietuitor al muncii silnice si al atacurilor împotriva evreilor, m-am bucurat de democrazia franceza, departe de disperarea milioanelor de oameni care au suferit în conditiile totalitarismului. Dupa patruzeci de ani de existenta franceza, continui sa ma bucur ca îmi traiesc zilele asa cum vreau, liber sa îmi asum acest privilegiu unic: responsabilitatea totala a actelor mele. Dar tot aici s-a nascut si simtul ascutit al datoriei.

CREsTINISMUL sI MESAJUL SAU

Nucleul întregii doctrine (doctrina reprezinta pentru crestini totalitatea credintelor, a ideilor, a regulilor, care definesc o conceptie a omului fata de Dumnezeu, fata de lume si fata de ceilalti) crestine este Iisus, pe care discipolii sai l-au numit Mesia (Unsul, în greceste Christos). Nascut în Palestina, în anul 5 i. Cr., el a fost rastignit în anul 30 d. Cr. Viata si scurta lui aparitie de Mesia sunt descrise de Evanghelii. Iisus nu a contestat religia evreilor, dar a încercat sa depaseasca limitele unei comunitati umane restrânse, mesajul sau fiind adresat tuturor oamenilor. Crestinismul este o religie întemeiata pe iubirea aproapelui si pe virtutii morale. Crestinilor li se promitea dupa moarte viata eterna în împaratia lui Dumnezeu, Paradisul.

2. Tradurre in romeno:

Avevo visto una capinera chiusa in gabbia: era timida, triste, malaticcia ci guardava con occhio spaventato; si rifuggiava in un angolo della sua gabbia, e allorché udiva il canto allegro degli altri uccelletti che cinguettavano sul verde del prato o nell'azzurro del cielo, li seguiva con uno sguardo che avrebbe potuto dirsi pieno di lagrime. Ma non osava ribellarsi, non osava tentare il rompere il fil di ferro che la teneva carcerata, la povera prigioniera. Eppure i suoi custodi, le volevano bene, cari bambini che si trastullavano col suo dolore e le pagavano la sua malinconia con miche di pane e con parole gentili. La povera capinera cercava rassegnarsi, la meschinella; non era cattiva; non voleva rimproverarli neanche col suo dolore, poiché tentava di beccare tristamente quel miglio e quelle miche di pane; ma non poteva inghiottirle. Dopo due giorni chinò la testa sotto l'ala e l'indomani fu trovata stecchita nella sua prigione.

Era morta, povera capinera! Eppure il suo scodellino era pieno. Era morta perché in quel corpicino c'era qualche cosa che non si nutriva soltanto di miglio, e che soffriva qualche cosa oltre la fame e la sete.

Allorché la madre dei due bimbi, innocenti e spietati carnefici del povero uccelletto, mi narrò la storia di un'infelice di cui le mura del chiostro avevano imprigionato il corpo, e la superstizione e l'amore avevano torturato lo spirito: una di quelle intime storie, che passano inosservate tutti i giorni, storia di un cuore tenero, timido, che aveva amato e pianto e pregato senza osare di far scorgere le sue lagrime o di far sentire la sua preghiera, che infine si era chiuso nel suo dolore ed era morto; io pensai alla povera capinera che guardava il cielo attraverso le gretole della sua prigione, che non cantava, che beccava tristamente il suo miglio, che aveva piegato la testolina sotto l'ala ed era morta.

Ecco perché l'ho intitolata: Storia di una capinera.

Giovanni Verga, Storia di una capinera

Il Simposio

Platone

Incontrai Socrate che usciva dal bagno e si era messo dei sandali, contro le sue abitudini. Gli domandai dove andasse, visto che si era fatto così bello. E lui mi rispose:

"Vado a cena da Agatone. Ieri alla festa in onore della sua vittoria me ne sono venuto via, perché mi dava fastidio tutta quella gente. Ma ho accettato di andar da lui oggi e così mi sono fatto bello: voglio esser bello per andare da un bel giovane. E tu? Che ne pensi di venire anche se non sei stato invitato?"

Io risposi:

"Ai tuoi ordini!"

"Allora seguimi, mi disse. Per questa volta faremo una piccola modifica al proverbio e diremo che le persone per bene vanno a cena senza invito dalle persone per bene. Del resto anche Omero non solo l'ha modificato questo proverbio, ma ha quasi rischiato di capovolgerlo.

[..] (Socrate giunse alla cena ma ne rimase fuori un po', nel vestibolo, meditando.)

Alla fine arrivò, diciamo verso la metà del pranzo, senza essersi poi fatto troppo aspettare, come spesso faceva. Allora Agatone, che si trovava da solo sull'ultimo divano, gli disse subito:

"Vieni qua, Socrate, mettiti accanto a me, che io possa apprendere subito per contatto diretto i tuoi pensieri là nel vestibolo; a qualcosa devono pure aver condotto le tue riflessioni, se no, saresti ancora là".

Socrate si siede e fa:

"Sarebbe una buona cosa, Agatone, se i pensieri potessero scivolare da chi ne ha più a chi ne ha meno per contatto diretto, quando siamo accanto, tu ed io; come l'acqua che, attraverso un filtro, passa dalla coppa più piena alla più vuota. Se è così, voglio subito mettermi al tuo fianco, perché la tua grande e bella saggezza possa riempire la mia coppa. Che per la verità è un po' così, incerta come un sogno, mentre la tua sapienza è limpida e può sfavillare ancora di più, lei che ha brillato con lo splendore della tua giovinezza e ier l'altro ha fatto faville davanti a più di trantamila greci, che prendo tutti a miei testimoni!"

"Che fai, mi prendi in giro, Socrate?, disse Agatone. Sulla saggezza faremo i conti più tardi, te ed io, e prenderemo Dioniso a nostro giudice. Ma intanto pensiamo a cenare".

[.] (Dopo aver preso la cena, si sono messi a fare dei dibattiti intorno all'argomento espresso da Erissimaco).

Erissimaco:

Fedro, che è lì, mi dice sempre, tutto indignato: "Non è strano, Erissimaco, che per tutti gli altri dèi vi siano inni e peana composti dai poeti e che in onore dell'Eros, un dio così potente, così grande, non vi sia stato ancora un solo poeta, tra tutti, che abbia composto il più piccolo elogio? [.] Ci si è data molta pena di trattare di parecchi argomenti, ma l'Eros, lui non ha trovato ancora nessuno sino ad ora che abbia avuto il coraggio di onorarlo come merita! Ecco come ci si dimentica di un grande dio!" Ebbene, io credo che su questo Fedro abbia ragione. Desidero dunque, da parte mia, portare il mio contributo onorandolo, facendo qualcosa che gli sia gradito; adesso quindi potremmo fare tutti un elogio di questo dio. Se siete d'accordo, avremmo così un argomento senza alcun dubbio davvero assai interessante con cui passare il nostro tempo. Potremmo, cominciando da sinistra verso destra, fare un elogio dell'Eros, il più bell'elogio di cui siamo capaci. Fedro parlerà per primo, perché è al primo posto ed è allo stesso tempo il padre di quest'idea".

[.] (tutti, fino ad Aristofane, avevano fatto i loro discorsi intorno all'amore. Ora tocca ad Aristofane fare il suo discorso in onore al dio dell'amore).

Nel discorso che farò, infatti, dovrò dire non poche cose che faranno un po' ridere - e questo è un vantaggio, perché così la mia Musa si troverà su un terreno familiare -, ma ho proprio paura di essere un po' preso in giro!"

"Eh, Aristofane, tu prima lanci una frecciatina poi te ne vuoi scappare, non è vero? Ma t'avverto, parla piuttosto come un uomo che deve render conto di quel che dice! Sta' tranquillo, però, da parte mia ti farò grazia, ma solo se vorrò!"

"A dir la verità, Erissimaco, - disse Aristofane -, ho intenzione di parlare diversamente da te e da Pausania. Infatti mi sembra che gli uomini non si rendano assolutamente conto della potenza dell'Eros. Se se ne rendessero conto, certamente avrebbero elevato templi e altari a questo dio, e dei più magnifici, e gli offrirebbero i più splendidi sacrifici. Non sarebbe affatto come è oggi, quando nessuno di questi omaggi gli viene reso. E invece niente sarebbe più importante, perché è il dio più amico degli uomini: viene in loro soccorso, porta rimedio ai mali la cui guarigione è forse per gli uomini la più grande felicità. Dunque cercherò di mostrarvi la sua potenza, e voi fate altrettanto con gli altri.

Ma innanzitutto bisogna che conosciate la natura della specie umana e quali prove essa ha dovuto attraversare. Nei tempi andati, infatti, la nostra natura non era quella che è oggi, ma molto differente. Allora c'erano tra gli uomini tre generi, e non due come adesso, il maschio e la femmina.

Ne esisteva un terzo, che aveva entrambi i caratteri degli altri. Il nome si è conservato sino a noi, ma il genere, quello è scomparso. Era l'ermafrodito, un essere che per la forma e il nome aveva caratteristiche sia del maschio che della femmina. Oggi non ci sono più persone di questo genere.

Quanto al nome, ha tra noi un significato poco onorevole. Questi ermafroditi erano molto compatti a vedersi, e il dorso e i fianchi formavano un insieme molto arrotondato. Avevano quattro mani, quattro gambe, due volti su un collo perfettamente rotondo, ai due lati dell'unica testa. Avevano quattro orecchie, due organi per la generazione, e il resto come potete immaginare. Si muovevano camminando in posizione eretta, come noi, nel senso che volevano. E quando si mettevano a correre, facevano un po' come gli acrobati che gettano in aria le gambe e fan le capriole: avendo otto arti su cui far leva, avanzavano rapidamente facendo la ruota. La ragione per cui c'erano tre generi è questa, che il maschio aveva la sua origine dal Sole, la femmina dalla Terra e il genere che aveva i caratteri d'entrambi dalla Luna, visto che la Luna ha i caratteri sia del Sole che della Terra. La loro forma e il loro modo di muoversi era circolare, proprio perché somigliavano ai loro genitori. Per questo finivano con l'essere terribilmente forti e vigorosi e il loro orgoglio era immenso. Così attaccarono gli dèi e quel che narra Omero di Efialte e di Oto, riguarda gli uomini di quei tempi: tentarono di dar la scalata al cielo, per combattere gli dèi.

Allora Zeus e gli altri dèi si domandarono quale partito prendere. Erano infatti in grave imbarazzo: non potevano certo ucciderli tutti e distruggerne la specie con i fulmini come avevano fatto con i Giganti, perché questo avrebbe significato perdere completamente gli onori e le offerte che venivano loro dagli uomini; ma neppure potevano tollerare oltre la loro arroganza. Dopo aver laboriosamente riflettuto, Zeus ebbe un'idea. "lo credo - disse - che abbiamo un mezzo per far sì che la specie umana sopravviva e allo stesso tempo che rinunci alla propria arroganza: dobbiamo renderli più deboli. Adesso - disse - io taglierò ciascuno di essi in due, così ciascuna delle due parti sarà più debole. Ne avremo anche un altro vantaggio, che il loro numero sarà più grande. Essi si muoveranno dritti su due gambe, ma se si mostreranno ancora arroganti e non vorranno stare tranquilli, ebbene io li taglierò ancora in due, in modo che andranno su una gamba sola, come nel gioco degli otri." Detto questo, si mise a tagliare gli uomini in due, come si tagliano le sorbe per conservarle, o come si taglia un uovo con un filo.

Quando ne aveva tagliato uno, chiedeva ad Apollo di voltargli il viso e la metà del collo dalla parte del taglio, in modo che gli uomini, avendo sempre sotto gli occhi la ferita che avevano dovuto subire, fossero più tranquilli, e gli chiedeva anche di guarire il resto. Apollo voltava allora il viso e, raccogliendo d'ogni parte la pelle verso quello che oggi chiamiamo ventre, come si fa con i cordoni delle borse, faceva un nodo al centro del ventre non lasciando che un'apertura - quella che adesso chiamiamo ombelico. Quanto alle pieghe che si formavano, il dio modellava con esattezza il petto con uno strumento simile a quello che usano i sellai per spianare le grinze del cuoio. Lasciava però qualche piega, soprattutto nella regione del ventre e dell'ombelico, come ricordo della punizione subìta.

Quando dunque gli uomini primitivi furono così tagliati in due, ciascuna delle due parti desiderava ricongiungersi all'altra. Si abbracciavano, si stringevano l'un l'altra, desiderando null'altro che di formare un solo essere. E così morivano di fame e d'inazione, perché ciascuna parte non voleva far nulla senza l'altra. E quando una delle due metà moriva, e l'altra sopravviveva, quest'ultima ne cercava un'altra e le si stringeva addosso - sia che incontrasse l'altra metà di genere femminile, cioè quella che noi oggi chiamiamo una donna, sia che ne incontrasse una di genere maschile. E così la specie si stava estinguendo. Ma Zeus, mosso da pietà, ricorse a un nuovo espediente. Spostò sul davanti gli organi della generazione. Fino ad allora infatti gli uomini li avevano sulla parte esterna, e generavano e si riproducevano non unendosi tra loro, ma con la terra, come le cicale. Zeus trasportò dunque questi organi nel posto in cui noi li vediamo, sul davanti, e fece in modo che gli uomini potessero generare accoppiandosi tra loro, l'uomo con la donna. Il suo scopo era il seguente: nel formare la coppia, se un uomo avesse incontrato una donna, essi avrebbero avuto un bambino e la specie si sarebbe così riprodotta; ma se un maschio avesse incontrato un maschio, essi avrebbero raggiunto presto la sazietà nel loro rapporto, si sarebbero calmati e sarebbero tornati alle loro occupazioni, provvedendo così ai bisogni della loro esistenza. E così evidentemente sin da quei tempi lontani in noi uomini è innato il desiderio d'amore gli uni per gli altri, per riformare l'unità della nostra antica natura, facendo di due esseri uno solo: così potrà guarire la natura dell'uomo. Dunque ciascuno di noi è una frazione dell'essere umano completo originario. Per ciascuna persona ne esiste dunque un'altra che le è complementare, perché quell'unico essere è stato tagliato in due, come le sogliole. E' per questo che ciascuno è alla ricerca continua della sua parte complementare. Stando così le cose, tutti quei maschi che derivano da quel composto dei sessi che abbiamo chiamato ermafrodito si innamorano delle donne, e tra loro ci sono la maggior parte degl adulteri; nello stesso modo, le donne che si innamorano dei maschi e le adultere provengono da questa specie; ma le donne che derivano dall'essere completo di sesso femminile, ebbene queste non si interessano affatto dei maschi: la loro inclinazione le porta piuttosto verso le altre donne ed è da questa specie che derivano le lesbiche. I maschi, infine, che provengono da un uomo di sesso soltanto maschile cercano i maschi. Sin da giovani, poiché sono una frazione del maschio primitivo, si innamorano degli uomini e prendono piacere a stare con loro, tra le loro braccia. Si tratta dei migliori tra i bambini e i ragazzi, perché per natura sono più virili. Alcuni dicono, certo, che sono degli spudorati, ma è falso. Non si tratta infatti per niente di mancanza di pudore: no, è i loro ardore, la loro virilità, il loro valore che li spinge a cercare i loro simili. Ed eccone una prova: una volta cresciuti, i ragazzi di questo tipo sono i soli a mostrarsi veri uomini e a occuparsi di politica. Da adulti, amano i ragazzi: il matrimonio e la paternità non li interessano affatto - è la loro natura; solo che le consuetudini li costringono a sposarsi ma, quanto a loro, sarebbero bel lieti di passare la loro vita fianco a fianco, da celibi. In una parola, l'uomo cosiffatto desidera ragazzi e li ama teneramente, perché è attratto sempre dalla specie di cui è parte.

Queste persone - ma lo stesso, per la verità, possiamo dire di chiunque - quando incontrano l'altra metà di se stesse da cui sono state separate, allora sono prese da una straodinaria emozione, colpite dal sentimento di amicizia che provano, dall'affinità con l'altra persona, se ne innamoranc e non sanno più vivere senza di lei - per così dire - nemmeno un istante. E queste persone che passano la loro vita gli uni accanto agli altri non saprebbero nemmeno dirti cosa s'aspettano l'uno dall'altro. Non è possibile pensare che si tratti solo delle gioie dell'amore: non possiamo immaginare che l'attrazione sessuale sia la sola ragione della loro felicità e la sola forza che li spinge a vivere fianco a fianco. C'è qualcos'altro: evidentemente la loro anima cerca nell'altro qualcosa che non sa esprimere, ma che intuisce con immediatezza. Se, mentre sono insieme, Efesto si presentasse davanti a loro con i suoi strumenti di lavoro e chiedesse: "Che cosa volete l'uno dalI'altro?", e se, vedendoli in imbarazzo, domandasse ancora: "Il vostro desiderio non è forse di essere una sola persona, tanto quanto è possibile, in modo da non essere costretti a separarvi né di giorno né di notte? Se questo è il vostro desiderio, io posso ben unirvi e fondervi in un solo essere, in modo che da due non siate che uno solo e viviate entrambi come una persona sola. Anche dopo la vostra morte, laggiù nell'Ade, voi non sarete più due, ma uno, e la morte sarà comune. Ecco: è questo che desiderate? è questo che può rendervi felici?" A queste parole nessuno di loro - noi lo sappiamo - dirà di no e nessuno mostrerà di volere qualcos'altro. Ciascuno pensa semplicemente che il dio ha espresso ciò che da lungo tempo senza dubbio desiderava: riunirsi e fondersi con l'altra anima. Non più due, ma un'anima sola.

La ragione è questa, che la nostra natura originaria è come l`ho descritta. Noi formiamo un tutto: il desiderio di questo tutto e la sua ricerca ha il nome di amore. Allora, come ho detto, eravamo una persona sola; ma adesso, per la nostra colpa, il dio ci ha separati in due persone, come gli Arcadi lo sono stati dagli Spartani. Dobbiamo dunque temere, se non rispettiamo i nostri doveri verso gli dèi, di essere ancora una volta dimezzati, e costretti poi a camminare come i personaggi che si vedono raffigurati nei bassorilievi delle steli, tagliati in due lungo la linea del naso, ridotti come dadi a metà. Ecco perché dobbiamo sempre esortare gli uomini al rispetto degli dèi: non solo per fuggire quest'ultimo male, ma anche per ottenere le gioie dell'amore che ci promette Eros, nostra guida e nostro capo. A lui nessuno resista - perché chi resiste all'amore è inviso agli dèi. Se diverremo amici di questo dio, se saremo in pace con lui, allora riusciremo a incontrare e a scoprire l'anima nostra metà, cosa che adesso capita a ben pochi. E che Erissimaco non insinui, giocando sulle mie parole, che intendo riferirmi a Pausania e Agatone: loro due ci sono riusciti, probabilmente, ed entrambi sono di natura virile. Io però parlo in generale degli uomini e delle donne, dichiaro che la nostra specie può essere felice se segue Eros sino al suo fine, così che ciascuno incontri l'anima sua metà, recuperando l'integrale natura di un tempo. Se questo stato è il più perfetto, allora per forza nella situazione in cui ci troviamo oggi la cosa migliore è tentare di avvicinarci il più possibile alla perfezione: incontrare l'anima a noi più affine, e innamorarcene.

Se dunque vogliamo elogiare con un inno il dio che ci può far felici, è ad Eros che dobbiamo elevare il nostro canto: ad Eros, che nella nostra infelicità attuale ci viene in aiuto facendoci innamorare della persona che ci è più affine; ad Eros, che per l'avvenire può aprirci alle più grandi speranze. Sarà lui che, se seguiremo gli dèi, ci riporterà alla nostra natura d'un tempo: egli promette di guarire la nostra ferita, di darci gioia e felicità.

Ecco, Erissimaco, questo è il mio discorso in onore di Eros. T'ho già pregato, non prendermi in giro per quel che ho detto.

TESTI FACOLTATIVI

(riguardano soprattutto gli studenti della Facoltà di Filosofia. Compito: ogni studente che studia a questa facoltà deve portare entro due settimane un testo di almeno una pagina contenente un argomento di filosofia, in italiano)

Analisi di ESSERE E TEMPO

(di Martin Heidegger)

Il problema ontologico

In Essere e tempo vi è la critica della metafisica occidentale, da Platone in poi. Heidegger mette in dubbio che tale metafisica abbia mai saputo possedere l'essere. Le risposte ch'essa ha dato alla domanda "che cos'è l'essere?", sono state tre: 1) l'essere è il concetto più generale, trascendente le categorie (Hegel disse "immediato indeterminato"); 2) il concetto di essere è indefinibile, incapace di dualizzarsi per lasciarsi comprendere; 3) l'essere è un concetto evidente.

In realtà, dice Heidegger, non si può parlare dell'essere senza parlare immediatamente dell'uomo (esserci) che si pone degli interrogativi sull'essere. L'esserci, nella metafisica classica, si chiede cosa sia l'essere dandone per scontata la presenza. Ciò significa che la realtà dell'essere è a un tempo oscura e desiderata. Chiedersi cos'è l'essere significa, in verità, chiedersi qual è il senso dell'esserci. Il rapporto dell'esserci all'essere è determinato dall'esistenza e l'esistenza è caratterizzata dalla temporalità. Questo rapporto è ontologico: è un rapporto antecedente alla relazione conoscitiva dell'esserci coll'essere, è un rapporto che la metafisica tradizionale ha sempre nascosto. L'ontologia, a differenza della metafisica, è quella scienza che descrive le strutture e i caratteri dell'essere a partire dall'esserci, cioè impedisce di dare una qualunque definizione di essere che non tenga conto dell'esserci. Essa quindi non è che una analitica esistenziale. La metafisica che identifica l'essere con la semplice-presenza non ha senso, poiché l'esserci, che dovrebbe identificarsi con l'essere, non ha le caratteristiche dell'oggettività.

Per compiere tale critica Heidegger s'è servito di Dilthey (con la sua riduzione delle filosofie ad espressività temporali), di Nietzsche (che ha mostrato che il fondamento dell'essere dipende dalla volontà del soggetto), di Kierkegaard (che ha sottratto il soggetto a definizioni astratte).

L'esserci come essere nel mondo

Secondo Heidegger le caratteristiche fondamentali dell'esserci sono le seguenti:

l'uomo come progetto. La riproposizione del problema dell'essere si avvale dell'analisi delle maniere (media statistica) in cui i singoli uomini si determinano quotidianamente nel mondo. Si scopre così che l'uomo si determina sempre come poter-essere, in quanto egli fa continuamente delle scelte. Il problema dell'essere è legato all'esistenza e alla categoria della possibilità. L'esistenza non è che un trascendere la realtà per realizzare una nuova possibilità,- cioè noi esistiamo come un continuo tendere verso una diversa sistemazione della realtà. Essere significa progettare. La conseguenza di ciò è che le cose non possono essere considerate come puri oggetti, nel loro essere in sé, indipendentemente da noi e dai nostri interessi. Le cose non sono mai in sé, ma sempre come strumento per l'uomo, che le modifica continuamente, senza astrarle dal contesto cui appartengono. Infatti, la totalità degli strumenti è il mondo. La manipolazione delle cose riguarda il modo in cui l'esserci si rapporta al mondo. Le cose dunque esistono non per se stesse ma per l'uomo che le trasforma e le inserisce, come strumenti, in un progetto. Esse dunque vengono all'essere solo in virtù dell'uomo. Il mondo rimane la condizione perché le cose siano, non è la somma delle cose. L'oggettività delle cose dipende dall'esserci, non è in sé. Prima del mondo c'è l'esserci. La strumentalità delle cose è manifesta attraverso il linguaggio e in generale attraverso i segni. Il segno non ha altro uso che quello di rimandare a qualcos'altro. Il rimando del segno è comprensibile attraverso il linguaggio.

Fin qui Heidegger ripercorre strade già battute dall'idealismo tradizionale e dalla fenomenologia. L'unica differenza di rilievo sta nel fatto che mentre per la metafisica tradizionale il soggetto ha anzitutto con la realtà un rapporto conoscitivo (per poterla meglio trasformare), l'esserci di Heidegger invece è un soggetto che apprende anzitutto emotivamente (precomprensione emotiva), nel senso che il rapporto affettivo col mondo è il primo modo d'essere dell'esserci. L'esserci fa già parte del mondo prima ancora di distinguersi da esso attraverso la conoscenza. Heidegger fa qui una distinzione precisa tra comprendere il significato delle cose (che ci è possibile in quanto il significato è in noi) e interpretare il mondo (che è in fondo un'autointerpretazione. L'uomo ha in sé una pre-comprensione originaria che attraverso l'interpretazione gli fa scoprire le cose che sono già in lui. E' il circolo ermeneutico, di derivazione platonica). La situazione affettiva è una specie di pre-comprensione più originaria della comprensione stessa. Le cose, per Heidegger, hanno un significato teorico e una valenza emotiva: noia, gioia, paura, disperazione... che non dipendono sempre dal soggetto, ma anche dall'esterno che lo condiziona. Questo condizionamento viene chiamato deiezione o essere-gettato.

L'esistenza come progetto gettato. L'esserci che progetta il mondo progetta se stesso. L'esserci è anche un progetto "gettato" (consegnato) sul mondo (cioè progettato in modo da aderire ad una certa strumentazione del mondo già esistente). Questo mondo orientato strumentalmente e linguisticamente assume l'esserci e si sottopone alla trasformazione. Proprio perché l'esserci è gettato nel mondo, il suo progetto ha dei limiti invalicabili: l'uomo si trova ad essere senza averlo deciso, è in un mondo che condiziona radicalmente le sue scelte, ha di fronte la prospettiva della morte. Il problema per Heidegger è quello di vedere come tale finitezza può condizionare positivamente l'uomo (cosa che la metafisica tradizionale s'era sempre rifiutata di fare). Heidegger vuole dimostrare che solo perché l'uomo è "finito", chiuso tra la nascita e la morte, può fare la storia.

Autenticità e inautenticità dell'esserci. Con la nozione di essere-gettato si apre la tematica esistenzialistica vera e propria. Nel progettare il mondo e se stesso, l'esserci si trova di fronte a delle possibilità equivalenti. Una sola è obbligata: quella della morte. La differenza tra la morte e le altre opzioni di vita è che la morte resta permanentemente una possibilità (quando diventa realtà, l'esserci non c'è più). La morte così rende impossibili per l'esserci le altre possibilità. La possibilità più autentica quindi è quella della morte. Tutte le altre sono inautentiche.

Generalmente però l'esserci rifiuta di mettersi costantemente in rapporto con la morte, e preferisce assolutizzare delle possibilità particolari, cadendo nell'inautenticità (l'esperienza dell'anonimo "SI"). Nel mondo del "SI" (MAN) l'esserci si disperde nella CURA delle cose, per cui si lascia dominare dalla CHIACCHIERA (banalità), dalla CURIOSITA' (oziosa e gratuita), dall'EQUIVOCO (fra ciò che è autentico e non). Le opinioni comuni si condividono appunto perché comuni. L'esserci insomma è deietto.

Viceversa, esistere autenticamente significa assumere come possibilità-base la morte, la quale ha il compito di relativizzare le scelte particolari, di trascenderle continuamente, tanto nessuna di esse potrà realizzarsi secondo il nostro progetto, poiché esso resta condizionato dal passato e dal presente.

In sostanza il nulla di tutte le realizzazioni particolari viene smascherato dall'angoscia che l'esserci prova di fronte alla morte. Chi non prova questa angoscia teme la morte e la fugge, ma così ha un atteggiamento illusorio, poiché la morte non può essere fuggita. L'esserci insomma deve trascendere il particolare, non per rifugiarsi in un ideale astratto, ma per non lasciarsi trascinare dal particolare in un'esistenza inautentica. La metafisica quindi sta proprio ad indicare l'essere-per-la-morte dell'esserci. La realtà dell'uomo sta nel saper scegliere la morte prima che la morte scelga l'uomo. La scelta è per l'autenticità, in quanto se l'uomo non scegliesse, la morte lo coglierebbe di sorpresa. L'uomo non può rinunciare allo stato di colpa (angoscia) che è in lui, può soltanto assumerselo consapevolmente. Il contenuto dell'essere è quindi il nulla (la morte è il nulla); il tempo stesso lo indica, poiché nel tempo tutte le cose, anche quelle progettate, muoiono. La temporalità può essere considerata il senso dell'essere dell'esserci. La storicità dev'essere sostituita con la destinalità. (Che il nulla sia il contenuto dell'essere, verrà detto esplicitamente in Che cos'è la metafisica).

Essere e tempo si conclude con la IIa sezione della Ia parte; la IIIa sez. era intitolata "Tempo ed essere" e doveva essere quella più concreta e propositiva, ma non è mai stata scritta. La IIa parte doveva riguardare l'analisi di Kant, Cartesio e Aristotele. Heidegger disse che l'opera rimase incompiuta per il venire meno del linguaggio, condizionato dalla metafisica tradizionale. La conclusione insomma di Essere e Tempo è che proprio la metafisica impedisce una vera comprensione dell'essere.

Riassunto

Dopo aver pubblicato, nel 1927, Essere e tempo (la sua opera principale), Heidegger si distacca da Husserl, di cui era assistente universitario, e fonda l'ontologismo esistenziale, cioè il tentativo di trovare un senso all'essere (metafisico) a partire dall'esistenza dell'esserci (umano). (Husserl era un fenomenologo, ma i contrasti con Heidegger vertevano anche sull'antisemitismo di quest'ultimo).

Il tentativo, in Essere e tempo, fallirà, poiché Heidegger riuscirà a scrivere solo la prima parte, ove critica quasi tutta la metafisica occidentale, da Platone in poi, sostenendo ch'essa ha sempre parlato dell'essere senza tener conto dell'esserci. Di conseguenza l'essere è diventato un concetto astratto o indefinibile oppure così evidente da risultare ovvio, scontato, mentre in realtà esso è molto problematico.

Heidegger sostiene che non si può rispondere al senso dell'essere se prima non si risponde al senso dell'esserci, la cui esistenza è caratterizzata dalla temporalità, cioè da qualcosa che impedisce di stabilire una qualunque oggettività. Tuttavia, Heidegger, al momento di spiegare qual è il senso dell'esserci interrompe il libro, dicendo che il linguaggio era "venuto meno".

Nel '28 Heidegger diventa docente universitario. Nel '33 rettore dell'Università di Friburgo. Aderisce al partito nazista, pretendendo che il suo pensiero abbia una rilevanza pubblica. Heidegger farà espellere dall'Università due docenti pacifisti e antinazionalisti. Egli d'altra parte era convinto che solo la Germania nazista potesse salvare i valori della tradizione europea dalla "barbarie" tecnocratica degli USA e dal bolscevismo dell'URSS. Senonché l'anno dopo, per dissensi col governo (sul suo progetto di riforma universitaria, per il quale andavano perseguitati non solo gli ebrei ma anche gli ingegneri), si dimette e non si occupa più di politica. Tiene regolarmente i corsi accademici, ma non pubblica nulla fino al 1942. Heidegger rimarrà antisemita e nazista, in quanto molto netto sarà il suo dissenso da liberalismo, democrazia e socialismo, anche dopo la seconda guerra mondiale e non si pentirà mai dei comportamenti tenuti.

Nel '35, con Introduzione alla metafisica (pubblicata nel '53), si ha una svolta nel suo pensiero. La metafisica non va "riformata", come in Essere e tempo, ma "superata". L'essere non può essere definito, poiché ogni definizione lo limita. L'essere in un certo senso coincide col nulla, poiché non c'è nulla che possa comprenderlo. Di fronte al nulla l'esserci non può che angosciarsi e attendere in maniera contemplativa che l'essere si sveli spontaneamente. La metafisica non ha davvero alcun senso. Gli interessi filosofici e culturali di Heidegger si spostano verso l'arte, l'estetica, la poetica e il linguaggio. Autori preferiti: Parmenide, Holderlin e Nietzsche. Di Parmenide dirà ch'era l'unico che meritava d'essere considerato sul piano ontologico, poiché, a partire da Platone, col tentativo di definire e oggettivare l'essere, tutta la storia della filosofia era caduta nella metafisica.

Dal '44 al '51 un divieto delle potenze occupanti in Germania gli impedisce qualunque attività accademica. Ma nel '52 viene reintegrato.

In Essere e tempo le caratteristiche fondamentali dell'esserci sono le seguenti:

A. L'uomo come progetto, come poter-essere, in quanto fa continuamente delle scelte. Primato della categoria della possibilità. La realtà non è mai oggettiva, perché soggetta a continue modifiche. Le cose esistono solo per l'esserci che le usa (inserendole in un progetto). Prima del mondo c'è l'esserci, che dà significato alle cose.

B. L'esistenza come progetto gettato. L'esserci è costretto a scegliere, perché viene "gettato" (consegnato) sul mondo senza volerlo. Il mondo condiziona radicalmente le sue scelte. Questo limite però garantisce la storicità all'esserci, che è chiuso tra la vita e la morte.

C. L'autenticità dell'esserci. Se l'esserci dovesse pensare solo alla vita, ogni possibilità scelta sarebbe equivalente a un'altra, perché non esiste nella vita un criterio oggettivo che ci dice quando una scelta è migliore di un'altra. L'unica scelta che rende autentico l'esserci, perché esclude tutte le altre, è quella per la morte. Scegliendo per la morte, la possibilità resta possibilità, perché la morte, quando diventa realtà, fa sparire l'esserci. La morte relativizza le scelte particolari, destinate all'insuccesso, poiché il nostro progetto resta sempre condizionato dal passato e dal presente.

D. L'essere per la morte. Di fronte alla morte l'esserci non deve fuggire, altrimenti la morte lo coglierà di sorpresa, ma deve provare angoscia, nella convinzione che il senso della vita sta nella morte che vanifica ogni progetto particolare. Chi fugge cade nel mondo generico del "Sì" e si disperde nella cura delle cose, per cui si lascia dominare dalla chiacchiera (banalità), dalla curiosità (oziosa) e dall'equivoco (circa l'autenticità delle cose).

E. Conclusione: la metafisica, pur avendo sempre avuto come oggetto l'essere, ne impedisce letteralmente la comprensione, perché lo considera al di fuori dell'esserci. Non avendo accettato il presupposto che la temporalità dell'esserci è l'unica dimensione della sua vita, essa non è mai arrivata a capire che l'essere coincide col nulla (Che cos'è la metafisica?).

Il fallimento di Essere e tempo porterà Heidegger ad approfondire il tema del linguaggio (Essenza della verità), nella speranza di poter chiarire meglio il significato (positivo) dell'essere. Tuttavia, Heidegger arriverà solo ad affermare che l'essere è "luce" (avvento illuminante-proteggente). L'ontologia deve restare in ascolto (apofatismo) dell'essere, che si rivela nascondendosi. L'essere che conosciamo è solo quello che permette d'essere conosciuto. Poco prima di morire dirà che solo un "dio" avrebbe potuto salvarci dall'autodistruzione, in quanto né la filosofia né alcun'altra scienza potranno mai modificare il mondo.

NIETZSCHE E L'IRRAZIONALISMO (1844-1900)

Quadro culturale

Nella filosofia e nella cultura letteraria e artistica tedesca, a partire dal 1850-60, con massima espansione nel decennio successivo, si ha una notevole presenza dello schopenhauerismo. Attraverso Schopenhauer riceve espressione un insieme di orientamenti e di interessi concentrati su problemi di filosofia dell'uomo, di filosofia della cultura e di visione del mondo o cosmologia, che insistono, benché non manchino motivi idealistici e positivistici, sul rifiuto delle concezioni intellettualistiche e logicizzate della realtà e della cultura, su una concezione della realtà vera come volontà o vita o arte, su una considerazione pessimistica della civiltà. In una prima fase questa corrente di pensiero appare essenzialmente legata alle delusioni successive al 1849, alla negazione dell'idealismo e del razionalismo. Più avanti (si pensi a Wagner) sembra riflettere l'avvicinarsi della crisi dell'ultimo ottocento; esprime l'esigenza, ispirata da aristocraticismo e anarchismo, di rompere con la cultura e con la società della seconda metà del secolo, con il loro moderatismo, con la loro ristrettezza, con la loro sicurezza e stabilità. E', come il pensiero di Nietzsche, attenzione prevalente per i problemi dell'uomo e per la drammaticità della condizione umana. Si tratta di una confusa insoddisfazione che respinge insieme il razionalismo neokantiano, il naturalismo ottimistico dei positivisti, lo scientismo, la stessa scienza, la cultura accademica, il cristianesimo e la società industriale, la rispettabilità e la mediocrità borghesi e l'avvento delle masse.

Schopenhauer non ha fondato una scuola di pensiero (lo schopenhauerismo non riesce a penetrare nelle università e a diventare una tradizione di pensiero universitaria) ma le sue idee hanno esercitato una vasta influenza sul pensiero dell'epoca. Von Hartmann e in buona parte anche Nietzsche si muovono nell'ambito di questa influenza, mentre filosofi come Frauenstadt (1813-79, prima hegeliano, poi divulgatore e artefice del pensiero di Schopenhauer), Bahnsen (1830-81, che sviluppa una concezione del tragico come legge del mondo) e Deussen (1845-1919, studioso del pensiero orientale dietro suggestione di Schopenhauer) possono dirsi schopenhaueriani in senso vero e proprio. Così come schopenhaueriano (dopo essere stato hegeliano e feuerbachiano) è il compositore Richard Wagner (1813-83), autore di vari scritti filosofico-artistici, filosofico-religiosi e politici. Wagner influenzò molto il primo Nietzsche con le sue antinomie (arte e filosofia, natura e cultura intellettualistica, popolo e moltitudine di individui) in cui il secondo termine contrassegnava l'epoca cristiana e moderna.

Una metafisica di tipo schopenhaueriano e il tentativo di combinare il mondo spirituale-metafisico con quello naturale-fenomenico contraddistinguono la posizione di Eduard von Hartmann (1842-1906): il suo pessimismo ebbe molta risonanza, soprattutto dal 1870 alla fine del secolo; per questo filosofo l'essere assoluto era la psichicità inconscia. Accanto al pessimismo vi era in lui anche un ottimismo evoluzionistico a riguardo dello sviluppo storico dell'umanità. Egli contribuì ad accentuare l'interesse per le componenti non coscienti della vita psichica.

Nietzsche ha forti legami con la filosofia di Schopenhauer: il suo pensiero si situa in un orizzonte antropologico e cosmologico; è espressione anarchico-aristocratica della crisi dell'ultimo Ottocento; rifiuta l'idealismo classico e il positivismo ed è orientato in senso irrazionalistico e volontaristico. Ma Nietzsche rientra solo in parte nello schopenhauerismo, in quanto ha altri legami molto forti con il naturalismo presocratico, con l'umanismo giovane hegeliano, con il darwinismo e le scienze della natura, con l'antimetafisica positivistica. L'opera di Nietzsche si presenta come una ricerca che tende a definire l'essere dell'uomo e le forme di umanità che a questo essere corrispondono; molto importanti i suoi contributi all'analisi biologico-psichica dell'uomo. Da un lato egli getta luce sulla vitalità, l'istintualità, l'aggressività, l'egoismo, la finitezza, che fanno da base all'essere dell'uomo; coglie la consistenza della realtà individuale e la profondità delle tensioni che dividono l'individuo e gli individui; contesta le metafisiche perché assolutizzano in modi diversi la ragione. In definitiva veniva cogliendo motivi che più tardi l'esistenzialismo, il pragmatismo e la psicanalisi avrebbero posto al centro della riflessione filosofica.

Da un altro lato Nietzsche indaga la decadenza della moderna civiltà, di cui evidenzia la repressione della vitalità e dell'istintualità, il livellamento, la mediocrità, la mancanza di grandi finalità, la concezione ancora platonica e teologica della ragione. Occorre uscire dall'esistenza codificata e uniforme, riattingere l'essere originario dell'uomo e di qui promuovere la costituzione di una nuova ed autentica esistenza. Ma Nietzsche non perviene ad una teoria dell'uomo soddisfacente perché gli sfuggono le dimensioni sociali, economiche e storiche della realtà umana.

Il pensiero di Nietzsche

Abbiamo visto come nel primo periodo della sua attività filosofica Nietzsche dipenda da Schopenhauer e da Wagner. Col primo concorda nel considerare la filosofia non come un pensare oggettivo e scientifico, ma come una introspezione che guarda al vissuto di una persona; accetta anche la dicotomia tra volontà e rappresentazione in cui la prima è superiore alla seconda. Ma da Schopenhauer si distacca in quanto accetta la vita e rifiuta la sua concezione ascetica e pessimistica. Con Wagner è d'accordo nel considerare l'arte come un mezzo di liberazione che si sostituisce alla libertà morale: per Nietzsche la cultura artistica è la forma più alta di ogni cultura e la tragedia è la forma più elevata di cultura artistica. In Wagner egli vede l'artefice della rinascita della tragedia, dopo la crisi avviata dal pensiero socratico che ha pervaso di moralismo ogni aspetto della cultura, offuscando l'autentico spirito originario della tragedia di Eschilo e Sofocle. Nella Nascita della tragedia Nietzsche pone alla base della sua teoria estetica la coppia di istinti apollineo-dionisiaco: il dionisiaco è passione, identificazione con gli altri uomini e con la natura, dissolvimento nel coro ebbro dei seguaci di Bacco, è il musicale e l'informe; l'apollineo è misura e pacatezza, visione disinteressata. La civiltà umana nasce dall'unione di questi due elementi, per esprimersi poi attraverso il mascheramento del reale.

La posizione filologica di Nietzsche è di assoluta novità rispetto all'ambiente accademico, che infatti reagisce in modo critico a questa concezione che rifiuta di considerare l'ellenismo come un mondo di razionalità e di equilibrio: Nietzsche apre così la strada alla comprensione dell'irrazionale nel mondo greco. L'inizio della decadenza greca non coincide con l'inizio delle invasioni barbariche, ma con il prevalere dell'apollineo: questo porta al prevalere della visione scientifica della vita sull'istinto, alla nascita delle metafisiche e delle teologie. I principali responsabili di tutto questo sono, secondo Nietzsche, Socrate, l'"uomo teoretico" che esalta l'intelligenza dissolvitrice dell'istinto, Euripide, che fa oggetto della tragedia non la vita ma le teorie filosofiche sulla vita, e Platone. Questi elementi permangono nel pensiero, attraverso la mediazione del cristianesimo, sino all'epoca moderna (l'uomo moderno è utilitarista e razionalista, lontano dal mare ondeggiante della vita).

Il tema della crisi della cultura dionisiaco-apollinea e della necessità di superare la scissione dall'essere lo troviamo anche nelle Considerazioni inattuali, all'interno del quadro di una critica della cultura tedesca contemporanea. Ora però Nietzsche più che criticare la cultura artistica critica i vari uomini che ne sono gli esponenti: Strauss è per lui un filisteo colto, un falso uomo di cultura che celebra il benessere e l'involuzione verso il meglio. Critica poi la cultura storica, in quanto ritiene che se questa è utile all'uomo, non deve però avvolgerlo completamente in quanto questo inibisce la vita stessa; il fine della vita è la produzione di grandi esemplari di individui. Nella considerazione su Schopenhauer esalta l'uomo indipendente dallo stato e che riesce a essere se stesso, idealizzando la figura del filosofo libero da ogni legame. Nietzsche precisa in questa sede il suo concetto di cultura: questa non deve essere una cultura dell'eleganza, delle buone maniere, dell'egoismo del mondo degli affari e della ricchezza o dell'egoismo della scienza che oggettivizza il vitale. Il tecnico dell'industria, il funzionario dello stato, lo scienziato, non sono veri uomoni: la vera cultura è quella che contribuisce a creare in noi l'artista e il filosofo, l'uomo libero che sa essere se stesso; è una cultura aristocratica che consiste nel vivere a vantaggio non del maggior numero di uomini, ma a vantaggio degli uomini superiori, dei geni artistici e filosofici.

La seconda fase del pensiero di Nietzsche va dal 1876-77 al 1881-82 ed ha una forte impronta antimetafisica, scettica e positivistica. E' il momento in cui Nietzsche rompe la sua amicizia con Wagner perché vi vede motivi di cedimento al cristianesimo e alla rassegnazione. Si stacca anche dal pensiero di Schopenhauer, di cui non accetta più la concezione negativa della volontà, in cui vede un altro segno di una emancipazione incompleta dal cristianesimo. La filosofia di Nietzsche cerca ora di reperire il se stesso ultimo del mondo e dell'uomo, il terreno su cui poggia l'esistenza, l'originario: per questo egli deve sgombrare il campo da ciò che si è sovrapposto a questi elementi e riscoprire l'essere autentico. Da questo ricominciamento parte la rinascita verso una vita artistica. Questa nuova impostazione rivaluta la figura del filosofo-scienziato che analizza e critica, è lo spirito libero della prefazione a "Umano, troppo umano".

A nascondere la natura dell'uomo sono soprattutto la morale, la religione e la metafisica. La natura non è opera divina né manifestazione della ragione, non ha significato o fine o ordine; il mondo è caos originario, è se stesso. A questa posizione che considera il mondo come una oggettività indifferente e che si fonda su una concezione della scienza della natura come rigorosamente limitata alla natura, si affianca una posizione che nell'ultimo Nietzsche diventerà ancora più radicale: il mondo non ha una realtà, è ciò che appare, non ci sono fatti ma solo interpretazioni, non vi sono verità assolute ma solo relative alle diverse interpretazioni (Nietzsche chiamerà questa posizione "prospettivismo"). Nietzsche mette così in discussione la stessa scienza, i cui concetti hanno per lui un carattere puramente convenzionale. Si tratta di una posizione che si fonda sull'uomo, non sulla scienza naturale ma sulla psicologia, sulla conoscenza e la certezza di sé. Il mondo che l'uomo ha di fronte è un mondo in cui "Dio è morto", un mondo che non autorizza né l'ottimismo né il pessimismo, in cui l'uomo non ha garanzie al di fuori di se stesso: è l'uomo che dà un significato alla sua esistenza.

Nietzsche cerca ora di rintracciare il fondo autentico dell'uomo, e qui trova il senso del vitale, il cui nucleo consiste nel senso di potenza e paura; nel senso di potenza in modo particolare. Nietzsche è contro quelle morali che esaltano la rinuncia e l'impotenza, che hanno paura dell'individuo e della sua indipendenza e cercano di inserirlo nel mondo dello Stato e del lavoro. La morale è un modo di comportarsi secondo il costume di un certo gruppo sociale, ma i gruppi sociali sono tanti e i loro costumi cambiano incessantemente. L'immoralismo nietzschiano non è però la negazione della morale in quanto tale, ma delle morali dominanti (utilitaristica, teologica) che esprimono un'organizzazione della vita propria di certi soggetti (i popoli e gli individui deboli), che è indispensabile a conservare la specie ma che non è sufficiente per creare veri uomini e per liberare l'istinto. L'uomo non deve dissolvere la natura, non deve soffocare gli impulsi, ma deve espandere il naturale. Le grandi civiltà, secondo Nietzsche nascono dalla vita presa nella sua pienezza; subordinare la vita ad un ideale significa diminuire le possibilità di sviluppo dell'uomo. Nietzsche comprende i rischi della scelta per lo sviluppo della storia, per cui decide di sottrarsi alla scelta. La sua tesi di fondo è che la vita va accettata e affermata. Questa emancipazione e non repressione del vitale non va intesa come affermazione del suo espandersi sregolato: lo spirito libero non si è sciolto dai lacci del costume per farsi legare dai lacci delle passioni indisciplinate, non è un debole, perché possiede se stesso, esercita l'istinto di potenza anche su se stesso.

Nella terza fase del suo pensiero Nietzsche aggiunge un atteggiamento costruttivo all'atteggiamento critico-analitico che lo aveva contraddistinto sino ad allora.

La volontà di potenza si precisa come la categoria centrale della realtà umana (la psicologia dovrà scendere nel profondo ed occuparsi di questa categoria). Questa volontà si rivela come l'istinto fondamentale dell'uomo, è l'essere da cui muovere per la costruzione dei veri valori e a cui ci si deve riferire per la demistificazione dei valori-idoli. L'individuo umano è una forza che vuole estrinsecarsi, è una forza creatrice; la volontà di potenza è una struttura psicologica, che nell'ultimo Nietzsche finisce per diventare anche cosmologica, in quanto principio costitutivo della natura organica e inorganica (si tratta però solo di un'ipotesi, in quanto Nietzsche per la conoscenza della natura rinvia sempre alla scienza). Nietzsche vuole contrastare la tendenza a fuggire la vita invitando ad immergivisi (è meglio essere Cesare Borgia che essere senza passioni, diceva). Secondo Nietzsche fare scienza significa trasformare la natura in concetti per dominarla; la verità è un errore e non un assoluto, ma è un errore di cui la specie umana non può fare a meno.

La volontà di potenza è autodominio: da un lato è aggressione e conquista, ma dall'altro è controllo di se stessi. Il superuomo (inteso come oltreuomo o più che uomo) è colui che sa fare di sé (non si nasce supeuomini) l'espressione della volontà di potenza in questa sua duplice natura.

Per Nietzsche il superamento dell'uomo comporta anche il superamento e la trasformazione di tutti i valori, il capovolgimento dell'uomo moderno: l'uomo che va superato vive nella mediocrità, nella sicurezza pacifica, nel gregge, è una semplice creatura la cui morale è la morale degli schiavi, una morale i cui valori sono quelli che confortano gli stanchi e i sofferenti (pietà, altruismo, disinteresse, umiltà, operosità). Il superuomo invece è il creatore di se stesso, è avventuriero e dominatore, non teme la vita ma la fa sua con coraggio; la morale dei "signori" ha i suoi valori nella pienezza umana, nella fierezza, nella fede in se stesso. Un altro aspetto da sottolineare è l'aristocraticismo, per il quale il senso della storia non consiste nell'innalzamento della civiltà e del genere umano, ma nell'elevazione degli individui superiori: non tutta l'umanità ma solo una razza, un popolo consta di tali individui. Si tratta di una disuguaglianza non voluta, ma da Nietzsche constatata e riconosciuta come necessaria (Nietzsche si rivela così come un antropologo pessimista).

Nel cristianesimo Nietzsche persegue proprio l'avversione verso la vita come potenza e l'avversione egalitaria verso l'individuo e le aristocrazie: il cristianesimo, predicando la carità e la non resistenza al male, dissecca la sorgente della vita e non può educare superuomini; anche il nazionalismo e lo statalismo distraggono l'uomo dalla volontà di potenza. Nella società borghese-industriale chi detiene il potere non è un superuomo, ma un uomo comune diventato casualmente dominatore; proprio l'assoggettamento a questa classe di incapaci ha fatto nascere il socialismo. L'ideale di uguaglianza diffuso da cristianesimo, democrazia e socialismo è l'ideale dell'oppresso, ed è un ideale che impedisce l'emergere della classe dei superuomini. Nietzsche non annuncia l'uguaglianza ma riapre fossati e divide; non predica l'emancipazione degli sfruttati, ma l'accettazione del dualismo fra schiavi e liberi, superuomini e gregge. Per Nietzsche lo stesso rapporto che intercorre fra superuomo e gregge dovrebbe intercorrere fra popoli europei e altri popoli. Tutti i problemi legati alla repressione si potrebbero superare grazie all'emancipazione di una parte di uomini e al costituirsi di questi in una classe dominante.

Un altro elemento della dottrina di Nietzsche è la teoria dell'eterno ritorno, dove si afferma che il mondo è sempre uguale a se stesso, non cambia e ogni cosa ritorna come era, secondo un processo ciclico; anche l'essere dell'uomo è sempre identico a se stesso e nulla può giudicare questo, perché non esiste Dio e non esiste una creazione. L'uomo deve accettare il suo essere e diventare ciò che è: l'"è" si deve trasformare in "voglio", è la tesi naturalistica della non negazione della vita e dell'affermazione della stessa, identificandosi con l'essere originario. Queste tesi costituiscono la base dell'antropologia di Nietzsche

IL PRONOME RELATIVO

(Pronumele relativ)

Pronumele relativ, referindu-se la un substantiv din propozitia regenta, leaga propozitia subordonata (din care face parte si în care tine locul substantivului respectiv) de propozitia regenta.

Formele: che (ce, care)

(la) il quale/ (le) i quali

chi (cine)

Cazul

În limba româna

În limba italiana

Varianta CHE

În limba italiana

Varianta IL QUALE

Nominativ

care

che

il quale - i quali

la quale - le quali

Acuzativ

(pe) care

1. che

1. il quale - i quali

la quale - le quali

. despre, cu, în etc...care

2. di, con, in ..cui

(prep. + cui)

2. del/della quale

dei/delle quali

con la/ il quale

con le/i quali

nel/nella quale

nei/nelle quali etc.

(prep. + art. + quale/quali)

Dativ

caruia, careia,

carora

a cui

al/alla quale

ai/alle quali

Genitiv

1. al, a, ai, ale

caruia,

al, a, ai, ale

careia,

al, a, ai, ale

carora

1. il, la, i, le cui

(art. + cui)

1. del/della quale

dei/delle quali

2. despre, pentru, în, pe ..

+ al, a, ai, ale

+ carui, carei, caror

(ex. despre al carui, pe a caror etc)

2. del, della, dei, delle cui

per il, la, i, le cui

sul, sulla, sui, sulle cui

nel, nella, nei, nelle cui .etc

(prep. + art. + cui)

Exemple:

La storia è una materia che m'interessa molto. (Istoria este o materie care ma intereseaza mult.)

Il ragazzo che vedi è molto intelligente. (Baiatul pe care îl vezi este foarte intelligent.)

Ho letto l'articolo di cui mi ha parlato Giorgio. (Am citit articolul despre care mi-a vorbit Giorgio.)

La casa in cui vivo è molto bella. (Casa în care locuiesc este foarte frumoasa.)

Ho incontrato Luisa, la quale mi ha invitato alla sua festa. (Am întâlnit-o pe Luisa, care m-a invitat la petrecerea ei.)

Quel cagnolino, il quale hai visto ieri, è stato abbandonato. (Acel catelus, pe care l-ai vazut ieri, a fost abandonat.)

Il paese nel quale abito è molto bello. (Ţara în care locuiesc este foarte frumoasa.)

La ragazza con la quale mi ero fidanzato è partita. (Fata cu care eram logodit a plecat.)

Observatii:

1. il, la, i, le cui preceda si se acorda si cu substantivul din subordonata. Avem astfel:

articolul (il, la, i, le) în acord cu substantivul din subordonata

pron. relativ (cui) substituie substantivul din principala

ex. Le persone/ la cui pronuncia è corretta/ sono poche. (Persoanele a caror pronuntie este corecta sunt putine)

2. del, della, dei, delle quale (i) sta dupa substantivul din subordonata si se acorda cu substantivul din principala:

ex. Le persone/ la pronuncia delle quali è corretta/ sono poche. (Persoanele a caror pronuntie este corecta sunt putine)

3. în ciuda prevalentei lui che si cui, folosirea lui il quale este preferabila:

- când pronumele che, fiind invariabil, ar putea crea ambiguitati cu privare la substantivul la care se refera:

ex. Ho incontrato il fratello di Anna, che ormai lavora a Milano.

..il quale ormai lavora a Milano.

..la quale ormai lavora a Milano.

- când pronumele relativ nu urmeaza imediat dupa substantivul din principala (la care se refera):

ex. Molte storie mi ha raccontato il nonno quand'ero piccolo, le quali erano non solo molto belle ma anche istruttive.

- când se doreste evitarea repetitiei lui che:

ex. La maestra mi ha detto che Giorgio, il quale è un bambino molto vivace, si comporta bene a scuola.

4. Pronumele relativ chi este invariabil si se refera numai la persoane. Cere acordul la persoana a III-a singular.

Ex. C'è sempre chi (= qualcuno che) si comporta male.

È ville criticare chi ( quello che) non ascolta.

Ho compassione per chi (= per quello che) soffre.

IL CONGIUNTIVO DEI VERBI

(Conjunctivul verbelor)

Conjunctivul este modul verbal care ocupa, prin excelenta, sfera subiectivitatii. Subliniaza faptul ca actiunea exprimata de verb este prezenta ca posibila, verosimila, incerta, ipotizabila, dorita, sperata sau temuta.

În limba italiana, conjunctivul are urmatoarele timpuri verbale: prezent (presente), trecut (passato), imperfect (imperfetto), mai mult ca perfect (trapassato).

1. Il congiuntivo presente

- se ataseaza la radacina infinitivului, în functie de numar si persoana, terminatiile specifice:

Verbele regulate

I II III

- ARE - ERE - IRE

parlare vendere partire

io parli venda parta

tu parli venda parta

lui/lei parli venda parta

noi parliamo vendiamo partiamo

voi parliate vendiate partiate

loro parlino vendano partano

avere essere

io abbia sia

tu abbia sia

lui/lei abbia sia

noi abbiamo siamo

voi abbiate siate

loro abbiano siano

Verbele neregulate:

andare apparire(a aparea) bere cogliere(a aduna, a)

vada(sa merg) appaia beva colga

vada appaia beva colga

vada appaia beva colga

andiamo appariamo beviamo cogliamo

andiate appariate beviate cogliate

vadano appaiano bevano colgano

- condurre (a conduce): conduca, conduca, conduca, conduciamo, conduciate, conducano

- cuocere (a coace): cuocia, cuocia, cuocia, cuociamo, cociate, cuociano

- dare (a da): dia, dia, dia, diamo, diate, diano

- dire (a spune): dica, dica, dica, diciamo, diciate, dicano

- dovere(a trebui): debba, debba, debba, dobbiamo, dobbiate, debbano

- fare (a face): faccia, faccia, faccia, facciamo, facciate, facciano

- morire (a muri): muoia, muoia, muoia, moriamo, moriate, muoiano

- parere (a parea): paia, paia, paia, paiamo, paiate, paiano

- piacere (a placea): piaccia, piaccia, piaccia, piacciamo, piacciate, piacciano

- porre (a pune): ponga, ponga, ponga, poniamo, poniate, pongano.

- potere (a putea): possa, possa, possa, possiamo, possiate, possano

- rimanere (a ramâne): rimanga, rimanga, rimanga, rimaniamo, rimaniate, rimangano

- salire (a iesi): salga, salga, salga, saliamo, saliate, salgano

- sapere (a sti): sappia, sappia, sappia, sappiamo, sappiate, sappiano

- scegliere (a alege): scelga, scelga, scelga, scegliamo, scegliate, scelgano

- sedere (a se aseza): sieda, sieda,


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