Etá evolutiva e postura - Educazione e rieducazione posturale in etá evolutiva
Introduzione
Con questo mio contributo ho cercato di affrontare il problema della rieducazione posturale in età evolutiva, trattando quelle alterazioni della normale morfologia corporea che colpiscono prevalentemente i giovani nell’et‡ dell’accrescimento, facendo riferimento ad alcune delle tecniche maggiormente utilizzate nella rieducazione posturale e mettendo sostanzialmente a frutto la mia esperienza di insegnante di educazione fisica basata essenzialmente su una lunga pratica come allievo, collaboratore, educatore di attivit‡ e tecniche centrate sull’espressione corporea le quali insieme si esprimono per giungere ad una migliore integrazione, coordinazione e controllo nell’uso del proprio corpo inteso come unit‡ psicofisica vale a dire come vita corporea e vita psichica di un individuo.
L’etá evolutiva viene considerata la fase pi_
delicata della vita dell’uomo per le molte trasformazioni che essa comporta sia
sotto il profilo dello sviluppo fisico che di quello psicologico.
Questa fase della vita dell’individuo Ë caratterizzata dalla “confusione e
dispersione della propria identit‡”.
Se prendiamo in considerazione il soggetto nelle diverse
fasi della sua crescita possiamo meglio comprendere come la postura possa
subire delle alterazioni anche importanti e soprattutto nell’et‡ compresa tra
i 10 e 15 anni, periodo nel quale si ha un aumento staturale significativo rispetto
a quello ponderale e come tutto ciÚ coincida con il delicato periodo
pre-puberale e adolescenziale del soggetto.
E’ abbastanza facile affermare che i bambini di 10 anni hanno una motricit‡
completa e perfetta.
Il bambino in questa fase della sua crescita raramente
cade e ancor pi_ raramente si fa male ma se invece lo osserviamo appena un po’
pi_ grande lo troveremo impacciato, goffo e maldestro, in una parola
“sgraziato”.
In questo periodo per il giovane diventa difficile gestire il proprio corpo,
l’immagine che egli ha di sÈ Ë “illusoria” poichÈ Ë in continua trasformazione.
Cosa accade in questo momento della sua
crescita?
I sistemi automatici di controllo della motricit‡, prevalentemente quelli che
governano l’attivit‡ posturale, entrano in crisi a causa delle continue
modificazioni che avvengono nei vari segmenti corporei in accrescimento
e di conseguenza questi automatismi devono essere continuamente rivisti e
rielaborati.
Etá evolutiva e postura -2-
L’attivit‡ posturale Ë regolata dal sistema nervoso centrale (SNC) , attraverso meccanismi di controllo ed Ë proprio in questa sede che originano gli squilibri posturali che nel tempo si stabilizzano senza che noi ce ne accorgiamo causati da stimoli fisici ed emotivi.
Se gli stimoli permangono lo stato di contrattura si stabilizza e puÚ determinare un cambiamento dei programmi di controllo del sistema nervoso centrale.
Questi meccanismi di controllo sono lontani dalla coscienza e poco controllabili volontariamente; i ragazzi utilizzano poco il canale propriocettivo nella gestione della postura e dell’equilibrio e non dobbiamo stupirci pi_ di tanto di questo dal momento che a causa del rapido accrescimento del corpo, il canale propriocettivo Ë in fase di ristrutturazione ed Ë poco affidabile, ragion per cui i ragazzi di questa et‡ affidano il controllo della postura e del movimento principalmente a sistemi “esterocettivi”.
Altro aspetto non trascurabile che rallenta o in alcuni casi impedisce l’instaurarsi di questi meccanismi di controllo durante l’et‡ evolutiva Ë attribuibile anche al cambiamento delle abitudini e dello stile di vita del soggetto in questa fase della sua crescita.
Rispetto a qualche anno fa le attivit‡ spontanee degli adolescenti, i cosiddetti “jeux en plein air”, si sono drasticamente ridotti a causa della rapida trasformazione della societ‡ in cui viviamo la quale ha impietosamente fatto si che si sostituissero “ le vecchie e sane abitudini” di un tempo, grazie alle quali si potevano formare con spontanea naturalezza le basi per questi meccanismi di controllo propriocettivi che invece oggi vanno stimolati con appositi esercizi visto che alla fine della pubert‡ essi sono poco allenati e rappresentano per il ragazzo quasi una novit‡.
L’adolescente di oggi trascorre la maggior parte del suo tempo a scuola oppure in casa utilizzando videogiochi e computer e anche quando egli pratichi una qualsiasi attivit‡ sportiva, questa in ogni caso non Ë spontanea ma sempre guidata da un adulto.
Alterazioni posturali
Anche se non Ë semplice definire in modo assoluto e definitivo il concetto di postura, essa tuttavia rappresenta la risposta integrata del corpo nelle sue manifestazioni statiche e cinetiche alla forza di gravit‡.
La reazione antigravitaria, deve essere :
- Economica
- Efficiente
- Confortevole
Se la reazione antigravitaria À
inadeguata, si instaura un’alterazione posturale (compenso).
L’alterato equilibrio posturale determina una “catena lesionale” con la
conseguenza che le strutture osteo-mio fasciali, attraverso il gioco dei
compensi, organizzano una serie di adattamenti che a seconda dell’origine
partono dal basso verso l’alto o viceversa.
La caratteristica della catena lesionale À quella di agire a distanza:
Per catena lesionale che parte dal basso “catena ascendente”, si intende quel tipo di alterazione posturale che prende origine da una disfunzione dell’appoggio podalico della zona sacro-iliaca e del rachide.
La “catena discendente”, À al contrario una catena lesionale che parte dall’alto che origina da un’alterazione dell’organo vestibilo-uditivo, visivo occlusale (apparato stomatognatico).
Paramorfismi e dismorfismi
Se osserviamo un soggetto da un punto di vista clinico le alterazioni che riguardano la morfologia corporea normale, siano esse di origine “ascendente” o “discendente” si distinguono in paramorfismi e dimorfismi.
Quando ci si riferisce ai primi, vediamo come le alterazioni della morfologia corporea siano il risultato di posizioni scorrette e atteggiamenti posturali viziosi che con il tempo sono causa di dolore.
I paramorfismi di solito sono forme reversibili che
si possono correggere attraverso esercizi specifici di rieducazione
posturale, sono in generale forme transitorie, che non comportano, se
trattate adeguatamente, alterazioni delle strutture scheletriche. Tuttavia
anche se nella maggioranza dei casi i paramorfismi sono forme reversibili
(spesso regrediscono spontaneamente), devono comunque essere diagnosticate
precocemente per essere trattate con successo.
Nell’et‡ dello sviluppo queste alterazioni morfologiche non devono essere
sottovalutate e trascurate altrimenti si possono trasformare in forme assai pi_
gravi che causano modificazioni della struttura scheletrica meglio conosciute
come dismorfismi.
I dimorfismi portano a delle modificazioni
strutturali della normale morfologia corporea che, per essere corrette,
necessitano di un trattamento ortopedico adeguato.
Anche se i dismorfismi sono forme pi_ importanti rispetto ai paramorfismi, se
trattati precocemente e con interventi adeguati possono migliorare, ma al
contrario, trascurati e sottovalutati si aggravano e progressivamente provocano
disturbi funzionali; particolare riferimento a problemi respiratori e
circolatori che possono alterare la normale funzione dei processi fisiologici
vitali dell’individuo.
Riassumendo, possiamo distinguere le alterate modificazioni corporee nelle
seguenti forme:
Statiche: sono quelle
forme che restano invariate durante l’et‡ evolutiva, vale a dire quelle
sindromi che non regrediscono nÈ evolvono e che non mutano con il divenire
adulto del soggetto.
Involutive: sono quelle forme che regrediscono spontaneamente e sono
tipiche di un particolare periodo della vita di un individuo (et‡ evolutiva).
Evolutive: sono quelle forme che evolvono, peggiorano e si aggravano
(dismorfismi).
Di seguito, elencheremo quelle forme che rappresentano le pi_ frequenti alterazioni morfologiche che hanno la comune caratteristica di manifestarsi o svilupparsi nel corso dell’et‡ evolutiva.
Piede piatto dell’adolescenza
Ginocchio valgo dell’adolescenza
Le accentuazioni delle curve
fisiologiche del rachide:
Cifosi dorsale
Lordosi lombare
Deviazioni laterali del rachide:
Atteggiamento scoliotico
Scoliosi
Etá evolutiva e postura
Fattori Ereditari
Nel tentativo di definire corretta la postura di un soggetto dobbiamo essere realistici ed accettare i limiti imposti da un possibile fattore ereditario. Senza dubbio di fronte ad un problema posturale di questo tipo si possono ottenere dei miglioramenti ma non si deve creare nel soggetto l’aspettativa di un cambiamento radicale della forma.
Fattori Costituzionali
E’ questo un fattore che gioca un ruolo significativo nell’origine delle
alterazioni della normale morfologia corporea (deviazioni posturali).
I paramorfismi sono spesso riconducibili ad un fenotipo di costituzione debole,
il quale durante il periodo pre-puberale registra un accrescimento in lunghezza
spropositato rispetto allo sviluppo muscolare che risulta debole e insufficiente.
Fattori Endocrinologici
La regolazione dell’accrescimento corporeo dipende anche dal corretto
funzionamento delle ghiandole endocrine quali l’ipofisi, la tiroide, le gonadi
ecc.
Al fine di mantenere un buon equilibrio del sistema neuroendocrino Ë sconsigliabile
nell’et‡ evolutiva sottoporre il ragazzo ad attivit‡ intense e troppo
impegnative come per esempio un’attivit‡ sportiva stressante dal momento che
tutto ciÚ puÚ avere un’influenza negativa sulle modificazioni biologiche
tipiche di questo periodo della vita.
Fattori Esogeni
Durante l’et‡ evolutiva un’alimentazione insufficiente (per esempio carenza di
vitamine) oppure una dieta sbilanciata (per es. ipercalorica), possono essere
fattori predisponesti per l’insorgenza di un alterato accrescimento corporeo
con tutte le conseguenze negative che questo comporta.
I molti studi effettuati sulle alterazioni posturali hanno evidenziato come i
paramorfismi si riscontrino prevalentemente in ambienti socio-economici di
basso livello e in ambienti dove le condizioni igienico sanitarie sono spesso
scarse e precarie.
Inoltre lo stile di vita sedentario e particolari atteggiamenti posturali
contribuiscono all’insorgenza di queste alterazioni.
Fattori Psicologici
Non tutti i problemi di tipo posturale possono essere affrontati soltanto in
termini prettamente fisici, muscolo-scheletrici o di condizionamento
ambientale. Particolari posture possono essere l’espressione di disturbi
emotivi che si manifestano sovente unitamente a problemi della personalit‡.
La testa pendente e le spalle abbassate di alcuni giovani per esempio, sono
chiare manifestazioni di timidezza e di scarsa fiducia in se stessi.
In questi casi i soli specifici esercizi di rieducazione posturale non saranno
sufficienti se non coadiuvati da un adeguato sostegno psicologico teso a
formare un efficace e mirato sinergismo.
Educazione e rieducazione posturale in etá evolutiva
E’ stato analizzato come l’et‡ evolutiva rappresenti nella vita dell’individuo uno stadio nel quale si verificano rapide e delicate ristrutturazioni sia di ordine fisico che psichico le quali possono essere la causa di un disordine posturale.
Il piede piatto, il ginocchio valgo e le alterazioni delle normali curve fisiologiche del rachide, ne costituiscono le forme pi_ rappresentative.
Possiamo inoltre aggiungere che l’origine di alcune malattie degenerative dell’et‡ adulta come per esempio l’artrosi, le tendinopatie, le discopatie, le ernie discali, le meniscopatie, possono avere origine proprio da disordini posturali giovanili che sono stati trascurati.
Quando ci si riferisce ad un soggetto molto giovane, in et‡ evolutiva, sarebbe pi_ corretto parlare di “educazione” posturale poichÈ il concetto del “rieducare” implica in qualche modo una pregressa forma di educazione. Rieducare significa infatti “educare di nuovo e meglio”.
Tuttavia in chinesiterapia si usa il termine di educazione
posturale se ci si riferisce ad un soggetto che non presenti forme di un
alterato assetto posturale, essa si rivolge al soggetto “sano” il quale viene
educato alla conoscenza del proprio corpo attraverso una migliore percezione
del sÈ.
La rieducazione posturale al contrario si rivolge a quei soggetti che
presentano un’alterata morfologia corporea (disordine posturale) che prevede un
trattamento specifico e mirato al recupero di una situazione globalmente
compromessa in maniera pi_ o meno grave.
La rieducazione posturale Ë una forma di chinesiterapia (forma di ginnastica), avente come finalit‡ delle modificazioni sia dell’assetto posturale del soggetto ma anche e soprattutto del suo comportamento posturale generale
Rieducazione posturale
La postura Ë essenzialmente un tratto individuale, e anche la sua correzione riguarda un ambito strettamente individuale che non prescrive “ricette preconfezionate” poichÈ gli “ingredienti” che devono essere usati su ciascun individuo sono uno diverso dall’altro non solo nella misura ma anche nella natura e composizione degli stessi.
Prima di affrontare un qualsiasi trattamento rieducativo sar‡ necessario dunque un esame (ispezione posturale) che permetter‡ di individuare le particolari necessit‡ del soggetto esaminato.
Avviene cosÏ una attenta valutazione del soggetto attraverso un’indagine clinica e una serie di test atti a verificare la situazione posturale .
In breve, si deve prima indagare sulla natura dello squilibrio, poi si deve verificare se il lavoro proposto Ë in sintonia con la struttura e la funzionalit‡ del soggetto trattato. Questo permette da un lato una migliore qualit‡ del lavoro e dall’altro una maggiore efficacia e durata del lavoro nel tempo.
A prescindere dalla metodologia usata, l’obiettivo finale sar‡ quello di rendere la “struttura alterata” pi_ funzionale possibile “liberandola” da tensioni che creano vizi posturali sia in condizioni statiche che dinamiche del soggetto.
Il soggetto che compie questo percorso sar‡ il vero protagonista dell’intervento posto in essere. E’ a lui che dovranno essere forniti gli strumenti che gli consentiranno di modificare per quanto sar‡ possibile le strutture alterate per poi rielaborare in una fase successiva gli schemi posturali compromessi.
La Rieducazione Posturale Ë sostanzialmente una tecnica, un modo di fare ginnastica che prevede:
Lavoro meccanico-ortopedico
Educazione allo schema corporeo
Ginnastica posturale
Educazione respiratoria
Il Lavoro meccanico-ortopedico si pone
i seguenti obiettivi:
Stretching delle catene muscolari retratte
Recupero della motilit‡ articolare
Potenziamento dei muscoli della dinamica
Lavoro di resistenza dei muscoli della statica
L’educazione allo schema corporeo si
pone i seguenti obiettivi:
Presa di coscienza del proprio corpo
Apprendimento delle sensazioni esterocettive (contatti, pressioni ecc.)
Apprendimento delle sensazioni propriocettive (posizioni articolari, tensioni
muscolari ecc.)
Percezione globale del corpo in riferimento agli orientamenti spaziali:
- allineamento dell’Asse longitudinale sul piano frontale
- allineamento dell’Asse longitudinale sul piano sagittale
- allineamento dell’Asse sagittale sul piano frontale
sul piano trasversale controllo delle eventuali rotazioni del Bacino – Regione
Lombare – Dorso – Spalle
La Ginnastica posturale si articola in
4 fasi:
individuazione dell’elemento da correggere
coinvolgimento dell’elemento da correggere
compito posturale specifico dell’elemento da correggere
interferenza durante l’esecuzione dinamica dell’elemento da correggere
Educazione respiratoria si pone i
seguenti obiettivi:
presa di coscienza della dinamica respiratoria
capacit‡ di controllo volontario e cosciente delle varie componenti,
diaframmatica e toracica (alta-bassa-emitoracica)
Esame e valutazione del soggetto
Esaminare un soggetto consta di un esame obiettivo che inizia con la disamina generale del soggetto per inquadrarne la costituzione, i caratteri somatici e quelli psichici.
Si procede poi ad un successivo esame riguardante le varie posizioni principali del soggetto, stazione eretta (di fronte, di dorso, di fianco), in decubito supino e prono; il tutto osservando scrupolosamente il soggetto nella sua globalitá e non restringendo il campo dell’indagine alla sola zona nella quale il soggetto avverte e localizza la sintomatologia dolorosa. E’ consigliabile tuttavia prima di procedere a questa seconda fase, compiere un’anamnesi del soggetto prendendo in particolare considerazione il fattore et‡, dato questo che ci aiuta ad orientarci meglio, escludendo per esempio determinate affezioni che non sono proprie dell’et‡ del soggetto che stiamo esaminando; fattori come il sesso, per esempio quello femminile Ë pi_ esposto alla scoliosi; l’ambiente, la provenienza geografica, lo stile di vita, le abitudini sportive; precedenti familiari, che possono essere la causa di una possibile trasmissibilit‡ ereditaria.
Anamnesi patologica prossima, cioË
risalire al periodo di insorgenza di disturbi, stabilirne l’intensit‡, la
durata, il ritmo durante l’arco della giornata.
Quando si effettua l’esame obiettivo del soggetto Ë necessario tenere in
considerazione i rapporti esistenti tra le parti del corpo, per esempio tra un
arto ed il suo omologo controlaterale; per il tronco, i rapporti esistenti tra
il cingolo scapolare ed il bacino.
Durante l’esame obiettivo il soggetto
dovr‡ mantenere la posizione che in letteratura medica viene definita
“anatomica” o “neutra” cioË la stazione eretta con i piedi leggermente
divaricati (distanti circa 10 cm) con gli arti superiori che cadono lungo i
fianchi e accostati al tronco, le palme delle mani in supinazione, le spalle e
il bacino paralleli tra di loro.
Il corpo cosÏ orientato sar‡ il primo riferimento che permetter‡ di esprimere
in gradi la posizione assunta dal segmento preso in considerazione nei diversi
piani di movimento rispetto alla posizione neutra iniziale, definita “punto
zero”.
L’esame obiettivo puÚ immediatamente indirizzare l’attenzione verso un ben
evidenziato tipo di problema tuttavia dovremo essere prudenti nelle nostre
valutazioni poichÈ non Ë infrequente trovarsi di fronte a situazioni di
compenso che potrebbero indurci in errori di interpretazione, ad esempio una iperlordosi
del rachide lombare puÚ nascondere un atteggiamento obbligato dell’anca
in flessione, in questo caso opportune manovre ci saranno di valido aiuto.
Quando esaminiamo un soggetto nella sua posizione neutra, quello che
dovremo ricercare, saranno le eventuali asimmetrie le quali potremmo
riscontrare con una scrupolosa e accurata osservazione degli arti inferiori;
del bacino; della colonna vertebrale; delle spalle; del torace e dell’addome.
E’ importante ricordare che l’esame obiettivo potrebbe risultare insufficiente
ai fini di una corretta valutazione del soggetto, in tal caso questo va
completato con esami strumentali specifici i quali sono di competenza del
medico specialista.
Spalle curve
Analizzeremo ora uno degli errori posturali pi_ comuni e forse il pi_ rappresentativo dell’et‡ evolutiva il quale in un momento di forte spinta evolutiva potrebbe evolvere in un atteggiamento scoliotico che con il tempo potrebbe degenerare in una deformit‡ sicuramente di proporzioni pi_ rilevanti: “Le Spalle Curve”.
Di fronte ad un soggetto che presenta questo tipo di atteggiamento quello che andremo a ricercare Ë il coinvolgimento del corpo nella sua globalit‡. Gli aspetti pi_ direttamente implicati sono le spalle “incurvate”, la testa in avanti e la schiena “curva”.
“Spalle Curve” analisi anatomica
Testa e Collo in iperestensione
La testa Ë inclinata all’indietro con il mento sollevato.
Colonna vertebrale tratto toracico, convessit‡ aumentata che comporta uno
spostamento in avanti della testa.
A causa dello spostamento in avanti della testa, il muscolo sternocleidomastoideo
ed i muscoli scaleni che hanno la loro inserzione prossimale nella testa e sul
collo, non riescono pi_ ad esercitare la loro normale funzione di sollevamento
sullo sterno e sulle costole superiori.
Le porzioni toraciche dell’erettore spinale della colonna vertebrale e di altri
estensori sono allungate a causa dell’aumentata convessit‡.
Cingolo Scapolare
Abdotto e inclinato lateralmente, i romboidi ed il trapezio medio sono
allungati ed il piccolo pettorale ed il dentato anteriore sono accorciati.
Piccolo Pettorale
Non puÚ pi_ esercitare la sua normale funzione di sollevamento sulla terza ,
quarta, quinta costa. La fascia pettorale Ë quasi sempre tesa.
Articolazione delle Spalle
Rotazione verso l’interno, l’abduzione delle scapole fa si che le braccia
pendano pi_ in avanti del solito e con una leggera rotazione verso l’interno
cosicchÈ le palme delle mani sono rivolte all’indietro.
Dal momento che il grande pettorale si attacca alla parte superiore del
braccio, non esercita pi_ la sua funzione di sollevamento sulle costole.
Petto Appiattito
L’impossibilit‡ dello sternocleidomastoideo, del muscolo scaleno e dei muscoli
pettorali di esercitare la loro normale azione di sollevamento sullo sterno e
le costole si rileva nella posizione del petto.
Questo abbassa il diaframma impedendogli di compiere l’esecuzione abituale
durante la respirazione.
Nonostante siano state citate le articolazioni ed i muscoli principalmente coinvolti nell’errore posturale delle “spalle curve”, tuttavia si riscontrano altre modificazioni compensatorie estese sull’intero corpo del soggetto.
Esercizi posturali correttivi
Si citeranno due tra i numerosi esercizi posturali correttivi che hanno come obiettivo, il primo, l’estensione delle fasce e dei muscoli accorciati, il secondo, il rafforzamento e l’accorciamento dei muscoli che al contrario si sono allungati.
Esercizio 1 : sollevamento passivo del
petto
Scopo : estendere le fasce ed i muscoli pettorali
Descrizione dell’esercizio: Facciamo sedere il soggetto su una panca
bassa con le mani dietro la nuca (le dita delle mani non devono essere
intrecciate) ed i gomiti ben dietro;
l’operatore Ë in piedi, dietro il soggetto con un piede appoggiato sul bordo
della panca ed il ginocchio contro la colonna vertebrale del soggetto, tra le
due scapole (se opportuno, utilizzare un apposito cuscino per diminuire il
contatto del ginocchio sul dorso del soggetto).
L’operatore afferra i gomiti del soggetto, li solleva leggermente e li tira
indietro con una trazione forte (ma non troppo) e continua, che poi rilascia
con gradualit‡ e mai con strattoni. 8/15 ripetizioni.
L’operatore dovr‡ evitare che il soggetto inarchi troppo la schiena, suggerendogli
di contrarre i muscoli addominali durante la fase di sollevamento.
Errori pi_ comuni del soggetto:
mancanza di contrazione dei muscoli pettorali
la testa non Ë tenuta in una posizione corretta
mancanza di contrazione dei romboidi e del trapezio mediano
mancanza di rilassamento dei muscoli pettorali
Errori pi_ comuni dell’operatore:
tirare troppo bruscamente da produrre una forte azione di riflesso dei muscoli
pettorali
tirare eccessivamente da causare un iperestensione eccessiva della colonna
lombare
tirare troppo debolmente da non riprodurre alcuna azione di estensione
porre il ginocchio troppo basso da favorire una iperestensione del tratto
lombare della colonna e impedire la trazione ai muscoli pettorali
Esercizio 2 : sollevamento della testa (da una
posizione prona con le mani ruotate all’esterno)
Scopo dell’esercizio: correzione della “testa in avanti” delle spalle
“curve” rafforzando gli estensori del tratto toracico della colonna vertebrale,
degli adduttori e dei rotatori esterni delle braccia
Descrizione dell’esercizio: Il soggetto giace prono con le braccia lungo
i fianchi e le palme delle mani ruotate all’esterno e rivolte verso il basso.
Solleva la testa (8/15 cm), rivolgendo lo sguardo al pavimento, girando i
pollici verso l’alto e le palme delle mani rivolte verso l’esterno.
Mentre solleva la testa, stacca le mani dal pavimento girando i pollici verso
l’alto e le palme delle mani verso l’esterno.
Nello stesso momento in cui solleva e ruota le braccia deve addurre
energicamente le scapole. La posizione va tenuta per almeno 5 sec. 10/20 rip.
Errori pi_ comuni:
iperestensione della testa e del collo. Si puÚ evitare invitando il soggetto a
guardare in un punto sotto il suo naso
sollevare il corpo troppo in alto iperestendendo il tratto lombare del rachide.
Si puÚ evitare invitando il soggetto a non alzare la testa pi_ di 8/10 cm dal
pavimento
ruotare le braccia verso l’interno invece che verso l’esterno, questo si puÚ
verificare se al soggetto non Ë stato detto di cominciare con le palme delle
mani rivolte verso il basso, se l’errore persiste ed il soggetto continua ad
avere difficolt‡, dovr‡ provare ripetutamente a ruotare le braccia sia verso
l’esterno che verso l’interno ed imparare a riconoscere la “sensazione” di
movimento dell’articolazione della spalla e del cingolo scapolare.
Valutazione dell'adeguatezza di un esercizio
Al fine di valutare correttamente un esercizio, l’operatore (insegnante di ed. fisica, chinesiologo ecc.), dovr‡ porsi alcune domande alle quali dare delle risposte:
1. Qual Ë lo scopo dell’esercizio?
2. Come raggiungere efficacemente il suo scopo?
3. Quali sono le principali azioni articolari e muscolari coinvolte?
4. Quali sono la sua intensit‡ e la sua difficolt‡?
5. L’esercizio Ë adatto per un esecutore medio o un esecutore esperto?
6. L’esercizio presenta elementi di pericolo (lesioni o stiramenti) contro i quali dobbiamo prendere delle precauzioni?
7. L’esercizio puÚ causare degli effetti indesiderati o nocivi?
8. Se l’esercizio presenta delle difficolt‡, cosa servirebbe per preparare l’esecutore ad esso?
In una parola, l’essere in grado di rispondere a tali domande implica da parte dell’operatore una grande esperienza frutto di anni e anni di lavoro che lo hanno reso capace di individuare ed analizzare con successo le necessit‡ individuali dei soggetti da lui trattati.
Piede e postura
Il piede Ë una struttura (organo) importantissima che svolge funzioni fondamentali nell’economia del nostro organismo.
E’ il sostegno di tutto il corpo, Ë il mediatore tra il movimento dello scheletro e il terreno, Ë un organo recettoriale, Ë un organo vascolare.
In altre parole il piede:
Ci permette di camminare (propulsione)
E’ indispensabile per il mantenimento dell’equilibrio (sostegno)
Si tratta di una struttura complessa che a dispetto della
sua importanza, l’uomo tende a sottovalutare, Ë bistrattato con conseguenze
gravi per la postura della colonna vertebrale ed in genere di tutto il corpo.
E’ una vera meraviglia meccanica che possiede tanto la potenza quanto l’agilit‡
necessarie sia per sostenere staticamente il peso del corpo che per
permettergli i vigorosi spostamenti della corsa e del salto.
A volte perÚ, soprattutto per motivi puramente estetici, si preferiscono scarpe
suggerite dalla moda, magari con tacchi alti e punte troppo strette,
tralasciando considerazioni pi_ importanti ed essenziali quali il corretto
appoggio del piede, il corretto assetto della caviglia, la distribuzione del
peso del corpo a terra ecc.
L’importanza dell’appoggio plantare nell’organizzazione
posturale dell’uomo Ë ormai nota. Gli esterocettori deputati a ricevere
informazioni dal mondo estero sono:
Occhi
Orecchie
Mandibola
Soglia plantare
La pianta del piede Ë uno dei 4 esterocettori primari
posturali.
Il piede non Ë solo uno strumento di propulsione per il passo, Ë anche un
“organo di senso”. Ad ogni passo il piede appoggia al suolo tutta la pianta e
per un breve momento rilascia per meglio aderire e raccogliere le informazioni
tattili dal terreno.
Poi in base alle percezioni raccolte, durezza ed asperit‡ del suolo, si
irrigidisce e si trasforma in una leva, la quale spinge e fa avanzare il passo.
Questo lavoro di elaborazione, di informazione e di attivazione dei muscoli del
piede, viene perÚ ridotta considerevolmente dalla suola delle scarpe.
Lasciare i bambini scalzi almeno d’estate su superfici
incoerenti come sabbia e terra (superfici “informative”), favorisce la
maturazione del piede e quindi un suo pi_ sano sviluppo.
Il pi_ delle volte Ë il tempo a correggere il Piede Piatto: il grado di
valgismo del piede che esprime la gravit‡ del piede piatto si riduce
spontaneamente con lo sviluppo e la maturazione ossea del soggetto.
I bambini che presentano un piede piatto a 3 anni possono mostrare un piede
perfetto a 8-10 anni di et‡ senza che sia stato utilizzato alcun presidio
correttivo.
Un Dato: Sono stati effettuati 2 studi che hanno messo a confronto bambini occidentali con bambini di zone rurali, Indiane e Africane. Il risultato Ë il seguente: I bambini che camminavano scalzi su superfici incoerenti come sabbia e terra, sviluppavano piedi pi_ sani rispetto ai bambini occidentali che utilizzavano precocemente l’uso di scarpe e plantari.
Il piede, riferimenti anatomici
Il piede Ë collegato alla gamba dall’articolazione della caviglia (tibio-peroneo-astragalica). Nel piede vi sono le 7 ossa del tarso; due delle articolazioni di questa regione e precisamente:
- L’articolazione astragalo-calcaneare
- L’articolazione medio-tarsica (astragalo-scafoidea e calcaneo-cuboidea)
Permettono i movimenti propri del piede.
Il piede nella sua morfologia viene descritto come un “arco
elastico” del quale l’astragalo costituisce la chiave, esso rappresenta il
mezzo di unione tra piede e gamba, Ë l’elemento che trasmette il peso di tutto
il corpo, funzione che richiede grande robustezza e appoggio stabile.
Il piede Ë strutturato su 2 arcate, longitudinale e trasversale. E’ possibile
descriverlo come costituito da 2 porzioni: una interna e una esterna.
Porzione interna:
Calcagno
Astragalo
Scafoide
3 Cuneiformi
3 Metattarsi interni
Porzione esterna:
Calcagno
Cuboide
4_-5_ Metatarsale
Da sottolineare che il disegno della porzione esterna Ë pressochÈ
piatto e questa porzione manca di motilit‡, la sua funzione Ë pertanto quella
di sostegno, al contrario della porzione interna con la sua maggiore
flessibilit‡ e la curvatura propria della sua arcata, Ë adatta alla funzione di
ammortizzazione degli urti e in tutte le forma di locomozione.
Nella deambulazione una funzione molto importante Ë quella delle dita dei
piedi, specialmente l’alluce che Ë robusto e voluminoso.
La forza e l’elasticit‡ del piede sono dovute principalmente ai legamenti che
collegano le ossa ed i muscoli che con la loro azione ne conservano
l’equilibrio.
L’integrit‡ delle arcate Ë dovuta perciÚ all’integrit‡ dei legamenti e dei
muscoli.
Il piede piatto
Si definisce impronta del piede normale quella in cui la lunghezza dell’istmo, cioË la zona del mesopiede che tocca il terreno lungo il bordo laterale, corrisponde ad un terzo della lunghezza espressa dall’impronta a livello delle teste metatarsali.
Si definisce impronta di piede piatto, quella in cui la lunghezza dell’istmo Ë superiore ad un terzo, considerando anche i 3 gradi di gravit‡ del piattismo (lieve-medio-piatto), sempre basato sull’espressione della lunghezza dell’istmo.
Esistono poi delle sottoclassi di piede piatto, come piede pronato, varo, valgo ecc.
Il soggetto con piede pronato e valgo generalmente presenta:
- Iperlordosi lombare ipotonica
- Cervicale verticalizzata o inversione della curva
- Testa in avanti
Se osserviamo il piede quando il soggetto Ë in piedi, nella stazione eretta, notiamo che non tutta la regione plantare di esso Ë appoggiata al suolo ma solo le parti del piede che sono in corrispondenza della grande tuberosit‡ del calcagno e della testa del 1_ e 4_-5_ metatarso dove si sviluppano gli archi plantari (volte plantari): 2 longitudinali, uno interno e l’altro esterno e uno trasversale.
Il calcagno, l’astragalo, lo scafoide, i tre cuneiformi e i primi 3 metatarsi formano l’arco longitudinale interno che oltre ad essere sostenuto dall’azione dei muscoli tibiale posteriore e peroneo lungo, definiti anche muscoli cavizzanti, presentano alcuni legamenti che contribuiscono al sostegno della volta plantare nelle due concavit‡: trasversale e longitudinale.
Il piede piatto
Si definisce impronta del piede normale quella in cui la lunghezza dell’istmo, cioË la zona del mesopiede che tocca il terreno lungo il bordo laterale, corrisponde ad un terzo della lunghezza espressa dall’impronta a livello delle teste metatarsali.
Si definisce impronta di piede piatto, quella in cui la lunghezza dell’istmo Ë superiore ad un terzo, considerando anche i 3 gradi di gravit‡ del piattismo (lieve-medio-piatto), sempre basato sull’espressione della lunghezza dell’istmo.
Esistono poi delle sottoclassi di piede piatto, come piede pronato, varo, valgo ecc.
Il soggetto con piede pronato e valgo generalmente presenta:
- Iperlordosi lombare ipotonica
- Cervicale verticalizzata o inversione della curva
- Testa in avanti
Se osserviamo il piede quando il soggetto Ë in piedi, nella stazione eretta, notiamo che non tutta la regione plantare di esso Ë appoggiata al suolo ma solo le parti del piede che sono in corrispondenza della grande tuberosit‡ del calcagno e della testa del 1_ e 4_-5_ metatarso dove si sviluppano gli archi plantari (volte plantari): 2 longitudinali, uno interno e l’altro esterno e uno trasversale.
Il calcagno, l’astragalo, lo scafoide, i tre cuneiformi e i primi 3 metatarsi formano l’arco longitudinale interno che oltre ad essere sostenuto dall’azione dei muscoli tibiale posteriore e peroneo lungo, definiti anche muscoli cavizzanti, presentano alcuni legamenti che contribuiscono al sostegno della volta plantare nelle due concavit‡: trasversale e longitudinale.
Piede piatto ed etá evolutiva
Tutti i bambini nascono con il piede piatto. Quasi tutti, evolvono spontaneamente verso lo sviluppo di un piede normale con gli archi plantari ben rappresentati entro i 7-10 anni. Altri invece conservano il piede piatto anche da grandi.
Le cause che possono provocare questo tipo di affezione sono riconducibili a deficit di origine costituzionale e endocrina che insieme, contribuiscono alla formazione di una struttura muscolo-legamentosa della pianta del piede, debole, che non riesce a sostenere la struttura muscolo scheletrica del soggetto in rapido accrescimento.
A causa di ciÚ si ha un cedimento, una rottura
dell’equilibrio muscolo-legamentoso che sostiene l’arco plantare nelle 2
concavit‡ (trasversale e longitudinale) con la conseguente alterazione dei
normali rapporti articolari tra le ossa e il tarso per:
- Deviazione mediale e plantare dell’astragalo rispetto al calcagno
- Abbassamento della volta longitudinale e valgismo del calcagno
Successivamente si ha:
- Alterazione strutturale delle ossa del tarso sollecitate
in modo incongruo
- Conseguente e precoce instaurazione di fenomeni artrosici.
Un altro fattore predisponente all’instaurarsi di questo problema Ë dovuto ad una cattiva distribuzione del carico del peso corporeo magari dovuta ad un valgismo infantile del ginocchio oppure derivante da un’affezione infantile trascurata, come il piede piatto.
Sintomi
La sintomatologia inizia con la presenza di un dolore al piede che si estende
fino al polpaccio quando il soggetto Ë in piedi o cammina, che Ë causa di una
facile affaticabilit‡ del soggetto che generalmente scompare con il riposo.
Con il passare del tempo aumentano le manifestazioni dolorose a livello del
collo del piede e del mesopiede, progressivamente le anomalie della normale
morfologia del piede si accentuano (piede piatto-valgo contratto) ed il
soggetto avr‡ sempre pi_ difficolt‡ ad eseguire la flessione e supinazione del
piede.
Cause e trattamento del piede piatto
Le probabili cause sono riconducibili ad una alterazione dei normali rapporti articolari tra calcagno, scafoide e 1_ 2_ 3_ cuneiforme.
Inizialmente si verifica una deviazione mediale e plantare dell’astragalo rispetto al calcagno ed un abbassamento della volta longitudinale e valgismo del calcagno.
Poi gradualmente si verifica una alterazione della normale struttura ossea del tarso che viene sollecitata in modo sproporzionato.
Si possono distinguere diversi gradi o stadi di gravit‡ del piede piatto in et‡ evolutiva, in rapporto all’evolversi ed all’aggravarsi di tale affezione:
1_ Stadio
Arco longitudinale diminuito ma ancora presente.
Il piede presenta ancora la sua normale funzionalit‡ soprattutto quando il
piede non Ë sottoposto a carico.
2_ Stadio
Arco longitudinale non pi_ visibile.
Il piede piatto evolve in uno stadio intermedio nel quale compare
progressivamente la sintomatologia dolorosa e comincia ad alterarsi la normale
morfologia del piede (valgismo e pronazione).
3_ Stadio
Arco longitudinale assente ed il bordo mediale del piede Ë convesso.
Il piede piatto si deforma irreversibilmente, la muscolatura dei peronei Ë
contratta in modo permanente ed il piede presenta una notevole sporgenza dello
scafoide.
Per determinare il grado di gravit‡ dell’affezione Ë indispensabile oltre all’esame obiettivo del soggetto avvalersi di altre metodiche come ad esempio : radiogramma – podogramma – plantoscopio
Trattamento
Il trattamento di questo tipo di piede piatto Ë ancora controverso, Ë stato
dimostrato che le calzature ortopediche “correttive” ed i plantari non sono in
grado di modificare la storia naturale della deformit‡ e che anzi possono
essere fattori predisponesti allo sviluppo del piede piatto alterando
l’equilibrio muscolare indispensabile alla formazione dell’arco plantare.
Generalmente il piede piatto se tale, resta tale anche dopo anni di diligente
correzione con il sostegno di una ortesi plantare.
Tuttavia nei casi pi_ gravi, quando il piede piatto Ë causa di dolore, il suo
utilizzo si rende necessario.
Sedute di cinesiterapia (ginnastica) che con opportuni esercizi, mira ad un
ripristino non solo dell’efficienza dell’apparato muscolo-legamentoso del piede
(m. cavizzanti), ma ad un migliore assetto ed equilibrio dell’intera struttura
muscolo-scheletrica del soggetto.
Di seguito si proporranno alcuni esercizi che possono contribuire al ripristino
di una buona funzionalit‡ del piede suddivisi orientativamente in due periodi,
ciascuno dei quali caratterizzato da un particolare tipo di intervento.
1_ Periodo
Esercizi Attivi (in condizione di scarico)
Gli esercizi attivi, mirano al rafforzamento dei muscoli che sostengono l’arco
plantare (m. plantari, flessori lunghi delle dita, peroneo lungo, tibiale
posteriore)
2_ Periodo
Esercizi con carico
Gli esercizi proposti in questo periodo sottopongono il soggetto ad un carico
di lavoro pi_ impegnativo, rappresentato spesso dal peso stesso del soggetto.
Esercizi per il piede piatto
Soggetto seduto (panca non troppo alta):
- flessione ed estensione delle dita del piede;
- flessione ed estensione delle dita del piede associate anche alla supinazione;
- piedi in appoggio sopra un sacchetto di sabbia, il soggetto dovr‡ flettere le dita dei piedi premendo sul sacchetto di sabbia (cavizzare il pi_ possibile);
Variante: dita dei piedi ben aperte, in appoggio al primo grado della spalliera, flessione delle dita con particolare presa sulla spalliera (cavizzare il pi_ possibile);
- flessione plantare max (punta del piede addotta);
- flessione dorsale (piede addotto)
- prensione: il soggetto deve afferrare con le dita dei piedi piccoli oggetti
Soggetto in decubito supino (gambe piegate) con le dita
dei piedi in prensione al 2 grado della spalliera:
sollevare il bacino da terra;
Corsa sul posto
Andatura sui talloni
Soggetto di fronte alla spalliera (presa all’altezza delle
spalle), sacchetto di sabbia sotto i metatarsi:
- flessione dorsale e plantare, associata alla flessione delle dita
- variante: stesso esercizio associato ad un lento sollevamento del bordo
interno del piede.
Soggetto seduto su una panca bassa, ginocchio flesso a
70_, mantenendo i talloni al suolo, sollevare con forza gli avampiedi e le dita
per alcuni secondi
Variante: flettere energicamente le dita dei piedi mantenendo la flessione per
10-15 sec. 5/6 serie
Soggetto seduto, ginocchio flesso a 70_, gambe leggermente divaricate, piedi in appoggio a terra. Avvicinare le ginocchia fino a raggiungere il contatto, sollevando il bordo esterno dei piedi mentre quello interno resta in appoggio al suolo. Mantenere la posizione per 10-15 sec. 5/6 serie
Soggetto seduto. Afferrare con le dita dei piedi un panno, oppure un bastoncino o dei sassolini. 10-15 rip. 4/5 serie
Soggetto in piedi. Andatura sugli avampiedi (camminare) mantenere il ginocchio disteso e bloccato. 15-20 sec. 4/5 serie
Soggetto in piedi. Andatura sui talloni (camminare), mantenere il ginocchio disteso e bloccato. 15-20 sec. 4/5 serie Soggetto in piedi. Camminare con andatura “rullata” (tallone-pianta-punta). Il primo appoggio Ë con il tallone, il secondo con la pianta, il terzo con l’avampiede, mantenendo il tallone sollevato. 15-20 sec. 4/5 serie
Soggetto in piedi. Camminare sopra una linea “disegnata” al suolo, camminare mettendo un piede davanti all’altro (punta e tallone che si toccano), il centro della pianta del piede sulla linea. 15-20 sec. 4/5 serie
Soggetto in piedi. Camminare incrociando le gambe e “cavallo” della linea evitando di toccarla. 15-20 sec. 4/5 serie
Soggetto in piedi. Camminare sul bordo esterno dei piedi in massima supinazione tenendo una palla tra gli archi plantari. 10-15 sec. 4/5 serie
Soggetto seduto. Tenere con il bordo interno dei piedi
(pianta contro pianta) una palla medica da kg. 1. 10-15 sec. 4/5 serie.
Variante : incrociare le gambe e tenere la palla con il dorso dei piedi
Soggetto in piedi. Sollevare la gamba con il ginocchio flesso a 90_ mentre l’altro si solleva sull’avampiede. 10-15 sec. 4/5 serie
Scoliosi e atteggiamento scoliotico
Se osserviamo la colonna vertebrale possiamo notare come il blocco inferiore (osso sacro) si appoggia sul bacino nel quale si incastra come un cuneo e serve a sua volta da appoggio alla colonna lombare con le sue cinque solide vertebre.
Queste ultime si assottigliano progressivamente fino alle 12 vertebre dorsali, ciascuna delle quali serve da supporto ad una coppia di costole.
Le vertebre dorsali diventano sempre pi_ piccole fino alle
7 vertebre cervicali, ancora pi_ sottili, che si concludono con la prima
vertebra cervicale, atlante, denominata cosÏ proprio perchÈ sopporta il
peso della testa. Sotto l’atlante c’Ë la seconda vertebra cervicale (epistrofeo)
che permette grazie alla sua particolare conformazione i delicati movimenti di
rotazione della testa a destra e a sinistra.
Questa struttura perfettamente adeguata alla posizione verticale Ë dunque
estremamenente gerarchizzata.
Le vertebre pi_ basse e pi_ potenti servono da appoggio a quelle poste sopra di esse fino al collo molto mobile che sostiene la testa e le permette una estrema finezza di movimenti.
Se osserviamo la struttura muscolare e legamentosa della colonna vertebrale vi troviamo una formazione analoga: muscoli potenti alla base della colonna per tenere dritto e sostenere tutto l’insieme ; muscoli sempre pi_ sottili e sensibili man mano che si sale per poter realizzare il delicato gioco muscolare che determina la motilit‡ del collo e l’equilibrio della testa.
Ogni parte del corpo, ogni sezione del corpo ha dunque una
sua precisa funzione da svolgere. Solo una coordinazione di queste funzioni che
sia corretta, cioË conforme alla struttura del corpo permette un uso
dell’organismo che sia meccanicamente corretto ed allo stesso tempo efficace ed
economico.
Al centro del corpo corrispondente alla regione delle vertebre lombari,
appartengono la forza e la stabilit‡; alla parte superiore appartengono invece
finezza e mobilit‡.
La coordinazione del tutto Ë destinata a trovare il suo optimum meccanico in
una colonna vertebrale equilibrata sulla verticale.
Ogni deformazione dell’asse vertebrale, ogni debolezza nel centro del corpo, ogni blocco nella parte alta (nel collo e nelle spalle) comportano inevitabilmente una fragilit‡ meccanica ed una usura prematura dell’intero organismo.
Scoliosi e scoliosi paramorfica
Pedriolle fu il primo a studiarla nei 3 piani dello spazio, la definÏ “una curva che si sviluppa nello spazio […] dovuta ad un movimento di torsione generalizzato a tutto il rachide”.
La scoliosi Ë una deformazione tridimensionale della colonna vertebrale (deviazione permanente) ad eziopatogenesi multipla, alla quale conseguono gravi alterazioni estetiche e funzionali, sulla quale sono evidenziabili i seguenti elementi:
- Una curvatura principale o primitiva (deviazione sul piano frontale) che puÚ interessare il rachide lombare – dorsale - cervicale.
- Una o pi_ curvature secondarie (di compenso). Sono quelle curvature che si sviluppano nei tratti sopra e sottostante rispetto alla curvatura primitiva.
- La rotazione delle vertebre intorno all’asse longitudinale della colonna di tutto il tratto vertebrale interessato dalla curvatura.
Danni anatomici:
1. deformazione dei singoli corpi vertebrali;
2. deformazione del torace (gibbo)
3. modificazioni degli organi endocavitari (ipertrofia del cuore dx, stasi del
piccolo circolo).
Scoliosi paramorfica
La definizione sopraccitata di scoliosi permette di differenziare la scoliosi,
dagli atteggiamenti scoliotici.
La scoliosi, o scoliosi “organica” rappresenta un dismorfismo del rachide,
l’atteggiamento scoliotico, o scoliosi “funzionale” Ë un paramorfismo
visibile solo quando la colonna vertebrale Ë sotto carico, cioË in “funzione”.
L’atteggiamento scoliotico non comporta nessun danno anatomico o strutturale, si parla infatti di atteggiamento, poichÈ l’unico difetto che si riscontra Ë un atteggiamento di flessione laterale del rachide di modica entit‡ che puÚ essere corretto con un adeguato intervento muscolare attivo e con l’assunzione di un atteggiamento posturale “corretto”.
Scoliosi e scoliosi paramorfica
Pedriolle fu il primo a studiarla nei 3 piani dello spazio, la definÏ “una curva che si sviluppa nello spazio […] dovuta ad un movimento di torsione generalizzato a tutto il rachide”.
La scoliosi Ë una deformazione tridimensionale della colonna vertebrale (deviazione permanente) ad eziopatogenesi multipla, alla quale conseguono gravi alterazioni estetiche e funzionali, sulla quale sono evidenziabili i seguenti elementi:
- Una curvatura principale o primitiva (deviazione sul piano frontale) che puÚ interessare il rachide lombare – dorsale - cervicale.
- Una o pi_ curvature secondarie (di compenso). Sono quelle curvature che si sviluppano nei tratti sopra e sottostante rispetto alla curvatura primitiva.
- La rotazione delle vertebre intorno all’asse longitudinale della colonna di tutto il tratto vertebrale interessato dalla curvatura.
Danni anatomici:
1. deformazione dei singoli corpi vertebrali;
2. deformazione del torace (gibbo)
3. modificazioni degli organi endocavitari (ipertrofia del cuore dx, stasi del
piccolo circolo).
Scoliosi paramorfica
La definizione sopraccitata di scoliosi permette di differenziare la scoliosi,
dagli atteggiamenti scoliotici.
La scoliosi, o scoliosi “organica” rappresenta un dismorfismo del rachide,
l’atteggiamento scoliotico, o scoliosi “funzionale” Ë un paramorfismo
visibile solo quando la colonna vertebrale Ë sotto carico, cioË in “funzione”.
L’atteggiamento scoliotico non comporta nessun danno anatomico o strutturale, si parla infatti di atteggiamento, poichÈ l’unico difetto che si riscontra Ë un atteggiamento di flessione laterale del rachide di modica entit‡ che puÚ essere corretto con un adeguato intervento muscolare attivo e con l’assunzione di un atteggiamento posturale “corretto”.
Scoliosi: classificazione
Le scoliosi vengono classificate e denominate a seconda delle diverse localizzazioni della curvatura primitiva:
- scoliosi lombari
- scoliosi dorso-lombari
- scoliosi combinate dorsali e lombari
- scoliosi dorsali
- scoliosi cervico-dorsali
Scoliosi Lombari: sono quelle scoliosi che presentano una curvatura principale molto estesa, da D11 a L3 e con apice su L1 o L2; le curvature secondarie si sviluppano a grande raggio nel tratto dorsale e distalmente a livello del tratto lombosacrale.
Scoliosi Dorso-Lombari: generalmente si presentano con una curvatura molto ampia che si estende da D6-D7 alla L2-L3; la vertebra apicale Ë rappresentata per lo pi_ da D11 o D12 con una curva sul piano frontale.
Scoliosi combinate Dorsali e Lombari: si presentano con 2 curvature principali ad “S” la curva dorsale si estende da D5 a D10, la curvatura lombare va da D11 a L3 con apice su L1-L2.
Scoliosi Dorsali: generalmente la curvatura primitiva interessa 6 vertebre dalla D4-D6 alla D11-D12; la vertebra apicale Ë D8 o D9; si hanno 2 curve di compenso, una curvatura cervico-dorsale ed una curvatura lombare.
Scoliosi Cervico-Dorsali: sono forme molto rare che si presentano con una curvatura primitiva a raggio corto estesa per 5-6 vertebre con apice sulla D1 o D2
Scoliosi idiomatica
La scoliosi colpisce prevalentemente il sesso femminile e la sua caratteristica
pi_ saliente Ë l’evolutivitá; essa insorge nella maggior parte dei casi
alla soglia dello sviluppo puberale tendendo ad arrestarsi verso il periodo in
cui avviene la maturazione ossea.
Dal punto di vista eziopatogenetico recenti studi hanno dimostrato che la
scoliosi idiomatica ha origine genetica in grado di determinare una “ritardata
maturazione” di alcuni centri nervosi di controllo della postura e del
movimento e di provocare alterazioni biochimiche e neuromuscolari.
La deformazione vertebrale provocata dalla scoliosi idiomatica puÚ essere
definita come il segno di una sindrome complessa ed eziologia multifattoriale.
Essa rappresenta oltre l’80-88% di tutte le scoliosi.
Esame del soggetto scoliotico
1. Il soggetto scoliotico va valutato attraverso un esame obiettivo (esame del soggetto) con lo studio della morfologia e della funzionalit‡ del rachide.
2. L’osservazione di asimmetrie ed alterazioni estetiche che riguardano il bacino, gli arti inferiori, il cingolo scapolare e il capo.
La scoliosi infatti insorge ed evolve in modo subdolo, senza
dolore e da ciÚ Ë facile comprendere l’importanza di ricercare nei soggetti
in accrescimento quei “segnali”, elementi di rischio che possano aiutarci nella
prevenzione come ad esempio:
- Incurvamento della linea risultante dall’unione di tutte le apofisi spinose
- Slivellamento del parallelismo tra le due linee che uniscono le spalle e le
creste iliache
- Slivellamento di una scapola rispetto all’altra
- Nelle ragazze differenza di volume delle mammelle
- Asimmetria dei “triangoli della taglia”
- Eventuale accenno o presenza di gibbo costale il quale Ë ben evidenziabile
anche nella sua incipiente costituzione
Con il filo a piombo si valuta eventualmente lo strapiombo
della colonna . Il “bendino” anteriore permette di valutare l’eventuale
presenza di gibbo e un semplice regolo con livella la sua misurazione.
Con il “bending” laterale possiamo verificare la rigidit‡ della colonna e la
riducibilit‡ della curva. Per la misurazione della curva Ë ormai comunemente
accettato l’esame radiologico in proiezione antero-posteriore e la misurazione
in gradi Cobb, che viene effettuata mediante l’individuazione della
vertebra apice della curva, la vertebra con pi_ gradi di rotazione sul piano
traverso e le due vertebre limitanti superiori ed inferiori.
Se consideriamo le scoliosi idiomatiche l’esame
radiografico ha un ruolo di primo piano. Dal radiogramma Ë possibile rilevare:
le alterazioni della forma
l’entit‡ della rotazione
la sede della curva
il grado della curva
l’et‡ scheletrica del rachide
i radiogrammi non vanno eseguiti solamente con il soggetto nella stazione eretta ma essi vanno effettuati anche con la max inclinazione laterale dx del busto (bendino dx) e sinistra (bendino sx), successivamente il confronto dei vari radiogrammi ci aiuter‡ a stabilire l’entit‡ della strutturazione delle curvature e il loro grado di correggibilit‡.
La scoliosi non Ë una patologia frequente, la sua incidenza Ë del
2-3%, pi_ frequenti invece: i vizi di portamento e le alterazioni posturali che
possono degenerare e sfociare in una scoliosi paramorfica di discreta entit‡.
La diagnosi precoce resta il mezzo pi_ efficace per un intervento sistematico
di quei soggetti a rischio.
N.B. l’atteggiamento scoliotico Ë conseguenza della disfunzione posturale
Trattamento della rieducazione posturale -1-
Questo trattamento viene impiegato nelle scoliosi in cui l’angolo della curvatura Ë inferiore a 30_ Cobb (scoliosi lievi) nelle quali la possibilit‡ evolutiva Ë scarsa, ciÚ nonostante molta attenzione deve essere posta alla probabilit‡ evolutiva della scoliosi.
In questo tipo di scoliosi il trattamento chinesiterapico Ë fondamentale. Esso si pone i seguenti obiettivi:
rieducazione posturale del soggetto
azione correttiva sulla deviazione
valorizzazione fisiologica
Il soggetto attraverso questo tipo di intervento dovr‡:
ristrutturare il suo “sistema”posturale
riequilibrare i movimenti del tronco
favorire una stabilizzazione attiva delle curve
stimolare la muscolatura (soprattutto paravertebrale)
AffinchÈ il trattamento possa risultare efficace esso
dovr‡ agire secondo criteri ben precisi altrimenti la mobilizzazione del
rachide porterebbe solamente ad un aggravamento della curvatura.
N.B. gli esercizi fisici dovranno essere sempre abbinati ad una ginnastica
respiratoria, indispensabile completamento terapeutico durante l’intera
fase del trattamento chinesiterapico.
1. rieducazione posturale:
- presa di coscienza dell’errata postura attraverso l’esperienza di
disequilibrio;
- ricerca della postura corretta attraverso la ricerca di una risposta tendente
a ristabilire l’equilibrio;
- individuazione della postura corretta attraverso l’individuazione della
risposta;
- stabilizzazione della postura corretta attraverso il trasferimento di quella
risposta a situazioni analoghe;
- integrazione della postura corretta nella vita quotidiana attraverso
l’automatizzazione della risposta;
La rieducazione posturale non si deve basare sulla costruzione di rigidi
automatismi nÈ sull’assemblaggio di meccanismi segmentari.
Rieducazione posturale significa ricercare una migliore immagine del
proprio corpo e si realizza attraverso una presa di coscienza di se stessi utilizzando
meccanismi di controllo prpriocettivi.
Esercizi
- sull’emisfera soggetto in decubito prono: ricerca dell’equilibrio
- emisfera disposta sopra una panca appoggiata alla spalliera soggetto seduto:
ricerca dell’equilibrio
- sull’emisfera soggetto in piedi: ricerca dell’equilibrio
- banco di scuola riproduzione dell’atteggiamento del soggetto seduto sul banco
di scuola
- soggetto in piedi atteggiamento di stazione eretta:corretta postura
- soggetto che cammina esercizi di deambulazione: corretta postura
N.B. nella rieducazione posturale della
scoliosi lavorare sulla ricerca dell’equilibrio Ë un momento fondamentale: il
sistema posturale Ë il responsabile dell’orientamento del corpo rispetto alla
forza di gravit‡ e del mantenimento dell’equilibrio in situazioni sia statiche
che dinamiche.
L’instabilit‡ del piano d’appoggio Ë un elemento che complica notevolmente il
compito posturale del mantenimento del quadro sensoriale di riferimento
Gli esercizi vengono eseguiti con una progressione graduale nelle varie
posizioni di decubito, da seduto, in ginocchio, in quadrupedia, in piedi. In
combinazione con movimenti delle braccia simmetrici e asimmetrici. Con
l’aggiunta di piccoli sovraccarichi.
2. azione correttiva
l’azione correttiva si basa essenzialmente:
- miglioramento delle qualit‡ articolari del soggetto
- miglioramento delle qualit‡ muscolari del soggetto
N.B. le rigidit‡ muscolo-legamentose
oltre a ridurre la motilit‡ articolare del soggetto impediscono il corretto
allineamento dei segmenti scheletrici del corpo.
In questi casi l’azione correttiva non interesser‡ solo il rachide ma essa
agir‡:
sul cingolo scapolo-omerale
sull’articolazione coxo-femorale
N.B. si devono detenere principalmente i muscoli pettorali, ileopsoas, ischio crurali.
Si dovr‡ stimolare la muscolatura
paravertebrale in particolare:
muscoli spinali profondi
muscoli addominali
muscoli adduttori delle scapole
muscolo ileo-psoas
Gli esercizi di potenziamento sono finalizzati al miglioramento:
- Delle condizioni meccaniche e fisiologiche dei diversi gruppi muscolari i
quali possono riadattarsi alla loro corretta funzione di movimento e di
sostegno
Un esempio che aiuta a comprendere meglio l’importanza del potenziamento
muscolare Ë dato dalla muscolatura degli erettori della colonna.
Grazie al potenziamento di questi muscoli, il tronco riesce a mantenere una
posizione corretta pi_ a lungo influendo cosÏ positivamente sulla deviazione
della curva scoliotica.
Trattamento della rieducazione posturale -2-
Esercizi
- Soggetto in decubito supino: allineamento della colonna cervicale e corretta posizione del capo;
Soggetto seduto su una panca alla spalliera: auto-allungamento della colonna aderendo al montante della spalliera;
A seconda della localizzazione della
curvatura scoliotica:
- soggetto seduto su una panca di fronte ad una spalliera: assumere
atteggiamento di cifosi dorsale in delordosi;
- soggetto in posizione supina: lavoro sui muscoli addominali in atteggiamento
di cifosi dorsale;
- soggetto in piedi: con un piccolo carico sopra la testa (sacchetto di sabbia)
ex di auto-allungamento;
- soggetto in piedi: con piccolo carico sopra la testa, ex di deambulazione;
- soggetto in piedi sul primo grado della spalliera, mani impugnate all’altezza
delle spalle: riequilibrio della muscolatura del piano dorsale (muscoli spinali
e muscoli fissatori delle scapole);
- soggetto in punta di piedi di fronte alla spalliera, mani impugnate al di
sopra della linea delle spalle: riequilibrio della muscolatura dorsale in
atteggiamento di cifosi;
Esercizi asimmetrici per il muscolo
ileo-psoas nei casi di scoliosi lombare:
- soggetto davanti alla poliercolina in decubito supino, una gamba piegata
(corrispondente alla convessit‡ scoliotica) e l’altro arto che effettua una
flessione contro resistenza (flessione coscia bacino < di 90_);
- soggetto davanti alla poliercolina in decubito supino, una gamba piegata
(corrispondente alla convessit‡), l’altra distesa: sollevare l’arto inferiore
disteso contro resistenza con angolo < di 30_
Scoliosi dorsale dx e lombare sx:
- panca appoggiata alla spalliera: il soggetto esegue mobilizzazione
asimmetrica in correzione e derotazione (scoliosi dorsale dx e sx)
1. valorizzazione fisiologica
rieducazione posturale e respirazione: apprendimento del modo corretto di
respirare, presa di coscienza dei 2 tempi della respirazione.
- Educazione alla inspirazione nasale ed alla espirazione boccale e nasale;
- Esercizi di respirazione sterno-costale;
- Esercizi di respirazione costo-diaframmatica;
- Esercizi di respirazione cosciente e controllata nelle varie posizioni di
decubito supino, laterale, seduto;
- Esercizi di rilassamento, coordinazione e controllo della sinergia
respiratoria;
- Adattamento e regolarizzazione delle 2 fasi respiratorie durante l’esecuzione
degli esercizi analitici e globali;
- Controllo della respirazione durante e dopo lo sforzo.
Il soggetto affetto da scoliosi oltre
al trattamento chinesiterapico deve praticare un’attivit‡ sportiva ma con
moderazione.
Da sempre la scoliosi Ë considerata una patologia legata alla asimmetria ed
alla forza di gravit‡ ed il suggerimento terapeutico frequentemente proposto Ë
la pratica del nuoto, tuttavia molti studi hanno dimostrato l’inconsistenza
di questa proposta ausiliaria.
Va sottolineato infatti che non vi Ë alcuna controindicazione alla pratica di
qualsiasi altra attivit‡ sportiva (corsa, sci, pallavolo, pallacanestro ecc.)
purchÈ questa svolta per poche ore settimanali e a livello amatoriale.
Lo sport soprattutto per i giovanissimi Ë una importantissima attivit‡ educativa
che non va soppressa anche se in questo caso non puÚ sostituire in alcun modo
la terapia.
La scoliosi anche nelle sue forme pi_ lievi Ë senza dubbio una sindrome complessa e multifattoriale. L’approccio pi_ efficace Ë quello di integrare i protocolli standard derivanti dalla moderne acquisizioni dell’ortopedia e della fisiatria magari integrate anche con delle metodiche alternative (metodo MeziËre ecc.) che tuttavia ben conciliano con i metodi della medicina preventiva e sono in grado di integrare positivamente un approccio al problema in un’ottica multidisciplinare.
Cifosi dorsale
La cifosi dorsale consiste in una accentuazione della normale curvatura fisiologica del rachide dorsale visibile sia visivamente che radiograficamente.
Le cifosi si classificano in :
- cifosi posturali
- cifosi congenite
- cifosi idiopatiche
- cifosi da osteocondrosi (morbo di sheurmann)
Dall’ osservazione del soggetto (in piedi e di profilo) Ë
possibile verificare se Ë presente oppure no tale deviazione sagittale,
stabilire in modo approssimativo dall’esame del soggetto la localizzazione
della cifosi e l’entit‡ del difetto.
La diagnosi va confermata con la misurazione dell’angolo di curvatura
effettuato su radiogrammi eseguiti sotto carico e in proiezione laterale.
La cifosi dorsale si puÚ localizzare:
- sull’intera regione dorsale: l’accentuazione della curvatura interessa a
volte anche i primi metameri del tratto lombare il quale di solito compensa con
una lordosi corta e bassa. Il periodo di maggiore incidenza Ë sicuramente
quello pre-puberale e puberale;
- su un solo tratto della regione dorsale: in questi casi la curvatura dorsale
si acutizza notevolmente.
La regione dorsale puÚ essere interessata:
- nel tratto alto: accentuazione della cifosi dorsale nel tratto alto, collo
proiettato, ampia lordosi di compenso;
- nel tratto medio (cifosi pi_ frequente): accentuazione della cifosi dorsale
nel tratto medio D5-D6-D7, lordosi molto accentuata (di compenso) ma rispetto
alla precedente meno estesa;
- nel tratto basso: accentuazione della cifosi dorsale con apice nel tratto
D7-D10. In questi casi la lordosi Ë quasi sempre del tutto inesistente
(appiattita).
La curvatura cifotica alterata rispetto a quella normale fisiologica obbliga il soggetto ad un atteggiamento di chiusura all’altezza della gabbia toracica e questo comporta una limitazione all’espansione della gabbia toracica durante la fase inspiratoria della respirazione.
Esame del soggetto cifotico
Il soggetto cifotico all’esame obiettivo si presenta:
- collo proiettato in avanti;
- spalle intraruotate (muscoli pettorali accorciati, muscoli adduttori delle scapole e muscoli dorsali allungati;
- scapole alate;
- limitata elevazione dell’escursione costale;
- alterazione della curvatura lordotica
Generalmente il soggetto avverte dolore a livello toracico che puÚ estendersi nei tratti sopra e sottostanti la curvatura.
Cifosi Posturale
La cifosi posturale Ë quelle forma che presenta una accentuazione della normale
curvatura dorsale senza alterazioni strutturali a differenza della cifosi
dismorfica che presenta alterazioni vertebrali incorreggibili con il solo
intervento chinesiterapico.
La cifosi posturale Ë essenzialmente un atteggiamento che il soggetto puÚ
correggere con un intervento muscolare attivo unitamente al miglioramento del
sistema posturale.
La cifosi posturale Ë un paramorfismo.
Nel corso degli anni a questo tipo di
cifosi sono state date molte definizioni, di seguito ne citiamo alcune:
- dorso curvo flaccido o degli scolari (Hoffa)
- dorso curvo da inerzia psichica (Staffel)
- dorso curvo respiratorio
- cifosi degli scolari (Galeazzi)
Cifosi e Etá Evolutiva
La cifosi posturale compare con maggiore incidenza nel periodo prepuberale e
puberale, Ë pi_ frequente nel sesso femminile.
Nel periodo dell’accrescimento l’insufficienza degli apparati di sostegno
(passivi e attivi) dovuta ad una debolezza della struttura muscolo-scheletrica
non riesce ad opporsi efficacemente all’azione della gravit‡ e in questo caso
si manifesta quando il soggetto Ë in piedi (stazione eretta). I muscoli
erettori del rachide sono allungati (quando l’eccessiva curvatura si Ë gi‡
instaurata) e sono costretti a lavorare in modo antieconomico.
Trattamento della cifosi
La cifosi dorsale alterata comporta compensazioni del rachide nei tratti sopra e sottostanti: generalmente il soggetto presenta il tratto della colonna cervicale e lombare accentuato.
La rieducazione posturale anche in questi casi non si deve limitare al solo intervento correttivo localizzato ma deve agire sull’intero equilibrio della colonna vertebrale, un intervento di distensione (decontrazione) e allungamento. In una parola bisogna assicurare alla colonna vertebrale un buon allineamento che si raggiunge attraverso l’acquisizione di un buon atteggiamento del capo, del collo e del bacino.
N.B. recupero dell’assetto sagittale del rachide e riduzione della cifosi dorsale.
Esercizi In ginocchio sopra un piano instabile, emisfera, dondolo di Bobath : il soggetto deve cercare di mantenere l’orizzontalit‡ del piano di appoggio (la livella garantisce un ottimo controllo della posizione del piano) evitando di perdere di vista un oggetto (mazzo di chiavi o oltro …) posto al limite del campo visivo limitato dalla panca.
Analisi dell’esercizio:
mantenere il controllo degli appoggi sull’attrezzo
controllare gli appoggi del bacino sui talloni
controllare l’orizzontalit‡ delle spalle
Aspetto correttivo:
ascoltare l’estensione del rachide (necessaria per vedere l’oggetto)
mantenere l’oggetto nel campo visivo
dialogo spaziale limitato ai movimenti del busto necessari al recupero ed al
mantenimento dell’orizzontalit‡ del piano d’appoggio
dialogo temporale, cercare di mantenere la posizione corretta 20-30 sec.
Valutazione dell’esercizio:
in questo esercizio lo stimolo posturale finalizzato al raddrizzamento del
rachide Ë l’oggetto. Cercare di mantenere l’oggetto nel campo visivo provoca
un’estensione del dorso (riflessa). Il soggetto non estende il dorso
consapevolmente Ë il sistema posturale attivato da uno stimolo visivo in questo
caso a garantire la posizione corretta.
N.B. al soggetto viene chiesto in
seguito di ascoltare l’estensione del rachide e valutare a livello
propiocettivo questa posizione confrontandola con la posizione assunta
abitualmente.
Recupero dell’assetto sagittale (recupero della cifosi dorsale)
Esercizi
Soggetto in ginocchio su un piano instabile, emisfera, dondolo Bobath……, deve
cercare di mantenere l’orizzontalit‡ del piano di appoggio:
- elevare le braccia in avanti
- elevare le braccia in fuori
- elevare le braccia in alto
- tutte le combinazioni possibili nelle posizioni asimmetriche delle braccia
nei piani fondamentali
Analisi dell’esercizio:
ritrovare la sensazione di estensione del busto
controllo degli appoggi sull’attrezzo
controllo degli appoggi del bacino sui talloni
controllo dell’orizzontalit‡ delle spalle
controllo delle asimmetrie delle braccia
Aspetto correttivo:
mantenere la sensazione di estensione del busto
dialogo spaziale, i movimenti del busto necessari al recupero ed al
mantenimento dell’orizzontalit‡ del piano di appoggio
varianti dei movimenti delle braccia
dialogo temporale, cercare di mantenere la posizione per 20-30 sec.
Valutazione dell’esercizio:
In questo secondo esercizio il soggetto non ha pi_ il riferimento dell’oggetto
ma egli dovr‡ allo stesso modo ricercare e mantenere la sensazione di
estensione del busto come l’esercizio precedente.
N.B. Ë importante in questa fase ricercare le sensazioni provate precedentemente
Lordosi lombare
Si definisce lordosi lombare l’accentuazione della normale curvatura fisiologica del rachide lombare e come nella cifosi dorsale si puÚ presentare in modo diverso a seconda del tratto della curvatura coinvolto:
- lordosi lombare a grande raggio
- lordosi lombare a medio raggio
- lordosi lombare a piccolo raggio
La lordosi a grande raggio si estende fino alla
cerniera lombo sacrale, talvolta coinvolge anche il tratto dorsale fino a D5.
Il soggetto anche nella posizione seduta o di decubito supino con le gambe
piegate presenta l’accentuazione della curvatura.
La lordosi a medio raggio si presenta con una normale localizzazione delle curvature dorsale e lombare ma l’accentuazione della lordosi provoca nel soggetto un’accentuazione della cifosi (compenso).
Nella lordosi a piccolo raggio, il soggetto presenta una marcata discontinuit‡ della curvatura lombo-sacrale che si manifesta con un angolo a concavit‡ posteriore e una estesa cifosi di compenso.
Come gi‡ evidenziato, un difetto comporta inevitabilmente degli assestamenti (compensi) e in questo caso accanto alla lordosi avremo quasi sempre una cifosi di compenso (cifo-lordosi), entrambe le curvature coinvolte manterranno perÚ la propria localizzazione.
Classificazione
Come la cifosi anche la lordosi puÚ presentarsi in un quadro clinico e
radiografico:
- senza danni anatomici (paramorfismo)
- con danni anatomici
nel primo caso si puÚ parlare di atteggiamento lordotico, reversibile; nel secondo caso il difetto non Ë correggibile, il tratto interessato Ë rigido
Atteggiamento lordotico in etá
evolutiva
Nell’et‡ dell’accrescimento l’eccessiva curvatura lordotica Ë spesso un
semplice atteggiamento (non rigido) facilmente correggibile.
Anche in questo caso le cause sono riconducibili ad una insufficienza
dell’apparato muscolo-legamentoso ad una alterazione di origine psico-motoria
ad un eccessivo peso e volume della massa viscerale che spinge in avanti
coinvolgendo il tratto lombare del rachide.
Esame del Soggetto
All’esame obiettivo il soggetto presenta oltre ad una evidente accentuazione della
normale curvatura lombare:
- muscolatura della parete addominale allungata e ptosi viscerale
- cifosi dorsale di compenso
algie lombo-sacrali, queste sono la conseguenza di una cattiva distribuzione
del carico del peso corporeo che a livello del tratto lombare Ë pi_ elevato
rispetto agli altri tratti della colonna vertebrale.
Trattamento della lordosi
Nella lordosi lombare l’intervento correttivo si basa sostanzialmente nel riportare nel giusto assetto il bacino (squilibrato e in antiversione) e il piatto sacrale.
La muscolatura maggiormente interessata e coinvolta nel
trattamento Ë rappresentata dai muscoli che si inseriscono direttamente sulla
colonna lombare e che ne accentuano la naturale curvatura fisiologica:
erector spinae, devono lavorare in allungamento (decontrazione);
glutei, ischio-crurali, addominali (maggiormente il muscolo traverso e i retti dell’addome, muscoli retroversori del bacino che si sono allungati) in contrazione.
Questi muscoli allungandosi hanno
allontanato le loro inserzioni toraciche da quelle del bacino.
Nel tentativo di ristabilire un giusto equilibrio del rachide non solo nel
tratto lombare che Ë quello maggiormente coinvolto, Ë importante localizzare
bene l’intervento rieducativo da porre in essere tenendo ben presente che la
lordosi lombare comporta sempre una cifosi di compenso che non deve essere
ulteriormente accentuata nel tentativo di riequilibrare il tratto lombare,
altrimenti si potrebbe correre il rischio di portare in atteggiamento cifotico
tutto il rachide invalidando l’intervento correttivo.
Lo scopo del trattamento in questi casi Ë quello di far recuperare al soggetto il giusto assetto posturale (corretto allineamento del rachide cervicale, retropulsione del capo) in modo particolare del bacino e del tratto lombare della colonna.
La rieducazione posturale prevede come sempre anche la rieducazione alla corretta respirazione che nel caso di uno squilibrio della parete addominale e della massa viscerale vede alterato il normale meccanismo diaframmatici.
La parete addominale si presenta generalmente poco tonica a causa del disequilibrio del bacino (curvatura lombare esagerata) e da ciÚ ne consegue che la massa degli organi (viscere) invece di essere sostenuta dal bacino pesa sulla parete addominale e la tende. I muscoli eccessivamente interessati dal peso delle viscere non sono pi_ liberi di svolgere pienamente la loro funzione durante la respirazione e il problema respiratorio Ë la conseguenza diretta dello squilibrio vertebrale.
Esercizi posturali
Nell’accentuazione della curvatura lombare gli esercizi di rieducazione
posturale finalizzati al recupero del giusto assetto della colonna vertebrale
non saranno impegnativi sotto il profilo muscolare ma essi avranno come scopo
la mobilizzazione del bacino (basculamento) in tutte le posizioni, in piedi, in
ginocchio, in quadrupedia, in decubito supino ecc. affinchÈ il soggetto possa
prendere coscienza del giusto equilibrio del bacino e del tratto lombare della
colonna.
Il ginocchio valgo
Il ginocchio valgo consiste nella deviazione del ginocchio verso la linea mediana del corpo: l’angolo esterno formato dall’asse femorale con l’asse tibiale risulta minore dei normali 170_-175_.
Va sottolineato tuttavia che all’inizio della deambulazione fino verso i 6-7 anni (et‡ infantile) la presenza di un modesto valgismo delle ginocchia non ha un carattere patologico infatti nella maggioranza dei casi si corregge spontaneamente, viene definito anche ginocchio valgo dell’infanzia.
Il ginocchio valgo dell’adolescenza generalmente compare nel periodo dell’accrescimento del soggetto (aumentano le sollecitazioni statiche che insistono sulla met‡ esterna delle cartilagini di accrescimento femorale che sembra siano la causa di una accentuazione dell’attivit‡ osteogenetica nella met‡ interna con conseguente aggravamento della deformit‡ ossea), compare di preferenza tra i 12-15 anni in soggetti di costituzione longilinea, gracile con muscolatura ipotonica e poco sviluppata oppure in soggetti in soprappeso in rapporto alla statura e si associa spesso ad altri difetti del portamento come il piede piatto e il dorso curvo; oppure puÚ essere diretta conseguenza della persistenza o del peggioramento del ginocchio valgo infantile.
Esame del soggetto
All’esame obiettivo la sintomatologia appare subito evidente.
L’entit‡ del valgismo puÚ valutarsi anche misurando la distanza tra i due
malleoli interni che quando il soggetto Ë in piedi nella stazione eretta a
ginocchia unite non dovrebbe superare 1-2 cm (dopo il 6_-7_ anno di et‡).
Trattamento
Nelle forme iniziali il trattamento consiste nell’esecuzione di esercizi
correttivi:
- esercizi isometrici
- esercizi isotonici
- esercizi contro resistenza
Questi mirano al rafforzamento dell’apparato legamentoso (i legamenti interni del ginocchio lavorano in accorciamento) e muscolare della gamba e della coscia (muscolo vasto interno, muscolo sartorio, muscolo semitendinoso e muscolo semimembranoso), unitamente ad esercizi per i muscoli adduttori ed extrarotatori dell’anca.
Accanto agli esercizi specifici correttivi andranno proposte tutte quelle situazioni che coinvolgono il corpo nella sua globalit‡ al fine di migliorare la postura del soggetto attraverso il recupero di un corretto equilibrio e assetto corporeo.
Esercizi per il trattamento del ginocchio valgo, considerazioni finali sulla postura
Esercizi
- soggetto seduto sul tappetino (ginocchia abdotte), piante dei piedi a contatto, pressione delle ginocchia verso terra
- soggetto seduto sulla panca, stringere la palla con la
pianta dei piedi divaricando le ginocchia
- soggetto prono con le gambe leggermente divaricate, flettere le gambe sulle
cosce cercando di riunire i talloni nel punto di flessione a 90_
- soggetto in piedi di fronte alla spalliera, impugnare lo staggio all’altezza delle spalle, piedi paralleli e leggermente divaricati, gambe poco divaricate, abduzione delle ginocchia con leggera estensione delle gambe mantenendo i piedi paralleli
- soggetto in piedi, camminare (deambulazione), incrociando le gambe su una linea retta posta sul pavimento a passi incrociati
- soggetto seduto con le gambe incrociate, cercare di toccare con l’alluce la rotula contro-laterale
- soggetto in decubito supino, cuscino di gomma piuma tra le ginocchia mantenere la posizione 10-15 sec. 4/5 serie
Considerazioni finali sulla postura
La postura intesa come la posizione del corpo nel suo complesso e in
relazione spaziale tra i segmenti scheletrici sia in condizioni statiche che
nell’esecuzione di attivit‡ motorie, Ë sempre pi_ oggetto di studi e ricerche.
In questi ultimi anni la postura ha
coinvolto specialisti di estrazione diversa e in virt_ di ciÚ essa puÚ essere
intesa come una branca trasversale che attraversa la neurofisiologia, la
psicologia, la chinesiologia, l’ortopedia, la terapia riabilitativa ecc.
Partendo da un’attenta analisi clinica della postura del soggetto, nel nostro
caso in et‡ evolutiva, Ë possibile valutare il soggetto coinvolgendolo in un
lavoro attivo e cosciente sul proprio corpo che lo metter‡ nella condizione
di sviluppare un apprendimento motorio e posturale, confrontando sensazioni –
posizioni - atteggiamenti vecchi e nuovi, prendendone coscienza per stabilire
nuovi punti di riferimento posturali sui quali rielaborare lo schema corporeo.
Il cambiamento della postura deve essere vissuto e non subito dal soggetto.
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Teoria del movimento, di Kurt Mainel; Soc. Stampa Sportiva Roma, 1985
Elementi di Endocrinologia applicata allo sport, di G. Fortunio - C. Moretti; Soc. Stampa Sportiva Roma, 1985
Verso una scienza del movimento umano, Le Boulch; ed Armando 1979
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Atlante di Anatomia Fisiopatologia e Clinica Vol. 6, di F.H. Netter Ciba Edizioni
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L’educazione psicomotoria nella ginnastica correttiva, di Zannier, Pivetta, Muzzarelli, Culot; Ed. Idelson Napoli, 1974
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